Skip to main content

GIOVANNI PASCOLI, ANCHE FOTOGRAFO

“O cavallina, cavallina storna, che portavi colui che non ritorna”. Questo verso riecheggia nella nostra mente per via dei ricordi scolastici. E’ tratto da un componimento di Giovanni Pascoli (nato il 31 dicembre 1855), che ritroviamo inserito nella raccolta Canti di Castelvecchio. Il tema affrontato è quello dell'assassinio del padre, evento drammatico che colpisce profondamente l'esistenza del poeta, segnandone a lungo la poetica: attraversata dalla percezione della morte, del dolore e dal senso di provvisorietà del “nido” familiare.

Giovanni Pascoli si avvicinò anche alla fotografia, anzi: ne era fortemente attratto. Possedeva una macchina fotografica Kodak, che ancora si conserva nella casa di Castelvecchio: era un modello del 1895 ricevuta in regalo dai fratelli Orvieto, insieme a un bastone da passeggio lavorato e a una pipa.
Il poeta rifiutava la società industriale, ma era sensibile agli oggetti della modernità.
Evidentemente rimase affascinato da questo nuovo strumento espressivo, che ha sempre necessitato, ammettiamolo, una base culturale intensa. Del resto, la fotografia rappresentava anche una forma di relazione nella società del periodo, quasi un gioco. Si potevano immortalare momenti felici e significanti, passeggiate, visite di persone particolarmente gradite. E non occorreva solo scattare, ma anche sviluppare le pellicole: non dimentichiamolo.

Nell’Archivio Pascoli, alcune fotografie sono montate su un passepartout con questa iscrizione latina: Opus aetherii solis et Iani Nemorini, “opera dell'etereo sole e di Giovanni Pascoli”, dove è stato latinizzato anche il nome del Poeta.
Le immagini mettono in mostra un Pascoli catalizzato verso la vita contadina che lo circonda. Molte sono riferibili a Caprona e a Castelvecchio, con la casa, i campi, le passeggiate nei dintorni; e ci mostrano un Pascoli sempre sorridente, allegro, conviviale, spesso in compagnia di visitatori e amici. Molte fotografie sono dedicate alla sorella Mariù e a Gulì, il loro cane.
Il poeta ha anche immortalato alcuni personaggi delle sue poetiche, come il piccolo Valente Arrighi, protagonista della celebre lirica “Valentino” (Canti di Castelvecchio).

Giovanni Pascoli, note biografiche

Giovanni Pascoli nasce il 31 dicembre 1855, a San Mauro di Romagna, (ora San Mauro Pascoli). Studioso e poeta classico italiano, le sue malinconiche poesie liriche italiane, perfette nella forma, nello stile ritmico e nel linguaggio innovativo, esercitarono un'influenza importante sui crepuscolari (“poeti crepuscolari”).

Pascoli ebbe un'infanzia dolorosa: suo padre fu misteriosamente assassinato quando aveva 12 anni, sua madre morì quando ne aveva 13 e altri cinque figli della famiglia morirono quando raggiunse l'età adulta. Ha vissuto anche un lungo periodo di depressione mentre studiava con una borsa di studio presso l'Università di Bologna, sotto la guida del grande poeta Giosuè Carducci. Pascoli fu arrestato e incarcerato per alcuni mesi nel 1879, per aver predicato l'anarchia politica. Dopo la prigionia, dal 1882 iniziò la carriera d’insegnante, prima nelle scuole secondarie e poi in varie università italiane, come professore di letteratura greca, latina e italiana. Nel 1905 gli venne assegnata la cattedra di Letteratura italiana all'Università di Bologna.
Nel frattempo, 1892, Pascoli si era trsferito a Castelvecchio di Barga, piccolo comune toscano dove acquista una villetta e una vigna. Con lui vi era la sorella Maria - da lui affettuosamente chiamata Mariù - vera compagna della sua vita, considerato che Pascoli non si sposerà mai.

La prima opera letteraria di Pascoli, un grande successo, fu Myricae (1891) un volume di testi brevi, delicati, ispirati alla natura e a temi domestici e che riflettevano l'inquietudine psicologica dei suoi anni da studente. Un certo allentamento del tumulto interiore è evidente nel volume successivo, solitamente considerato il suo migliore, Canti di Castelvecchio (1903) una raccolta di commoventi evocazioni della sua infanzia triste e celebrazioni della natura e circa la vita familiare. I volumi successivi includono i Poemi conviviali (1904) d’ispirazione classica e più formali e due raccolte influenzate dalle Georgiche di Virgilio, dall'opera di Carducci e dai simbolisti francesi: Primi poemetti (1904, originariamente pubblicato come Poemetti, 1897) e Nuovi poemetti (1909).

Le poesie latine di Pascoli vinsero premi di poesia e mostrarono un'abilità fluente; Gabriele D’Annunzio lo considerava il massimo poeta latino fin dall’età augustea. Durante i suoi ultimi anni Pascoli scrisse diverse opere poetiche nazionalistiche e storiche, in particolare Poemi del Risorgimento (1913). Traduzioni inglesi delle sue poesie furono pubblicate nel 1923 e nel 1927. Tradusse anche poesie di Wordsworth, Shelley e Tennyson.
Un premio letterario italiano, il Premio Pascoli, fu istituito nel 1962 per commemorare il 50° anniversario della sua morte, e la sua città natale fu chiamata San Mauro Pascoli.

Giovanni Pascoli muore il 6 aprile 1912, a Bologna.

Le fotografie

Mariù e a Gulì, il cane, sono fotografati da Giovanni Pascoli.
Valente “Valentino” Arrighi a piedi nudi. E’ stato fotografato da Pascoli di fianco al pozzo.

Like what you see?

Hit the buttons below to follow us, you won't regret it...