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[LE MEGALOPOLI DI MICHAEL WOLF]

Michael Wolf nasce a Monaco il 30 luglio 1954. Il fulcro del suo lavoro è la vita nelle megalopoli. Molti dei suoi progetti documentano l'architettura e la cultura nelle grandi città. Wolf è cresciuto in Canada, Europa e Stati Uniti, studiando prima alla UC Berkley e successivamente presso l'Università delle Arti Folkwang ad Essen (in Germania) dove ebbe come professore il fotografo Otto Steinert.

Wolf si è trasferito a Hong Kong nel 1994, dove ha lavorato per 8 anni come fotografo a contratto per la rivista Stern. Dal 2001, si è concentrato sui suoi progetti, molti dei quali sono stati pubblicati come libri. In totale ne ha prodotti 13. Il fotografo tedesco ha vinto il primo premio al concorso World Press Photo Award in due occasioni (2005 e 2010).

Michael Wolf ci lascia il 24 aprile 2019.

La fotografia di Michael Wolf si distingue per l’acuta capacità di trovare il valore simbolico in quei dettagli apparentemente insignificanti, che spesso passano inosservati. Da questo punto di vista, Wolf ha saputo produrre un corpus di opere che si occupa della realtà più universale della vita cittadina contemporanea.

Nel suo lavoro più famoso, quello sull'architettura compressa e spesso brutale di Hong Kong, città ad alta densità, Wolf usa i grattacieli con grande effetto, eliminando il cielo e la linea dell'orizzonte per appiattire ogni immagine e trasformare quelle facciate in astrazioni immaginarie. Quegli studi sulla spessa “pelle di cemento” della metropoli ci fanno interrogare sulle migliaia di vite contenute in ogni fotogramma. Anche se Hong Kong appare quasi deserta in quelle fotografie, minuti segni di vita s’insinuano sulla sua superficie: una camicia stesa ad asciugare o una silhouette dietro una tenda. Nonostante la soffocante compressione di questa visione architettonica estrema, le composizioni di Wolf dimostrano la necessità delle persone di esprimere la propria individualità all'interno delle strutture abitative.

Wolf non può essere considerato un puro fotografo di paesaggi. Si è anche occupato, infatti, del business multimilionario sviluppatosi in Cina nel copiare i principali pezzi di arte moderna, principalmente per l'esportazione in occidente. E’ curioso come questo lavoro abbia indotto Wolf a guardare a ovest, al di fuori dell’Asia.

Con uno dei suoi lavori più recenti, Wolf mette in discussione il ruolo del fotografo all'interno della città, particolarmente nelle immagini raccolte a Tokyo, dove punta la sua macchina fotografica sui passeggeri prigionieri premuti contro i finestrini della metropolitana stipata. La densità non è più architettonica, ma umana; poiché i pendolari riempiono ogni centimetro quadrato disponibile del vagone. Come già nell'architettura della densità, Wolf utilizza uno stile fotografico "senza uscita", intrappolando lo sguardo dello spettatore all'interno dell'inquadratura. “Tokyo compression”, questo il nome del lavoro, raffigura un inferno urbano dove i pendolari sono completamente vulnerabili alla città nella sua forma più estrema. Utilizzando una vasta gamma di prospettive e approcci visivi, Wolf usa la sua macchina fotografica per rivelare l'energia umana che scorre attraverso la città contemporanea. Così facendo, si afferma non solo come fotografo della struttura urbana, ma della miriade di modi in cui le persone si adattano e riconfigurano questo ambiente in rapida evoluzione, fornendoci così un ritratto affascinante e intricato della vita nelle metropoli.

Fonte: Sito WEB del fotografo.

Michael Wolf, 30 luglio 1954, World Press Photo Award

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