[LARTIGUE, UN TESTIMONE PRIVILEGIATO]
Approfittiamo della data anche per suggerire una mostra: Jacques Henri Lartigue. L’invenzione della felicità, presso il Museo Diocesano Carlo Maria Martini, piazza Sant’Eustorgio 3, Milano. Fino al 10 ottobre 2021
Jacques-Henri Lartigue (1894-1986) è nato a Courbevoie, Francia, il 13 giugno 1894; ed è cresciuto a Parigi. Suo padre, un uomo d'affari e appassionato fotografo dilettante, gli regalò la prima macchina fotografica all'età di sette anni. Lui era attratto precocemente dal movimento, infatti le sue prime istantanee riguardano il tennis, il nuoto, e altri giochi.
A partire dal 1904 inizia con alcuni esperimenti fotografici. L'esempio più rappresentativo di queste prove è costituito dalle sovrimpressioni per creare foto di “pseudo fantasmi”. Automobili e aeroplani, ma più in generale il movimento, diverranno poi tra i soggetti preferiti da Lartigue. In questi anni comincia a delinearsi la filosofia che poi caratterizzerà tutta la sua vita: il culto della felicità, la ricerca di un idillio che non possa essere turbato da traumi profondi. Tale ideale, che si rispecchia a pieno con il periodo della Belle Époque, viene rappresentato dalle fotografie di serate mondane e eleganti dame a passeggio al Bois de Boulogne, che lo interessano fin da giovane.
Parallelamente, in piena prima guerra mondiale, Lartigue decide di dedicarsi alla pittura. In questi anni, lavora anche come scenografo, illustratore e fotografo di scena, iniziando a frequentare personalità di spicco del mondo dell’arte e del cinema. Lartigue arrivò alla notorietà molto tardi, aprendosi al pubblico americano attraverso una mostra fotografica organizzata da John Szarkowski nel 1963 al Museum of Modern Art di New York, che ha visto Jacques-Henri Lartigue come "il precursore di tutto ciò che è vivace e interessante nel mezzo del 20° secolo". Il fotografo Jacques Henri Lartigue è un esempio d’artista la cui opera è pervasa da un forte dilettantismo. Parte delle sue opere più famose risalgono a quando era un bambino. In queste è facile riscontrare un senso evidente d’infantilismo, nel senso migliore della parola. Esteticamente, mostrano un mondo pieno di energia, movimento, velocità, divertimento: le cose che attraggono i ragazzi. Del resto, cosa attendersi di più? Jacques era figlio del dodicesimo uomo più ricco di Francia. I motori facevano parte della sua vita, anche attraverso un padre che viveva le corse direttamente. Una curiosità, al tempo esistevano nel territorio d’oltralpe 102 fabbricanti di automobili.Ancora due curiosità sul fotografo francese. Come abbiamo detto, giunse alla notorietà negli Stati Uniti, relativamente tardi rispetto alla carriera. Un servizio su di lui venne pubblicato su LIFE che dedicava molte pagine all’omicidio di J.F. Kennedy. La moglie ebbe modo di dire che un po’ di fortuna non guastava, avendo temuto che l’assassinio presidenziale avrebbe potuto far saltare i piani editoriali del magazine. Noi crediamo che Lartigue sia stato realmente fortunato, inconsapevolmente; e che le sue fotografie vivano proprio di un entusiasmo incondizionato e vero: quello che deriva da tanti scatti alla scoperta di un mondo privato, ma gigantesco e opulento. Belle sono le macchine e le donne, compreso le mogli che hanno riempito la sua vita. Non traspare comunque nessuna alterigia dagli scatti: tutto è solo più alto e, ahinoi, inaccessibile ai più.
Per finire, l’editore Taschen ha inserito “Car Trip” tra le cinquanta foto più importanti del secolo scorso. Un’altra fortuna? Lartigue muore il 12 settembre del 1986 a Nizza, all’età di novantadue anni, restando nell’immaginario della gente come il testimone privilegiato di un’età d’oro.
La fotografia. Grand Prix de l'Automobile Club de France detta anche l'automobile deformata, 1913 ma diffusa da Lartigue nel 1912