[OCCHIALI NERI E BLUES]
Ci abbiamo provato più volte a imitare John Belushi. Gli occhiali neri erano facili da trovare, forse anche il cappello: mancava il rimanente, e non soltanto il vestito; ma tutto il personaggio Belushi. Del resto, quel volto sempre imbronciato è stato forgiato negli anni: sulle scene e nella vita, condotta quest’ultima ai bordi della stessa salute. Musica, droga e alcool gli hanno fatto compagnia nelle notti strappate alla vita, in un battere compulsivo di gesti e comportamenti. Jake, nel film i Blues Brothers, rappresenta l’archetipo del suo esistere: disordinato, irriverente, splendidamente maleducato. In vita, amerà profondamente moglie e fratello (attore pure lui); questo per dire che anche i cattivi sanno voler bene
John Belushi nasce il 24 gennaio 1949 a Chicago, Illinois, figlio di un ristoratore, immigrato albanese, e di una farmacista americana. Vasco Rossi avrebbe potuto includerlo nella sua “Vita Spericolata”, per via delle sue notti errabonde tra droga e alcool.
Fin da ragazzo John Belushi coltiva tre passioni: il baseball, il teatro e il rock 'n' roll (suona la batteria), ma è anche uno studente modello. Si diploma nel 1967 in una High School dove è anche capitano della squadra di football. In quel periodo incontra Judith Jacklin, sua futura sposa, della quale si innamora perdutamente. Frequenta per un anno l'università del Wisconsin, poi abbandona. Consegue una sorta di laurea breve in discipline artistiche presso il Collage di Dupage.
A 22 anni è già in scena, quando dopo un provino viene reclutato dalla "Second City Comedy", storica compagnia di Chicago. In quegli anni John Belushi conosce a Toronto Dan Aykroyd, con il quale instaura un solido rapporto lavorativo, oltre a una profonda amicizia.
Nel 1975 John Belushi viene reclutato nel cast di "Saturday Night Live", neonata trasmissione della NBC. La sua popolarità esplode. Sullo stesso palco si alternano rockstar, attori e comici in un clima informale. Belushi aggiorna di continuo il suo repertorio di personaggi. La sera del 22 aprile 1978 John Belushi e Dan Aykroyd si presentano nei panni di Joliet Jake ed Elwood, con abito e cravatta neri, occhiali da sole e cappello modello "fedora": cantano un pezzo blues accompagnandolo con frenetici balletti e capriole. Sarebbe stato il preludio del fenomeno mondiale "Blues Brothers".
Nella sua carriera cinematografica sono cinque i film ai quali il suo nome è rimasto legato; due di questi sono divenuti un vero e proprio culto: "Animal House" (1978) e "The Blues Brothers" (1980), entrambi diretti da John Landis. Nel primo John Belushi interpreta la parte del repellente Bluto Blutarski, capo di una banda di goliardi, nel secondo è Jake, ex galeotto, con il cui fratello Elwood (Dan Aykroyd) si dedica al blues e alla beneficenza ("in missione per conto di Dio"); a contribuire a rendere leggenda quest'ultimo film sono le partecipazioni di mostri sacri del genere musicale quali James Brown, Ray Charles, Aretha Franklin e John Lee Hooker.
Negli altri tre film John Belushi non veste i panni per i quali è diventato famoso. In "1941: allarme a Hollywood" (1979) di Steven Spielberg lui è un pilota, in "Chiamami aquila" (1981) di Michael Apted, veste i panni di un giornalista di Chicago innamorato di un’ornitologa, e infine in "I vicini di casa" (1981) di John Avildsen, dove interpreta un paranoico teso alla difesa della sua privacy.
L'attore muore a soli 33 anni il 5 marzo 1982. Viene ritrovato senza vita in una stanza d’albergo. L’obesità, l’alcool, la cocaina e l’eroina avevano contribuito al suo decesso. Dan Aykroyd ne soffrì molto, fino a cadere in depressione. John avrebbe dovuto recitare in “Ghostbusters – Acchiappafantasmi”; la prima versione della sceneggiatura vedeva infatti come interpreti principali Belushi, Aykroyd ed Eddie Murphy. L'improvvisa morte di Belushi fece ritardare di due anni il progetto, che venne realizzato solo nel 1984.
[La fotografa, Annie Leibovitz]
Annie Leibovitz nasce il 2 ottobre 1949 a Waterbury, nel Connecticut. Era uno dei sei figli di Sam, un tenente dell’aviazione, e Marilyn Leibovitz, un’istruttrice di danza moderna. Ha viaggiato gli USA in lungo e in largo e forse, al finestrino della Station Vagon paterna ha sviluppato quella sensibilità fotografica che oggi conosciamo. Grande appassionata di Avedon, nel 1967 si iscrive al San Francisco Art Institute, dove ha sviluppato l’amore per la fotografia .
Nel 1970 si presenta alla rivista rivista Rolling Stone. Impressionato dal suo portfolio, l’editore non esita ad assumerla. Nel giro di due anni, Annie ne ha 23, è capo fotografo. Nel 1975 la rivista le ha offerto l'opportunità di accompagnare la band dei Rolling Stones nel loro tour internazionale. Nel 1983 la Leibovitz lascia Rolling Stone per la rivista Vanity Fair, dove diventerà autrice di molte copertine di personaggi celebri; ricordiamo, tra questi, Demi Moore in dolce attesa e Whoopi Goldberg semisommersa in una vasca da bagno piena di latte.
Durante la fine degli anni 1980, la Leibovitz ha iniziato a lavorare su una serie di campagne pubblicitarie di alto profilo. Tra queste quella per l’American Express "Abbonamento", per la quale ha ritratto celebrità del calibro di Tom Selleck e Luciano Pavarotti.
Annie è considerata una delle migliori fotografe americane, particolarmente per quanto attiene al ritratto. Nel 1999 ha pubblicato il libro Women, che è stata accompagnato da un saggio dell’amica Susan Sontag. Nella pubblicazione Leibovitz ha presentato una serie d’immagini femminili: dai Giudici della Corte Suprema, fino alle showgirl dello spettacolo.
Di Annie ricordiamo la fotografia dove John Lennon (completamente nudo) è avvinghiato a sua moglie Yoko Ono. Si tratta dell'ultimo ritratto dedicato all’ex Beatles. E’ L'8 dicembre 1981. Poche ore dopo la posa per questa fotografia, Lennon fece due passi fuori dalla sua residenza a New York. Lì è stato colpito a morte da Stalker Mark David Chapman. Nel gennaio del 1981 (22 gennaio), l'immagine è apparsa sulla copertina della rivista Rolling Stone. Anni dopo la Leibovitz ha raccontato che quando Lennon ha visto il primo test Polaroid delle riprese, si era espresso così: "Hai catturato esattamente il nostro rapporto".
Anche Lavazza ha affidato un lavoro importante alla fotografa statunitense, la campagna pubblicitaria che il brand italiano del caffè ha lanciato, nel 2009, in 15 paesi. Si trattava di fotografare cinque top model italiane per il calendario The Italian Espresso Experience 2009. Eva Riccobono, Elettra Rossellini Wiedemann, Alessia Piovan, Gilda Sansone e Kate Ballo, sono diventate le protagoniste del viaggio paradossale che la fotografa americana ha intrapreso sfruttando i “luoghi comuni” dell’italianità: quelli che hanno reso famoso il Made in Italy in tutto il mondo. Annie ha mescolato, con ironia e classe, i luoghi famosi, la moda, i set cinematografici, le belle donne, gli spaghetti e le immancabili tazzine di caffè. La Leibovitz ha messo in scena la nostra Italia, ben consapevole che gli stessi italiani amano la teatralità, il divertimento e la bella vita.
Un’altra campagna famosa portata avanti da Annie è quella relativa alle fiabe Disney. La stessa doveva reclamizzare i parchi divertimenti. Lei ha usato la sua capacità di ritrarre le celebrità.
Annie Leibovitz continua a essere richiesta come fotografa ritrattista, per ritrarre le celebrità di oggi.
[Il fotografo, Norman Seeff]
Norman Seeff è nato il 5 marzo 1939 a Johannesburg, in Sud Africa. Seeff si è laureato con lode in scienze e arte presso la King Edward VII School di Johannesburg. All'età di 17 anni, è stato scelto come il più giovane giocatore del campionato nazionale di calcio sudafricano. Nel 1969 è immigrato negli Stati Uniti per perseguire le sue passioni creative e capacità artistiche. Circa “l’arte dello scatto” diceva sempre: “Non si tratta di fotografia, ma di comunicazione ".
Conosciuto per i suoi ritratti intimi delle icone degli anni '70, da Janis Joplin e Rolling Stones a Tina Turner, Patti Smith e Ray Charles, Norman Seeff è diverso da qualsiasi altro fotografo di celebrità. Il lavoro di Norman Seeff si concentra sull'esplorazione della creatività dei suoi soggetti.
Per oltre quattro decenni, l'acclamato fotografo Norman Seeff ha prodotto alcune delle immagini più durature delle più grandi icone culturali del mondo, dai musicisti ai magnati, dagli attori agli atleti.
Abbiamo incontrato Norman Seef con la fotografia che ritrae Robert Mapplethorpe e Patti Smith nel periodo che li vedeva assieme (1969).
[Le fotografie]
Annie Leibovitz. John Belushi, Staten Island, New York, 1981.
Norman Seeff. John Belushi, Los Angeles 1981.
L’autore ha detto dell’incontro. "John è arrivato per la sessione con sua moglie Judy”. “Hanno ballato e si sono baciati; ricordo di essere rimasto sbalordito da come gestiva bene il suo oltraggioso senso dell'umorismo”. “Si stavano davvero divertendo insieme”. “In quel momento, ho visto un altro lato di lui”. “In seguito ho lavorato con lui da solo”. “C’era una vulnerabilità e una sensibilità che mi hanno toccato".