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BUON COMPLEANNO FOTOGRAFIA

Il 19 agosto 1839 nasce la fotografia, con la relazione con la quale l’accademico François Jean Dominique Arago, influente uomo politico della Francia del tempo, offrì a Louis Jacques Mandé Daguerre l’ufficialità della sua invenzione (Il dagherrotipo). La stessa era stata annunciata il 7 gennaio, all’Académie des Sciences di Parigi. La Francia mette una “segno” sul calendario, regalando al mondo quel click che avrebbe fermato il tempo, in quell’attimo immortalato per l’eternità.

Ricordiamo Daguerre con un dettaglio, perché lui scattò (se si può dire) la prima immagine fotografica con degli esseri umani. Questa fu realizzata da Place de la République, guardando verso sud in direzione di Boulevard du Temple. Siamo nel 1838 e “l’impressione” viene considerata da molti esperti come la prima fotografia di Parigi.
Le strade appaiono vuote, circostanza strana per quel periodo storico. A causa della lunghissima esposizione necessaria, le persone e le carrozze che transitavano non rimasero impresse. Daguerre riuscì a immortalare due uomini nella lastra: un lustrascarpe e un suo cliente, che si trovavano all’angolo della strada. I loro nomi non sono conosciuti, ma diverse fonti riportano che il cliente fosse l’assistente di Daguerre, il quale volontariamente si fece lustrare le scarpe per un periodo lunghissimo, in modo da rimanere impresso nella lastra insieme al lustrascarpe.

La fotografia, comunque, festeggia tanti compleanni, sin da quando Joseph Nicéphore Niépce scattò un’immagine dalla veduta dalla sua finestra a Le Gras, utilizzando una lastra di peltro ricoperta di bitume di Giudea (1826). Nel 1841 l’inglese William Fox Talbot introdusse il negativo di carta, dando vita allo scatto riproducibile più volte.
Nel tempo, le candeline si sono accese per altre innovazioni: il rullino, il colore, le pellicole istantanee, le diapositive, il digitale; tanti testa – coda che hanno fatto evolvere la fotografia, rafforzandola potremmo dire, senza più farla tornare indietro.
Le invasioni barbariche digitali (scherziamo, ovviamente) hanno cambiato il nostro modo di vivere, modificando comportamenti, abitudini, addirittura cancellando strumenti e mestieri. La fotografia è rimasta solida al suo posto, testimone del tempo, quale strumento di conoscenza e documentazione. Le mostre sono sempre più frequenti e addirittura sono comparsi romanzi a tema fotografico. Insomma, l’immagine fissa dilaga, con sempre delle novità estratte dal cilindro: se ne ha voglia, la desideriamo. Tanti auguri, fotografia.

Dunque, che sia una macchina fotografica analogica o una macchina digitale, in questo 19 agosto ricerchiamo l’ispirazione necessaria, così da poter raccontare la vita della nostra prossimità, dimostrando così l’amore che nutriamo per il nostro tempo.

In questo giorno così importante per la fotografia ci sembra giusto celebrare l'eroe di quei momenti: Louis Daguerre.

Louis Daguerre, note di vita

Louis Daguerre nasce il 18 novembre 1787 a Cormeilles-en-Parisis, Val-d'Oise, in Francia. Ha coltivato le sue conoscenze attraverso vari tirocini; e l’ha fatto in architettura, progettazione teatrale e pittura panoramica. Ispirato dalla camera oscura, ha cercato di trovare un modo per preservare l'immagine che crea.

Daguerre lavorava per il teatro, essendosi specializzato nel dipingere scene per l’Opéra e per i teatri popolari. Si è impegnato molto sui diorami, avendoli inventati con Charles Marie Bouton. Erano strutture che illuminate di fronte mostravano una scena e con la luce proveniente da dietro ne mostravano un'altra. Ad esempio, i treni si muovevano e poi si schiantavano o veniva mostrato un paesaggio prima e dopo il terremoto. Il primo teatro dei diorami aprì l'11 luglio 1822 e mostrava due diorami: uno di Daguerre e l'altro di Bouton, che nel tempo divennero lo standard. Differente era lo scenario proposto, con un interno per un diorama e un paesaggio per il secondo. Questi diorami non erano giocattoli, ma grandi scene quasi teatrali. Alcune erano larghe 20 metri e alte 14; e sono state guardate da un pubblico di circa 350 persone. Bouton alla fine si ritirò e lasciò il teatro del diorama a Daguerre.

Per preparare gli spettacoli, Daguerre era costretto a dipingere dei grandi quadri e spesso ricorreva alla camera oscura, onde assicurarsi una prospettiva corretta. Fu proprio la dimestichezza con lo strumento che spinse Louis verso gli esperimenti fotografici.

Niépce, un altro padre della fotografia (quello della Veduta dalla finestra a Le Gras, 1826; forse la prima fotografia) ha incontrato Daguerre più volte Ecco cosa scrisse al figlio Isidore (2 aprile 1937): «Non ho visto nulla che mi abbia più colpito, che mi abbia dato più piacere del Diorama». Il 4 dicembre 1829 Niépce e Daguerre firmavano un accordo societario per la durata di dieci anni.
Niépce aveva inventato l'eliografia che utilizzava una lastra ricoperta di bitume di Giudea che si induriva se esposta alla luce. Le parti morbide erano facili da rimuovere ma la lastra doveva essere esposta per ore o giorni e l'intero processo non era troppo pratico. Quando Niépce morì nel 1833, Daguerre continuò con gli esperimenti e spostò la sua attenzione dal bitume ai sali d'argento, anch'essi fotosensibili. Usò un sottile foglio di rame argentato e lo espose al vapore emesso dai cristalli di iodio che gli diedero uno strato di ioduro d'argento fotosensibile sulla superficie. Questo processo chiamò dagherrotipo e all'inizio richiedeva anche lunghi periodi di esposizione per mostrare un'immagine. Successivamente ha scoperto che un'immagine invisibilmente debole (chiamata "immagine latente") che è il risultato di un'esposizione molto più breve può essere sviluppata chimicamente in un'immagine visibile se viene esposta a vapori emessi dal mercurio riscaldato a 75°C. L'immagine viene quindi fissata lavando la lastra in una soluzione satura calda di sale comune. Con ulteriori esperimenti, Daguerre ha scoperto che una soluzione blanda di tiosolfato di sodio funziona meglio ed è molto meno velenosa. L'immagine risultante è speculare e le parti scure di un'immagine hanno una superficie riflettente e devono essere mantenute in modo da riflettere il colore scuro. Erano spesso rivestiti di vetro per evitare l'appannamento che appariva se un dagherrotipo veniva esposto all'aria per troppo tempo. All'inizio l'esposizione doveva essere di 10 minuti o più, ma in pochi anni Daguerre riuscì ad accorciarla a pochi secondi utilizzando diversi prodotti chimici e “lenti veloci”.

Daguerre rese pubblica la sua invenzione nel 1839, ma all'inizio senza spiegare come funziona il suo processo. Lo aveva presentato all'Accademia francese delle scienze il 7 gennaio. Il segretario perpetuo dell'Accademia François Arago ricevette spiegazioni complete sul principio, ma solo in stretta riservatezza. Al governo francese sono stati concessi i diritti per il dagherrotipo in cambio di pensioni vitalizie per Daguerre e il figlio di Niépce, Isidore. Il 19 agosto 1839, il governo francese concesse i diritti per il dagherrotipo "libero per il mondo" insieme a istruzioni di lavoro complete.

Louis Daguerre muore il 10 luglio 1851 a Bry-sur-Marne per insufficienza cardiaca.

Le fotografie.

Ritratto di Louis-Jacques Daguerre. Ph. Gaspard Felix Tournachon Nadar
Boulevard du Temple Louis Jacques Mandé Daguerre, 1838.

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