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FOTOGRAFIA COME TERAPIA

Anna D’Elia è critica d’arte e narratrice, studiosa per quanto attiene al rapporto tra arte e letteratura. Non è nuova alle pubblicazioni, avendo prodotto anche un romanzo (la Scimmia di Degas, 2015).

Col volume che abbiamo tra le mani ci propone una sfida, che poi è il sogno di tutti coloro che si interessano di fotografia: la ricerca del silenzio contro il rumore, della lentezza contro la velocità, della rarefazione contro l’accumulo, del mistero contro la banalità, dello stupore contro l’indifferenza. Gli stimoli che inducono a fotografare sollecitano nel lettore la genesi di un racconto, anch’esso strutturato per immagini. Lo sguardo diviene meraviglia, con un “vedere” che sarà veggenza. Un po’ come disse Paul Valery: “La fotografia abituò gli occhi ad aspettare ciò che questi devono vedere, e dunque a vederlo”.



bio

Anna D’Elia è critica d’arte e narratrice, vive a Roma, cura eventi artistici multimediali. Attenta ai rapporti tra arte e letteratura, ha pubblicato alcuni racconti e il romanzo La scimmia di Degas (2015). Tra i suoi saggi: L’universo futurista: dal quadro alla cravatta (1989), Fotografia come terapia (1999), Diario del corpo (2002), Nello specchio dell’arte (2004), Per non voltare pagina. Raccontare l’orrore (2007), Pino Pascali (2010). Ha collaborato col Museo Reina Sofía di Madrid e il Centre Pompidou; collabora con la Fondazione Pino Pascali, la Biennale di Venezia, la Fondazione Noesi e la Fondazione Menna-Binga.

Edizioni: Maltemi