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La nascita dei virus informatico

L'invenzione dei virus informatici riflette l'evoluzione dei conflitti moderni, in cui la tecnologia diventa sia un'arma sia uno strumento di potere.

Nato come strumento per la sperimentazione, il virus informatico ha rapidamente assunto connotazioni più minacciose, soprattutto a partire dagli anni '80, con la diffusione di personal computer e reti locali. Questi virus non solo mettevano in pericolo i sistemi ma anche l'integrità dei dati, dando inizio a una nuova forma di attacco che trascendeva i confini fisici. Il virus informatico non è solo come una minaccia tecnica, ma un'arma di destabilizzazione globale, utilizzata da attori statali e non per esercitare influenza e controllo senza ricorrere a conflitti armati tradizionali. nei virus non solo una sfida tecnica ma anche un “virus sociale” che rivela la superficialità con cui si affrontano le minacce digitali e l'ingenuità della fiducia cieca riposta nelle tecnologie, come accade in altre sfere della società.

La prima dimostrazione pratica di che cosa è capace un virus ebbe luogo l'11 novembre del 1983 alla University of Southern California. Durante un corso di sicurezza informatica, uno studente di Ingegneria, Fred Cohen, dimostrò gli effetti di un virus, propagato attraverso un floppy disk, su un programma di grafica denominato VD.

In pochi minuti, il software maligno infettò ogni angolo del pc riproducendosi all'infinito e mandando completamente in tilt il sistema. I risultati di questo esperimento, inclusi da Cohen nel saggio Experiments with computer viruses, dimostrarono l'impossibilità di prevenire i virus con qualsiasi algoritmo.

Nel frattempo, però, la scoperta consentì agli informatici di individuare l'antidoto, ossia efficaci programmi di difesa. Di qui virus e antivirus si svilupparono con pari rapidità, in relazione soprattutto alla crescita di internet e della tecnologia digitale.

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