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IMAGO ESPONE IVO SAGLIETTI

Orbetello, soleggiata e vacanziera, ci accoglie con una sorpresa: sabato 3 Agosto 2024, alle ore 21:00, presso i locali della Ex-Polveriera Guzman, in Via Mura di Levante, si terrà l’inaugurazione della mostra di Ivo Saglietti dal titolo “Ivo Saglietti: Due Racconti”.
L’evento, organizzato dall’Associazione Culturale ImagO con il contributo e il patrocinio del Comune di Orbetello, vuole ricordare la figura del grande reporter, scomparso nel dicembre del 2023, che negli ultimi anni aveva spesso avuto modo di frequentare Orbetello.
All’evento interverranno: Federico Montaldo, che presenterà il libro “Ivo Saglietti – Lo Sguardo Inquieto”, il fotoreporter Francesco Cito e Roberto Berné titolare di Studio Berné, collaboratore e sponsor della mostra.
La mostra resterà esposta fino al 25 Agosto.

L’esposizione sarà composta di due corpi distinti, due racconti per immagini. Il primo, inedito, porta il titolo “Marinai Perduti”, quelli che, a causa del fallimento delle società armatrici o della messa sotto sequestro delle navi su cui lavorano, si ritrovano per mesi, a volte anni, dimenticati nei porti a bordo dei navigli - quasi sempre delle vecchie carrette - costretti ad una immobilità forzata. Spesso senza stipendio o con mezzi ridotti al minimo vivono una sorta di limbo in una forma di prigionia galleggiante, estraniati dal mondo, dal mare, dalle famiglie lontane. In attesa di un’udienza del Tribunale, di un provvedimento dell’Autorità che decida il loro destino. Le foto del progetto, mai pubblicate in precedenza, sono state realizzate a Marghera e a Napoli negli anni 2003-2004.

L’altra esposizione, dal titolo “Palestina”, è, purtroppo, di costante e drammatica attualità. Le immagini di quel territorio e della sofferenza di quel popolo, anche se datate di qualche decennio, non perdono mai di attualità; non passano mai dalla cronaca alla storia.
L’occhio di Ivo Saglietti, fortemente empatico e solidale con quel popolo ci offre la sua visione, sempre carica di empatia. Egli non si sofferma mai sui particolari più cruenti e brutali, non cerca mai la facile emotività ma cerca di raccontare, con la sua consueta umanità e con il rispetto dei i soggetti ripresi, la vita nei “territori” palestinesi.
Territori che Saglietti ha cominciato a frequentare già dal 1976, poi nel 1979 come inviato di Sipa Press per la prima Intifada. E poi sempre più spesso, a partire dal ’92, dopo gli attacchi ai campi profughi da parte di Israele e la costruzione del muro in Cisgiordania. Fino al funerale di Arafat nel 2004 e ancora dopo.

Ivo Saglietti, note biografiche

Ivo Saglietti nasce a Toulon, nel 1948.
Trascorre l’adolescenza ad Alba. Nel 1968 è a Torino, studente di Scienze Politiche in quegli anni turbolenti e inquieti, impegnato politicamente nel "Movimento". Qui inizia la propria attività come cineoperatore, partecipando alla realizzazione di alcuni reportages a sfondo politico-sociale. Nel 1975 inizia ad occuparsi di fotografia, lavorando nelle strade e nelle piazze della contestazione.
Nel 1978 si trasferisce a Parigi, dove, grazie all’amicizia con Mario Dondero, affina la sua conoscenza fotografica ed entra in contatto con il mondo del fotogiornalismo. Da qui iniziano i suoi viaggi come Reporter-Photographe, dapprima con agenzie francesi, in seguito per conto di agenzie americane e per le grandi riviste internazionali (Newsweek, Der Spiegel, Time, The New York Times), per i quali copre in assignement situazioni di crisi e di conflitto in America Latina, Medio Oriente, Africa e Balcani.
Nello stesso tempo inizia a lavorare su progetti a lungo termine, a cominciare da "Il Rumore delle Sciabole", reportage dal Cile di Pinochet (1986-1988), da cui il suo primo libro fotografico. Nel 1992 conquista il premio World Press Photo con un servizio su un'epidemia di colera in Perù; nel 1999 la menzione d'onore allo stesso concorso per un reportage sul Kosovo e, nel 2011, per una fotografia su Srebrenica, Bosnia.
Nel 2000 diviene membro associato dell'agenzia fotogiornalistica tedesca Zeitenspiegen Reportagen.

Nel tempo si orienta sempre di più verso progetti fotografici di lunga durata, che gli permettono di raccontare le storie in modo più personale, articolato e meno condizionato dalle esigenze e richieste dei settimanali.
Tra questi si ricordano il reportage che ripercorre la via degli schiavi dal Benin alle piantagioni di canna da zucchero della Repubblica Dominicana e di Haiti; quello sulle tre grandi malattie da infezione (aids, malaria e tubercolosi); quello che racconta del dialogo possibile tra le religioni attraverso l’esperienza comunitaria dell’antico monastero siro antiocheno di Deir Mar Musa el-Habasci e infine a quello sulle frontiere nel Mediterraneo e del Medio Oriente e dei Balcani.
Ha esposte le sue fotografie in molte mostre in importanti sedi, in Italia e all’estero.
È scomparso a Genova il 2 Dicembre 2023.

Le fotografie

Le due sezioni della mostra

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