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ANOUK AIMÉE, ELEGANTE E ROMANTICA

Anouk Aimée nasce il 27 aprile 1932, a Parigi. Considerata "una delle cento stelle più sexy della storia del cinema", secondo un sondaggio del 1995 condotto da Empire, il suo stile di recitazione è spesso quello di femme fatale, con un'aura malinconica, valorizzata da grandi registi di fama internazionale come Vittorio De Sica, Sidney Lumet e Federico Fellini.

“Un uomo e una donna”, di Claude Lelouch, ha decretato il suo successo internazionale. Palma d'Oro 1966, Oscar per il miglior film straniero e la migliore sceneggiatura originale nel 1967, "Un uomo e una donna" è uno dei lungometraggi francesi che ha conosciuto il maggior successo internazionale. Il regista (e produttore) l’ha sempre considerato il più importante della sua carriera.
Di cosa si compone la pellicola? Una splendida storia d'amore (l'incontro tra due giovani vedovi che crescono i figli da soli), una realizzazione coraggiosa (tutte le scene all'aperto sono a colori e quelle all'interno in bianco e nero), due grandi attori (Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimée), una colonna sonora importante. Accanto alla coppia, un quarto elemento irrompe sullo schermo: una Ford Mustang! A quel tempo, quell’auto era di gran moda in tutto il mondo, anche in Francia.

Una delle ultime scene è da ricordare come un capolavoro. Lui corre con la sua auto (la Mustang appunto) verso una stazione. Lei è sul treno: assorta, malinconica, bella come non mai. I due s’incontrano sul marciapiede della stazione, dopo essersi riconosciuti in mezzo ai passeggeri appena scesi. La musica incalza, poi ci sarà uno sguardo, un abbraccio, un bacio: il preludio di un grande amore.

Anouk Aimée, note biografiche

Figlia dell'attrice Geneviève Sorya, Nicole Françoise Dreyfus, notata dal regista Henri Calef, iniziò a recitare all'età di 14 anni. Divenne presto famosa grazie ad un ruolo, scritto appositamente per lei da Jacques Prévert, in Gli amanti di Verona di Cayatte nel 1948: la sua misteriosa bellezza era già un successo. Corteggiata dai più grandi registi, prestò la sua grazia al film “La dolce vita di Fellini” nel 1959 e poi a “Lola” di Demy (1960).

Nel 1966 forma con Jean-Louis Trintignant la leggendaria coppia di "Un uomo e una donna" nel famoso film di Lelouch. Il successo mondiale del film ha aperto una carriera internazionale per Anouk Aimée. Ha poi fatto un tour con George Cukor, Robert Altman e Sidney Lumet.
Nel 1980, ha vinto il premio come migliore attrice al Festival di Cannes per il suo ruolo nel film di Marco Bellocchio "Salto nel vuoto". L'Académie des Césars gli ha reso omaggio nel 2002, conferendogli un César onorario per tutta la sua carriera. Un anno dopo gli venne assegnato l'Orso d'Oro in occasione della sua prima apparizione alla Berlinale. Icona della new wave, il fascino e l'eleganza romantica di Anouk Aimée vanno oltre le mode. Nel 2012, il Festival internazionale del cinema di La Rochelle gli ha reso omaggio dedicandogli una retrospettiva.
Nel 2019 viene nuovamente diretta da Lelouch in “I migliori anni della nostra vita”, terzo episodio dopo il grande successo di “Un uomo, una donna” (1966), e dopo “Un uomo, una donna oggi” (1986), sempre con Trintignant.

Il fotografo William Klein

William Klein nasce New York nel 1928, figlio di una famiglia ebrea. Trascorse la sua infanzia nella Grande Mela. Fin da ragazzino, si comportava da anticonformista, rifiutando la cultura di massa; ed era brillante, amante dell’arte. A 14 anni, con 3 anni d’anticipo, si iscrisse al City College e a 18 ha combattuto in Europa con l’esercito americano.
Nel 1948 s’iscrive alla Sorbona di Parigi. In quegli anni sposa Jeanne Florin e decide di stabilirsi nella capitale francese, dove sperimenta scultura e pittura. Nel ‘52 è a Milano dove dirige due spettacoli teatrali al “Piccolo”, e contemporaneamente collabora con l’architetto Angelo Mangiarotti. Nello stesso anno inizia a scrivere per la rivista di architettura “Domus”. Sono gli anni dell’incontro col mezzo fotografico. S’ispira a Moholy-Nagy e inizia a giustapporre pittura astratta e fotografia.
Le immagini che riuscì a ottenere gli fecero ricevere un'offerta di lavoro da parte di Alexander Liberman, a Vogue, così tornò a New York. Siamo nel 1954. Mentre si occupava di fotografia di moda per Liberman, Klein lavorò a quello che sarebbe diventato il suo libro fotografico più importante, “Life Is Good and Good for You a New York”. Klein ha ricevuto il Premio Nadar nel 1957 per quel libro, e ne ha prodotti altri tre, sempre relativi a delle città: Roma (1958), Mosca (1962) e Tokyo (1964). Poco dopo aver terminato il suo contratto con Vogue nel 1965, smise di fare fotografie, tornò a Parigi e si dedicò al cinema. Tra i suoi numerosi film ci sono “Cassius the Great”, “Muhammad Ali the Greatest” e “The Little Richard Story”. Klein ha ripreso a fotografare part-time nel 1978.
La fotografia Klein degli anni '50 era insolita per l'epoca: immagini sgranate, sfocate e ad alto contrasto, caratteristiche generalmente considerate come difetti nella comunità fotografica popolare. Klein non solo ha accettato, ma ha coltivato questo suo modo di operare, utilizzando una fotocamera 35 millimetri, una pellicola lenta e un obiettivo grandangolare: sia per la sua fotografia di moda, che per il lavoro personale. Il suo approccio ha creato un precedente per tanti fotografi degli anni '60, il cui lavoro si basa su molte delle sue innovazioni.
Una curiosità: Klein scattò molte delle sue foto proprio con una macchina fotografica comprata da Cartier Bresson, mostrando quanto in fotografia autori differenti possano dare risultati completamente diversi utilizzando lo stesso mezzo.

William Klein ci ha lasciato il 10 settembre 2022.

Bert Stern, note di vita

Bert Stern nasce il 3 Ottobre 1929, a New York. Il suo nome è legato a quello di Marylin Monroe. La star americana non fu comunque l’unica a passare davanti l’obiettivo del fotografo, la cui carriera è costellata di bellissime donne. Del resto diceva: “Le donne e la fotografia sono le mie passioni”. Tra le dive ritratte da Bert ricordiamo: Elizabeth Taylor, Romy Schneider, Audrey Hepburn, Catherine Deneuve, Madonna agli esordi; e poi, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Twiggy, Verushka e anche una straordinaria Kate Moss con i capelli corti.
Tornando a Marylin, Stern la incontra poco prima del suo (presunto?) suicidio. Fu un momento esaltante, spiegherà il fotografo, avvenuto presso l'hotel Bel-Air di Hollywood. Lei era leggermente dimagrita (sempre nel commento dell’autore), il che la rendeva ancora più bella. La rivista Vogue selezionerà otto immagini, che verranno pubblicate dopo la morte dell'attrice. Il lavoro completo verrà poi pubblicato nel libro “Marilyn Monroe The Complete Last Sitting”, dello stesso Stern.
Il fatto curioso che accompagna il lavoro di Stern sta nei danni che l’attrice procurò su alcune dia. Dopo averle visionate, Marylin cancellò la propria immagine, in alcuni casi graffiandola irreparabilmente. Lei stava per morire e, per prima cosa, ha ucciso la propria bellezza, con la quale ha sostenuto sempre un rapporto controverso.

Bert Stern è deceduto il 26 giugno 2013, a New York.

Le fotografie

Anouk Aimée, 1 giugno 1961 Vogue. Ph. William Klein.
Anouk Aimée, 1965 Vogue, Ph. Bert Stern.

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