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DEBUTTA LUCIANO PAVAROTTI

29 aprile 1961. Luciano Pavarotti debutta nel ruolo di Rodolfo nell’opera La Bohème di Puccini, al Teatro municipale Romolo Valli di Reggio Emilia.
Nato il 12 ottobre 1935 a Modena, ha manifestato fin da subito una precoce vocazione al canto, anche se all’inizio si trattava di una passione coltivata in privato. Tra l’altro, da adolescente sarebbe voluto diventare insegnante di educazione fisica.
Nel 1961 Pavarotti vince il concorso internazionale "Achille Peri" che segna il suo vero esordio sulla scena canora.

Come dicevamo, il debutto arriva con la Bohème di Puccini. E’ il 29 aprile 1961, siamo a Reggio Emilia e il tenore ha ventisei anni. Nei due anni successivi, Pavarotti porta l’opera in diverse città italiane, mentre aggiunge Rigoletto al suo repertorio. Qui da noi è una giovane promessa, ma all’estero lo conoscono in pochi. La fortuna però è dalla sua parte. Viene chiamato a Londra assieme a Di Stefano, che però si ammala: Pavarotti lo sostituisce. E’ il 1963. Il nome del tenore italiano inizia a girare all’estero.

Stati Uniti e Londra saranno le tappe successive, con la Lucia di Lammermoor, “Traviata” e Sonnambula. Sarà però ancora Bohème a sancire un suo trionfo. Nel 1965 debutta alla Scala, diretto da Herbert von Karajan, che l’aveva richiesto espressamente.
Il prosieguo della carriera del tenore modenese è tutto sulla falsariga di questi strepitosi successi, tra incisioni, interpretazioni e applausi sui palchi di tutto il mondo e con i più famosi direttori d’orchestra. Pavarotti ha infatti un indiscutibile pregio: la sua voce è di rame e fraseggia come il teatro vorrebbe, il che lo rende idoneo a un repertorio vasto, tra le opere di Puccini, Donizzetti, Bellini e Verdi. Nel 1990, insieme a José Carreras e Placido Domingo, Pavarotti dà vita a "I Tre Tenori". Nel 1991 affascina più di 250 mila persone con un grande concerto a Hyde Park di Londra.
Da lì in poi Pavarotti ha poi intrapreso una carriera all'insegna della contaminazione dei generi. Con il "Pavarotti & Friends" Pavarotti invita artisti di fama mondiale del pop e del rock per raccogliere fondi a favore di organizzazioni umanitarie internazionali. L’evento si ripete ogni anno.

Abbiamo ascoltato Pavarotti più volte: con i dischi e anche per radio. Non siamo gente “da loggione”, ma con Tosca e Turandot abbiamo applaudito da soli. Il tenore modenese aveva vinto come Calaf alle prime luci dell’alba (Turandot).

Le scelte fotografiche

Per andare sul sicuro abbiamo scelto un ritratto di Irving Penn e un altro di Ferdinando Scianna, tratto dal libro Visti & Scritti (Edizioni Contrasto).

Visti & Scritti, il libro

“Visti & Scritti”, edizioni Contrasto (2014). Nel volume, il fotografo racconta, con parole e immagini, gli innumerevoli incontri avuti, nel corso della sua vita, e i ritratti che ne sono scaturiti.

Sfogliando le pagine con curiosità, come si fa in libreria prima dell’acquisto, saltano fuori Giuseppe Tornatore e Mario Monicelli, Paolo Pellegrin, Henri Cartier-Bresson, e poi Ken Follett, Toni Servillo, José Saramago, Karl Lagerfeld, Gianfranco Ferrè, Alberto Moravia e tanti altri. L’emozione che pensiamo di poter provare è quella di un viaggio, dove la vita di Scianna potrebbe esserne l’asse portante. Poi si scopre che c’è molto di più, frutto dello sguardo autoriale che il fotografo siciliano ha dimostrato di avere sin dalla giovane età, lo stesso che lo ha portato a indagare una prossimità quotidiana, ricca di episodi, diventata consistente e significante con la continua narrazione di sé. Il volume è uno di quelli da avere per forza, per il quale va creato nella biblioteca un posto di privilegio. Perché sì, quelle pagine vanno lette più volte, in certi casi anche solo consultate. Sarà il miracolo della fotografia a farcele apprezzare, quello che appartiene all’uomo, alla sua vita, al proprio racconto.

Il fotografo Irving Penn

“Il viso umano è come la facciata di un palazzo: bisogna entrare, scavare, scoprire cosa c'è dietro”. Così diceva Irving Penn riferendosi al suo modo di concepire il ritratto. Lo ricordiamo per la sua attività nella moda, tra le nature morte e appunto nel ritratto: prima come figura intera, poi come volto. Tale e tanto è stato l'impegno di Penn in quest'ultimo genere, che lo consideriamo (è un giudizio personale) uno dei quattro grandi ritrattisti della storia, assieme a Nadar, Sander e Avedon.

Irving Penn ha passato la vita a cercare di catturare l'anima dei suoi soggetti. Ha lavorato soprattutto per Vogue e Vanity Fair, ma la moda e il suo mondo effimero non lo hanno mai interessato. Ha sempre e solo fotografato in bianco e nero: dal debutto nel 1944, fino all'ultima foto del 2007; sempre cercando di raffinare le sue immagini, poi rendendole sempre più essenziali.
"Fotografare una persona è avere una storia d'amore, per quanto breve", diceva Penn: nei suoi ritratti c'è sempre una grande attenzione per il soggetto, rispetto e sensibilità.

Ferdinando Scianna, note biografiche

Ferdinando Scianna nasce a Bagheria in Sicilia, nel 1943. Comincia a fotografare negli anni '60, mentre frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia all'Università di Palermo; in questo periodo fotografa, in modo sistematico, la sua terra, la sua gente, le sue feste. Nel 1965 esce il volume “Feste Religiose in Sicilia”, con un saggio di Leonardo Sciascia: ha così inizio una lunga collaborazione e amicizia tra Scianna e lo scrittore siciliano. Pochi anni più tardi, nel 1967, si trasferisce a Milano, lavora per L'Europeo, e poi come corrispondente da Parigi, citta in cui vivrà per dieci anni. Nel 1977 pubblica in Francia “Les Siciliens” (Denoel), con testi di Domenique Fernandez e Leonardo Sciascia, e in Italia “La villa dei mostri”, sempre con un'introduzione di Sciascia. A Parigi scrive per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine Litteraire e soprattutto conosce Henri Cartier-Bresson, le cui opere lo avevano influenzato fin dalla gioventù. Il grande fotografo lo introdurrà nel 1982, come primo italiano, nella prestigiosa agenzia Magnum. Dal 1987 alterna al reportage la fotografia di moda riscuotendo un successo internazionale. È autore di numerosi libri fotografici e svolge da anni un'attività critica e giornalistica; ha pubblicato moltissimi articoli su temi relativi alla fotografia e alla comunicazione per immagini in generale. Gli ultimi libri pubblicati con Contrasto sono “Ti mangio con gli occhi” (2013), “Visti & Scritti” (2014), “Obiettivo ambiguo” (2015) e “In gioco” (2016). Ne sono seguiti tanti altri.

Le fotografie.

Luciano Pavarotti, 1980. Ph. Irving Penn.
Luciano Pavarotti, Pesaro 1994. Ferdinando Scianna.

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