UN RIFUGIO NEL PONTE
Leggiamo la notizia con curiosità. Il 15 marzo 2006 alla base del Ponte di Brooklyn viene rinvenuto un rifugio per i sopravvissuti di un attacco nucleare su New York. Al suo interno era ammassato quanto necessario per un lungo soggiorno, tra cui acqua e cibo. Si pensa sia stato costruito negli anni ’50, quando la paura atomica era molto sentita.
Tutti conosciamo il ponte che collega Brooklyn a Manhattan, anche perchélo si è visto in molti film, tra questi: Manhattan, La febbre del sabato sera, Godzilla, Deep Impact e molti altri.
Il Ponte di Brooklyn, costruito tra il 1869 e il 1883, fu il primo ponte a utilizzare l'acciaio per i cavi. Sin dalla sua costruzione, il ponte è diventato un punto di riferimento della città di New York, poi designato come monumento storico nazionale. Venne progettato da John Augustus Roebling, che morì all'inizio della costruzione. Suo figlio, Washington Roebling, subì un attacco paralizzante dopo aver assunto la carica d’ingegnere capo. Confinato nel suo appartamento a Brooklyn, Roebling continuò a dirigere le operazioni con l'aiuto di sua moglie, Emily Warren Roebling, osservando i lavori al binocolo.
La campata principale del ponte di Brooklyn, lunga 486 metri, era la più lunga del mondo fino al completamento del ponte a sbalzo sul Firth of Forth in Scozia nel 1890. Le torri sono costruite in pietra calcarea, granito e cemento. Trasporta sia il traffico automobilistico che quello pedonale. Una caratteristica distintiva è l’ampia passeggiata sopra la carreggiata, che John Roebling descrisse con queste parole: «In un’affollata città commerciale avrà un valore incalcolabile».
Il ponte venne inaugurato il 24 maggio 1883, alla presenza del presidente degli Stati Uniti. La sua architettura ha ispirato poeti, in particolare Walt Whitman, Hart Crane e Marianne Moore, e una legione di fotografi e pittori, tra cui Joseph Stella, John Marin, Berenice Abbott e Alfred Eisenstaedt.
La fotografa, Berenice Abbott
Berenice Abbott nasce a Springfield, Ohio, il 17 luglio 1898. Studia giornalismo per un breve periodo alla Ohio State University prima di dedicarsi da autodidatta alla scultura a New York. Nel 1921 si trasferisce a Parigi divenendo parte dell’American expatriate society. Impara la fotografia lavorando come assistente nello studio di Man Ray, dal 1923 al 1925, che la incoraggia verso i foto-ritratti. Decide in seguito di dedicarsi in proprio alla fotografia di ritratto immortalando personaggi famosi, tra i quali Max Ernst. Le sue foto si distinguono da quelle di Man Ray per il tentativo di catturare la gestualità e le espressioni del volto, secondo uno stile ritrattistico che sarà sinonimo di Abbott. Tiene una prima personale a Le Sacre du Printemps nel 1926 e la sua reputazione è già affermata quando, nel 1928, partecipa alla collettiva “Premier Salon Independant de la Photographie”.
Nello studio di Man Ray, Abbott conosce Eugène Atget (1857-1927), un fotografo documentarista che influenzerà la sua successiva produzione fotografica. Abbott acquista migliaia di negativi e stampe dallo studio di Atget prima di tornare a New York nel 1929. Seguendo l’esempio di Atget documenta la città di New York (la gente e gli edifici) in una serie di scatti che verranno pubblicati nel volume Changing New York (1939).
Negli anni quaranta e cinquanta si dedica alla fotografia scientifica. Tra il 1958 e il 1961 lavora per il Physical Science Study Committee of Educational Services realizzando foto che illustrano le leggi della fisica, in seguito pubblicate in tre volumi.
Nel 1966 si trasferisce a Maine, dove continua a realizzare foto documentaristiche, pubblicate in A Portrait of Maine (1968). In questo periodo organizza la ristampa dei suoi primi lavori in diverse raccolte pubblicate dalla Parasol Press. La sua opera è stata oggetto di mostre presso lo Smithsonian Museum (1969), il Museum of Modern Art (1970), e la New York Public Library (1989).
Berenice Abbott muore a Maine il 9 dicembre 1991.
Il fotografo Alfred Eisenstaedt
Alfred Eisenstaedt è famoso per la fotografia del bacio in Times Square. Lui nasce a Dirshau, oggi in Polonia, il 6 dicembre 1898. Già all’età di tredici anni scattava le prime fotografie con una Eastman Kodak.
Nel 1935 migrò negli Stati Uniti, dove iniziò a lavorare come freelance per Harper's Bazaar, Vogue, Town and Country e altre pubblicazioni. Nel 1936, fu assunto, insieme a Margaret Bourke-White, Peter Stackpole e Thomas McAvoy, come fotografo per la neonata rivista LIFE. Eisenstaedt è rimasto a LIFE per i successivi quarant’anni.
Eisenstaedt amava lavorare a luce naturale. E’ stato anche tra quegli europei che hanno aperto la strada all'uso della fotocamera 35 millimetri nel fotogiornalismo. A differenza di molti fotoreporter del dopoguerra, non preferiva un particolare tipo di evento: era un generalista. Per questo motivo, veniva preferito dagli editori.
Non faceva uso dell’esposimetro, almeno così diceva spesso. Consigliava di investire in pellicola: metri, chilometri; e di sperimentare. Secondo lui, l’esperienza avrebbe forgiato il fotografo, non la tecnica.
Le sue immagini vivevano di una composizione semplice e accurata; spesso risultante da tanti soggetti che si ripetono, in armonia; per questo sono diventate documenti preziosi della sua epoca: sia in ambito storico, che estetico.
Alfred Eisenstaedt ha continuato a scattare fotografie sino alla sua morte, avvenuta all'età di 97 anni, il 24 agosto 1995 nella città di Oak Bluffs, nel Massachusetts.
Le fotografie
Berenice Abbott, South Street with Brooklyn Bridge, 1937
Alfred Eisenstaedt. Il ponte di Brooklyn, fotografato per i 100 anni dalla sua inaugurazione.