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Mauro Galligani

LA LUCIDITA’ DEL VERO

Incontriamo Galligani presso il suo studio: bello, moderno, di legno e vetro. Parliamo a lungo, io e lui, divagando quanto più si può: su episodi, storie, curiosità, fotografia. E’ difficile però comprendere il senso di tutte le sue parole, perché spesso diventano troppo facili, soprattutto per noi che ci siamo nutriti di attimi fuggenti o anche di “furto” del tempo. La sincerità è la prima dote che emerge dal colloquio con Mauro: “Non si può costruire una fotografia”, ci dice, “E nemmeno estrapolarla da uno scatto”. “Il bordo pellicola deve raccontare ciò che si è visto, e nulla più”.

Max Cardelli

L’ONESTA’ DEL TEMPO

Avevamo già conosciuto Max Cardelli, anni prima a casa sua, in Porta Venezia. Ricordiamo che ci mostrò una splendida Polaroid, mentre consumavamo un caffè, in cucina.

Ne è passato di tempo: giorni e anni lasciati all’attesa, per un incontro che comunque sarebbe avvenuto, viste le premesse. Ecco quindi un dialogo che riprende, consapevole e vero; figlio di una stagionatura necessaria, che poi è della vita.

Owe Ommer

Cosa resterà di questi anni ’80?”. Così titolava una canzone dell’epoca. Si usciva dall’austerity del decennio precedente, per entrare in un periodo di eccessi: in ogni ambito. Erano i momenti della “Milano da bere”, dell’edonismo reganiano, dell’ottimismo di casa nostra. Del resto, il petrolio costava poco e il dollaro anche, così ci si poteva permettere qualche bizzarria, imitando i “paninari” e sognando nove settimane e mezzo con Kim Basinger..