[LA MUSICA RIBELLE]
Correva l’anno 1976, le radio private avevano preso piede e la musica (ancora non liquida) passava tra le fessure, attraverso le finestre aperte. L’ascolto, ai tempi, non era ancora completamente soggettivo, come oggi è: dentro le cuffie. “E ascolta la sua cara radio per sentire un po' di buon senso da voci piene di calore” Queste parole animavano “Musica Ribelle”, una canzone “a battere”, dove la batteria (stupenda) ne era quasi la voce più importante, soprattutto prima della ripresa dei ritornelli. Quel brano fu una sorpresa per molti, anche per via dell’autore, Eugenio Finardi, musicista dalla storia già lunga, ma che ancora non conosceva il clamore delle folle; e nemmeno il passaggio di continuo nelle emittenti private.