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Arnold Newman

La macchina fotografica è uno specchio con memoria, ma senza capacità di pensiero."Arnold Newman
Arnold Newman
| Mosè Franchi | GRANDI AUTORI

Arnold Newman può essere considerato, a buon diritto, il più grande ritrattista di artisti e personalità della seconda metà del ‘900. Ha fotografato molti dei più importanti esponenti del XX secolo nell’arte, nella letteratura, nel cinema, nella musica, nella politica americana e internazionale, scrivendo la storia con la sua macchina fotografica.

Il suo ritratto più celebre, scattato a New York nel 1946, è quello del compositore e direttore d’orchestra Igor Stravinsky. Il musicista, seduto, nell’angolo sinistro inferiore della fotografia, occupa uno spazio limitato rispetto al grande coperchio di un pianoforte a coda. Ne risulta una composizione musicale (la vedremo dopo), dove il compositore è trattato alla stregua di un “dettaglio” di un grande spazio. Come dire: i rapporti tra soggetto e contesto si sovvertono, ma l’immagine acquista un’incredibile forza visiva. Newman di fatto ha “inventato” il “ritratto ambientato”, un approccio al soggetto nel quale il contorno risulta essere essenziale: l’artista nel suo studio; il politico nel suo ufficio o davanti a un edificio governativo; lo scienziato nel suo laboratorio. “Le persone esistono nello spazio”, dice Arnold Newman, che unifica il ritratto di studio alla foto documentaria, già appartenenti alla tradizione della fotografia americana.

I LAVORI

I lavori di Arnold Newman (150 fotografie) sono state esposti in una grande mostra, tenutasi a Reggio Emilia, a Palazzo Magnani, nell’autunno del 2003. Nel catalogo che ha accompagnato l’evento, Pierre Borhan afferma: “è degno di nota che nella maggior parte delle sue opere, in cui l’interiorità del modello è inseparabile dal suo posto nella storia, Newman sarebbe riuscito a dare espressione visuale a un conciso e penetrante giudizio, o significato, e che questo giudizio, in virtù delle sue qualità artistiche, sarebbe stato convincente”. “Ecco perché, sebbene la maggior parte delle sue fotografie siano state commissionate dalla stampa, Newman è un maestro del ritratto”.

ESAMINANDO I RITRATTI AMBIENTATI DI ARNOLD NEWMAN

Quando eseguiva i suoi ritratti, Arnold Newman era meno interessato ai dettagli di contorno, preferendo i simboli che poteva creare con loro. Newman ha fotografato molti personaggi famosi: Eleanor Roosevelt, Pablo Picasso, Frank Lloyd Wright, Golda Meir, Andy Warhol, Marilyn Monroe, Salvador Dalí e l’ex presidente Bill Clinton; tutti alle sue condizioni. Non ci sarebbero stati costumi stravaganti o studi rigidi. I suoi ritratti l’hanno portato a essere conosciuto come il “padre del ritratto ambientale”.

Come abbiamo detto, Newman sosteneva di non essere interessato ai dettagli di contorno del suo soggetto, ma ai simboli che poteva creare con loro. Il libro della Radius Books, “Arnold Newman: One Hundred”, pubblicato in collaborazione con la Howard Greenberg Gallery in onore del centenario della sua nascita, mostra i dettami del suo approccio simbolico.

Uno dei personaggi più famosi ritratti dal fotografo, il musicista Igor Stravinsky (scattato a metà degli anni quaranta per Harper’s Bazaar) mostra il compositore all’angolo di un grande pianoforte. L’immagine, spiegò Newman, non riguardava lo strumento, ma il simbolo che lo stesso rappresentava. La rivista lo respinse.

“È stato uno dei miei primi lavori per Harper’s Bazaar”, ha dichiarato Newman. “Ho incontrato Stravinsky in una stanza d’albergo”. “Gli alberghi facevano parte della sua vita, naturalmente, perché viaggiava molto; ma in qualche modo sentivo che non lo rappresentassero”. “Ho visto un pianoforte nell’appartamento di un editore e con esso ho ritratto il compositore”. “Il piano è simbolico, perché Stravinsky componeva con la mente, non sullo strumento”. “Anche la forma mi pareva bella, assomigliando a una mezza nota”. “Il piano era forte come la sua musica e anche lineare, aspro; lirico e bello”.

Anche se è discutibile che quel piano assomigli a una mezza nota o anche a un quarto di nota rovesciata, il simbolismo è particolarmente evidente in uno dei provini a contatto della sessione di scatto, anch’esso incluso nel libro. Newman respinse le altre immagini di Stravinsky, quelle con la panca del pianoforte. Invece scelse quella più composta e formale. In essa, la composizione della foto pone Stravinsky alla base del puntello del coperchio, che funge anche da cima a un’altra nota da un quarto.

Questo era l’approccio di Arnold: usare la fotocamera per creare una composizione formale, adattandosi al soggetto.

Nel 1979, Newman ha fotografato l’artista spagnolo Joan Miró in abiti scuri davanti a un dipinto. Posizionò la testa e la mano del pittore di fronte a uno spazio geometrico e nero in modo che gli abiti dell’artista si fondessero con la sua pittura.

“Quando fotografo le persone, cerco di avvicinarmi a quello che ho definito il denominatore comune di quelle personalità”, ha affermato Newman in un’intervista del 1992. “Se una persona piange perché un caro amico è morto, ritrarne l’espressione - se è vera e onesta emozione - rappresenta un atto di buon fotogiornalismo, ma non è quello che sto cercando”. “Desidero spiegare quella persona a un livello per il quale tutti siano in grado di comprenderla in quel momento particolare”.

Quella ricerca di sentimento emerge evidente nel suo ritratto dell’industriale tedesco Alfred Krupp (1963). Era un rampollo di una delle più grandi dinastie europee: i suoi antenati sopravvissero alla Morte Nera, alla Guerra dei Trent’anni, a entrambe le guerre mondiali e, in qualche modo, persino ai processi di Norimberga, che condannarono Krupp a soli 12 anni (bastandone solo tre). Il signor Krupp era interessato al lavoro di Newman, anche perché ebreo, nonostante le sue opinioni razziali.

Illuminandolo dai lati, Newman esaltò il suo sguardo nella foto. Il signor Krupp sembra demoniaco: il bianco dei suoi occhi attraversa il suo viso ombroso.

“Si è rivelata essere una delle mie migliori fotografie”, ha detto Newman in un’intervista. “Ho rivelato la mia impressione per un nazista che è riuscito a sopravvivere, che ha ucciso milioni di persone” “E la considero una delle mie foto più importanti”.

IMPARARE DA ARNOLD NEWMAN

È difficile suggerire cosa si può imparare al cospetto di un fotografo quale Arnold Newman. Si rischia di essere selettivi, se non addirittura limitanti. Un fotografo, come ogni artista, vive in un contesto storico dal quale non si può prescindere. Eppure qui siamo di fronte a un personaggio che ha aperto una visione nuova del ritratto, affiancandosi ai grandi di sempre. Di certo vengono sovvertite le “usanze” fotografiche più tipiche tra soggetto e contesto. Il contorno, con Newman, diventa simbolo, elemento che suggerisce e rafforza la suggestione della fotografia. Siamo anche oltre la composizione (la forma non manca nelle opere del nostro), arrivando alla fusione di generi e stili. Le fotografie di Arnold Newman vanno viste più volte e per questo abbiamo riportato alcuni testi. Guardandole, si acquista vigore per la propria passione, nella bellezza misteriosa della fotografia.



Buona fotografia a tutti

Arnold Newman

Arnold Newman è nato il 3 marzo 1918 a New York City. È cresciuto e ha frequentato le scuole ad Atlantic City, nel New Jersey, e a Miami Beach, in Florida. Ha studiato arte con una borsa di studio presso l’Università di Miami, Coral Gables, dal 1936 al 1938. È morto a New York il 6 giugno 2006. Generalmente riconosciuto come il pioniere del ritratto ambientato, è anche noto per la sua fotografia astratta. Viene considerato uno dei fotografi più influenti del XX secolo.

Newman ha iniziato la sua carriera in campo fotografico nel 1938, lavorando negli studi di ritrattistica a Philadelphia, Baltimora e West Palm Beach. Sin da subito si è dedicato autonomamente alla fotografia astratta e documentaria. Nel giugno del 1941, Beaumont Newhall del Museum of Modern Art (MoMA) e Alfred Stieglitz lo “scoprirono”, e a settembre espose le sue opere alla A.D. Gallery. Lì ha iniziato a lavorare sulla ritrattistica sperimentale, sviluppando un approccio che è ancora ampiamente influente nella fotografia ritrattistica di oggi.

Nel giugno del 1942, tornò a casa a Miami Beach, in Florida, a causa della guerra. Nel 1945, la mostra personale presso il Philadelphia Museum of Art, “Artists Look Like This”, attirò l’attenzione di tutta la nazione. Ben affermato, si è trasferito a New York nel 1946 dove ha aperto il suo studio, diventando anche un membro dell’American Society of Magazine Photographers (ASMP). L’approccio di Newman alla ritrattistica iniziò a influenzare la fotografia del tempo mediante pubblicazioni in America e all’estero. Seguirono rapidamente innumerevoli mostre e le sue opere vennero acquistate da parte dei principali musei. Nel 1949 sposò Augusta Rubenstein, dalla quale ricevette due figli: Eric, nato nel 1950; e David, nel 1952. La moglie è deceduta nel 2009. Gli sopravvivono due figli e quattro nipoti.