WILLEM DAFOE, BRAVO E VERSATILE
Attore dall'espressività singolare, Willem Dafoe si è imposto nell’universo di Hollywood come uno degli attori più versatili oggi in circolazione, capace di spaziare dalle pellicole più commerciali a quelle maggiormente legate a progetti autoriali.
Lo ricordiamo nel film Platoon, diretto da Oliver Stone partendo dalla propria esperienza di volontario nel conflitto.
La trama riguarda le vicende di una giovane leva, che come prima cosa appena sbarcato all'aeroporto vede i sacchi con i cadaveri in partenza. Inizia così un viaggio nella paura, in un crescendo di esasperazione, con la presa di coscienza, al momento di ripartire, che il Vietnam è stato l'inferno. La giovane recluta dirà: «Non abbiamo combattuto contro il nemico, abbiamo combattuto contro noi stessi. E il nemico era dentro di noi».
È un film di dilemmi morali portati nella concretezza. Stone immerge la macchina da presa dentro il plotone, fa sentire la guerra dall'interno, guarda raramente l'insieme, piuttosto come ci si sente a stare nel fango, nel buio, tra gli alberi, magari sotto il tiro del nemico o degli stessi compagni d'armi. C'è anche il tentativo di difendere la propria umanità e integrità, non farsi accecare dalla rabbia, non cedere alla violenza gratuita sui civili.
Platoon ci presenta un Vietnam vero. Una recluta parte volontaria e scopre a sue spese gli orrori del conflitto. Capirà anche che l'America in realtà è in guerra con se stessa. Si tratta di un film fatto da chi in guerra c'è stato davvero, e il fatto emerge durante la visione. Mancano i patriottismi e i moralismi: il conflitto è sullo schermo e sembra di esserci dentro, di poter respirare la polvere del Vietnam.
Il film dove recita Willem Dafoe, Platoon appunto, a nostro giudizio è il migliore del genere. Non si alza alcun sipario sulla guerra e mancano i personaggi surreali. Chi combatte, nella pellicola, non distingue più il bene dal male. La patria è lontana, non più definita. Restano i dilemmi, svelati nella loro cruda durezza.
Willem Dafoe, note biografiche
Willem Dafoe nasce il 22 luglio 1955, ad Appleton, nel Wisconsin. E’ un attore americano noto per la sua versatilità e volontà di apparire in ruoli controversi. I suoi film importanti includevano Platoon (1986), L'ultima tentazione di Cristo (1988), L'ombra del vampiro (2000) e Povere creature (2023). Ha anche interpretato il Green Goblin in una serie di film di Spider-Man.
Dafoe, figlio di un chirurgo e di un'infermiera, era uno di sette figli. Ha studiato teatro all'Università del Wisconsin, ma ha lasciato la scuola per unirsi al Theatre X, una compagnia teatrale sperimentale con sede nel Wisconsin con la quale Dafoe è stato in tournée per quattro anni. Nel 1977 si trasferì a New York City e si unì al Performance Group. Lì incontrò l'attrice e regista Elizabeth LeCompte, che fondò la compagnia teatrale decostruzionista Wooster Group, con la quale Dafoe in seguito si esibì.
Dafoe ha fatto il suo debutto cinematografico in I cancelli del cielo, per la regia di Michael Cimino (1980) ed è apparso in numerosi altri film all'inizio degli anni '80. Ha aumentato il suo prestigio per il suo ruolo in Vivere e morire a Los Angeles (1985), in cui interpretava un falsario che tentava di eludere la cattura da parte della polizia. Forse il suo ruolo più noto è stato quello del sergente Elias Grodin nel film di Oliver Stone Platoon (1986), che valse a Dafoe la sua prima nomination all'Oscar.
Dafoe è stato lodato dalla critica per le sue interpretazioni in una serie di film controversi usciti alla fine degli anni '80. Ha interpretato Cristo in L'ultima tentazione di Cristo (1988) di Martin Scorsese e il ruolo di un agente dell'FBI che indagava sulla scomparsa di attivisti per i diritti civili negli anni '60 in Mississippi Burning - Le radici dell'odio (1988).
Per tutti gli anni '90 Dafoe ha continuato ad apparire in ruoli che gli hanno permesso di esplorare l'ambiguità morale dei personaggi, come in Il paziente inglese (1996), un adattamento del romanzo di Michael Ondaatje. Nel film cult The Boondock Saints - Giustizia finale (1999), ha interpretato un detective che rintraccia due assassini rinnegati che credono che le loro azioni siano giuste. Dafoe ha ricevuto la sua seconda nomination all'Oscar per il ruolo di Max Schreck in L'ombra del vampiro (2000).
Dafoe è fiorito come attore in film mainstream ad alto budget come Spider-Man (2002) e tre dei suoi sequel (2004, 2007 e 2021), in cui interpretava il cattivo dei fumetti Green Goblin.
Nel 2009 Dafoe ha recitato nel controverso Antichrist di von Trier, incentrato su una coppia che lotta per affrontare la morte di un figlio.
I ruoli successivi di Dafoe includevano un mercenario all'inseguimento di una tigre della Tasmania nel thriller australiano The Hunter (2011). Ha poi interpretato uno scagnozzo in The Grand Budapest Hotel (2014) di Anderson e un assassino in John Wick (2014).
I numerosi crediti di Dafoe del 2016 includono il film drammatico Cane mangia cane e il thriller fantasy The Great Wall, sui mostri che attaccano la Grande Muraglia cinese. Nel 2017 è apparso in particolare in Assassinio sull'Orient Express e Un sogno chiamato Florida, su una madre single e la sua giovane figlia. La sua interpretazione come direttore d'albergo in quest'ultimo film è valsa a Dafoe la sua terza nomination all'Oscar.
I crediti di Dafoe del 2019 includono The Lighthouse, su due guardiani del faro nel 1890; Motherless Brooklyn - I segreti di una città, un film poliziesco adattato dal romanzo di Jonathan Lethem; e Togo - Una grande amicizia, un dramma Disney sulla “Grande Corsa della Misericordia”, in cui squadre di cani da slitta venivano utilizzate per distribuire medicine durante un'epidemia di difterite in Alaska nel 1925. In seguito è apparso in Il suo ultimo desiderio (2020), un adattamento di un romanzo di Joan Didion. Nel 2021 è apparso in un altro film di Anderson, The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun, nel ruolo di un contabile disonesto. Gli altri crediti di Dafoe quell'anno includono il film noir di Guillermo del Toro La fiera delle illusioni - Nightmare Alley e Il collezionista di carte, un film drammatico diretto da Paul Schrader.
La fotografa Annie Leibovitz, note biografiche
Annie Leibovitz nasce il 2 ottobre 1949 a Waterbury, nel Connecticut. Era uno dei sei figli di Sam, un tenente dell’aviazione, e Marilyn Leibovitz, un’istruttrice di danza moderna. Ha viaggiato gli USA in lungo e in largo e forse, al finestrino della Station Vagon paterna ha sviluppato quella sensibilità fotografica che oggi conosciamo. Grande appassionata di Avedon, nel 1967 si iscrive al San Francisco Art Institute, dove ha sviluppato l’amore per la fotografia .
Nel 1970 si presenta alla rivista rivista Rolling Stone. Impressionato dal suo portfolio, l’editore non esita ad assumerla. Nel giro di due anni, Annie ne ha 23, è capo fotografo. Nel 1975 la rivista le ha offerto l'opportunità di accompagnare la band dei Rolling Stones nel loro tour internazionale.
Nel 1983 la Leibovitz lascia Rolling Stone per la rivista Vanity Fair, dove diventerà autrice di molte copertine di personaggi celebri; ricordiamo, tra questi, Demi Moore in dolce attesa e Whoopi Goldberg semisommersa in una vasca da bagno piena di latte.
Durante la fine degli anni 1980, la Leibovitz ha iniziato a lavorare su una serie di campagne pubblicitarie di alto profilo. Tra queste quella per l’American Express "Abbonamento", per la quale ha ritratto celebrità del calibro di Tom Selleck e Luciano Pavarotti.
Annie è considerata una delle migliori fotografe americane, particolarmente per quanto attiene al ritratto. Nel 1999 ha pubblicato il libro Women, che è stata accompagnato da un saggio dell’amica Susan Sontag. Nella pubblicazione Leibovitz ha presentato una serie d’immagini femminili: dai Giudici della Corte Suprema, fino alle showgirl dello spettacolo.
Di Annie ricordiamo la fotografia dove John Lennon (completamente nudo) è avvinghiato a sua moglie Yoko Ono. Si tratta dell'ultimo ritratto dedicato all’ex Beatles. E’ L'8 dicembre 1981. Poche ore dopo la posa per questa fotografia, Lennon fece due passi fuori dalla sua residenza a New York. Lì è stato colpito a morte da Stalker Mark David Chapman.
Nel gennaio del 1981 (22 gennaio), l'immagine è apparsa sulla copertina della rivista Rolling Stone. Anni dopo la Leibovitz ha raccontato che quando Lennon ha visto il primo test Polaroid delle riprese, si era espresso così: "Hai catturato esattamente il nostro rapporto".
Anche Lavazza ha affidato un lavoro importante alla fotografa statunitense, la campagna pubblicitaria che il brand italiano del caffè ha lanciato, nel 2009, in 15 paesi. Si trattava di fotografare cinque top model italiane per il calendario The Italian Espresso Experience 2009. Eva Riccobono, Elettra Rossellini Wiedemann, Alessia Piovan, Gilda Sansone e Kate Ballo, sono diventate le protagoniste del viaggio paradossale che la fotografa americana ha intrapreso sfruttando i “luoghi comuni” dell’italianità: quelli che hanno reso famoso il Made in Italy in tutto il mondo. Annie ha mescolato, con ironia e classe, i luoghi famosi, la moda, i set cinematografici, le belle donne, gli spaghetti e le immancabili tazzine di caffè. La Leibovitz ha messo in scena la nostra Italia, ben consapevole che gli stessi italiani amano la teatralità, il divertimento e la bella vita.
Un’altra campagna famosa portata avanti da Annie è quella relativa alle fiabe Disney. La stessa doveva reclamizzare i parchi divertimenti. Lei ha usato la sua capacità di ritrarre le celebrità.
Annie Leibovitz continua a essere richiesta come fotografa ritrattista, per ritrarre le celebrità di oggi.
Le fotografie
Willem Dafoe in una scena del film Platoon.
Willem Dafoe New York City 1987, Annie Leibovitz.