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[MIA FARROW, SUCCESSO E GOSSIP]

Mia Farrow nasce il 9 febbraio del 1945 a Los Angeles, in California, figlia del regista australiano John Farrow. Da bambina, trascorre un anno in un polmone d’acciaio per via della poliomielite. Per fortuna riesce a riprendersi. La sua carriera d’attrice sarà costellata di successi e grandi incontri, con anche qualche episodio a generare pettegolezzi. Grandi fotografi si sono interessati di lei.

La sua carriera inizia già a due anni, quando affianca la madre (anche lei attrice) in un cortometraggio. Nel 1965 vince il Golden Globe come migliore attrice emergente, ma la fama arriverà con “Peyton Place”, il serial TV che la vede al fianco di Ryan O’Neal.

Nel 1966 Mia sposa Frank Sinatra che ha 30 anni in più rispetto a lei. L’unione si conclude due anni dopo, nel 1968. Altri successi sono all’orizzonte. Sempre nel 1968, con "Rosemary's Baby", ottiene un’altra nomination ai Golden Globe. Il film è un cult del genere horror, nel quale la Farrow si trova comodamente a suo agio.

Nel 1970, ecco un’altra nomination per il film "John e Mary"; poi Mia si sposa con André Previn col quale ha due gemelli e un terzo figlio nel 1974. Poco dopo adotta due bambini di origini asiatiche provenienti dal Vietnam. In seguito adotterà anche una bimba coreana colpita da problemi di apprendimento e di linguaggio a causa di un'infanzia traumatica.

Stesso anno, altro successo: Mia veste i panni di Daisy Buchanan ne "Il grande Gatbsy" (tratto dal romanzo di Francis Scott Fitzgerald), in cui recita accanto a Robert Redford. Nel 1978 la Farrow recita per Robert Altman in "Un matrimonio", mentre l'anno seguente divorzia dal marito Previn.

Nel 1980 inizia una relazione con il regista e attore Woody Allen e adotta un altro bambino, Moses, nato due anni prima. La coppia trova uno sbocco anche a livello professionale, l’attrice, infatti, appare nei film di Allen "Una commedia sexy in una notte di mezza estate", "Zelig", "Broadway Danny Rose", "Supergirl la ragazza d'acciaio" e "La rosa purpurea del Cairo".

Nel 1987 Mia dà alla luce Satchel Ronan, il suo quarto figlio biologico, e torna a recitare per Woody Allen in "Radio Days" e "Settembre".

Nel 1992 conclude la relazione con Allen, scoprendo che il regista aveva da tempo una relazione con la sua figliastra. Nel frattempo, Mia adotta altri bambini. Nel 2000, dopo avere recitato per Colette Burson in "Coming Soon", la Farrow si vede assegnare una nuova nomination ai Golden Globe: è quella per "Il silenzio dell'amore" come migliore attrice protagonista in una miniserie o film per la televisione. Nel 2006 torna sul grande schermo con "Arthur e il popolo dei Minimei", di Luc Besson, regista che ritroverà nel 2009 in "Arthur e la vendetta di Maltazard".

In un’intervista Mia Farrow dirà che il padre biologico di Ronan sarebbe stato Frank Sinatra, col quale ha sempre mantenuto buoni rapporti; un altro episodio da “gossip” in una vita che ne è piena.

[Le fotografie]

Mia Farrow, David Bailey 1968.

Mia Farrow, Jeanloup Sieff, Parigi 1968

[Il fotografo, David Bailey]

“Se nascevi nell’East End londinese degli anni trenta non avevi molta scelta”. “Potevi diventare un pugile, un ladro d’auto o al limite un musicista”.

A dirlo è stato David Bailey, quasi a giustificare le sue origini modeste. Quel ragazzo si è poi fatto da solo e i suoi scatti hanno animato il mondo della moda, contribuendo alla nascita di quella che è stata definita Swinging London, un insieme di tendenze che si svilupparono a Londra negli anni ’60. Musica, moda, fotografia e cinema subirono le sue influenze, ecco quindi: i Beatles, la minigonna di Mary Quant e modelle come Twiggy e Jean Shrimpton (poi moglie del fotografo). Bailey divenne famoso come i soggetti che ritrasse, perché interprete e autore del loro lancio.

David Bailey è nato a Londra il 2 gennaio 1938 ed è ampiamente considerato uno dei più grandi fotografi, particolarmente per quanto attiene il ritratto di celebrità e la moda. Le origini di Bailey sono modeste e si dice abbia indossato scarpe di cartone durante l’infanzia.

L'interesse di Bailey per le arti potrebbe essere iniziato fin dalla tenera età, quando frequentava spesso le sale cinematografiche. Sua madre portava la famiglia al cinema quasi tutte le sere, perché costava meno che riscaldare la casa. Gli piaceva anche scattare foto usando una vecchia Brownie che aveva sua madre.

Bailey e la sua famiglia continuarono a vivere a Londra anche durante la Seconda Guerra Mondiale.

Bailey era ben lungi dall'essere un allievo eccezionale. La sua frequenza scolastica, durante i suoi anni più formativi, fu continuamente interrotta dalla campagna di bombardamenti tedeschi. Inoltre, a lui venne successivamente diagnosticata la dislessia, una condizione sconosciuta all'epoca. I malati di quella patologia erano generalmente considerati studenti a bassa intelligenza e spesso venivano ignorati dai loro insegnanti.

Legalmente, sarebbe dovuto rimanere a scuola fino all'età di 15 anni, cosa che fece. Ha poi trascorso tre anni portando avanti lavori senza prospettive. Nel 1956 fu arruolato nella Royal Air Force in base alla legislazione obbligatoria sul servizio nazionale e nel 1957 fu inviato a Singapore. Durante questo periodo, ha ampliato il suo interesse per la fotografia, acquistando una fotocamera Rolleiflex e interessandosi a Henri Cartier Bresson.

Nel 1958, quando il suo incarico militare volse al termine, Bailey decise di diventare un fotografo professionista. Voleva iscriversi al London College of Printing, ma la sua domanda venne respinta a causa dei suoi scarsi risultati accademici.

Nel 1959, Bailey riuscì a ottenere un lavoro con John French, un importante fotografo di moda e ritrattista dell'epoca. L'anno successivo ha ottenuto un contratto con l'edizione britannica della rivista Vogue, iniziando a costruirsi una solida reputazione come libero professionista.

L'arrivo di Bailey sulla scena fotografica ha coinciso con la rivoluzione culturale che divenne nota come The Swinging Sixties. Crebbe l’interesse del pubblico per la moda e le celebrità. Il mondo della musica pop stava attraversando un profondo cambiamento e il mondo ha visto sorgere la prima top model in assoluto, Jean Shrimpton, la cui fama era in parte attribuibile alle immagini sorprendenti che Bailey aveva prodotto con lei.

Bailey è diventato famoso quanto le star e le celebrità che ha fotografato. Si muoveva negli stessi ambienti dei principali attori e attrici del periodo ed era amico personale di membri della famiglia reale e di molti dei nomi più importanti dello spettacolo e del cinema.

Nel corso degli anni '60 e '70, Bailey ha attirato l'attenzione della stampa dopo una serie di matrimoni di alto profilo con Jean Shrimpton, Catherine Deneuve e Marie Helvin.

La sua “Box of Pin-Ups”, una serie di stampe pubblicate nel 1964, mostra chiaramente il mondo in cui si era trasferito. Presentava ritratti di Mick Jagger, Shrimpton, The Beatles, Andy Warhol, i famigerati Kray Twins e molti altri volti famosi.

Nel 1981 ha realizzato la fotografia di copertina del 33 giri “Strada facendo”, di Claudio Baglioni.

Bailey lavora ancora come fotografo e ha anche diretto documentari e spot pubblicitari. Ha sviluppato un interesse per la pittura, esponendo anche le sue opere.

Bailey ha ricevuto il titolo di Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla regina Elisabetta II e nel 2016 un premio alla carriera dall'International Center of Photography di New York. Le fotografie dell'autore sono conservate nelle collezioni della National Portrait Gallery e del Victoria and Albert Museum di Londra. Bailey attualmente vive e lavora a Londra come fotografo. Ha anche diretto documentari e spot pubblicitari, indirizzando i suoi interessi persino verso la pittura.

Nel 1966 fu realizzato il film Blow up di Michelangelo Antonioni. Argomento del film erano il lavoro e gli amori di un fotografo di moda londinese, il cui personaggio era ampiamente basato su David Bailey.

[Il fotografo, Jeanloup Sieff]

Jeanloup Sieff nasce a Parigi il 30 novembre 1933, da genitori polacchi. Studia filosofia alle superiori, per poi dedicarsi ad ambiti diversi, ognuno dei quali per pochissimo tempo, tra cui: letteratura, giornalismo e fotografia al Vaugirard di Parigi e a Vevey in Svizzera.

Ha ricevuto la sua prima macchina fotografica da suo zio a 14 anni. È stato pubblicato per la prima volta nel 1950 su Photo Revue. Quattro anni dopo, ha deciso di lavorare come fotografo freelance, ma il suo lavoro non è mai stato pubblicato. Alla fine ha collaborato con Elle per 3 anni, prima di dimettersi per entrare in Magnum, da cui ha rassegnato le dimissioni un anno dopo. Nel 1961 si trasferisce a New York e inizia a lavorare con Look, Glamour, Esquire e Harper’s Bazaar e con le edizioni europee di Vogue, Twen e Queen.

Nel 1979 è diventato membro del consiglio di amministrazione della Foundation Française of Photography a Lione ed è stato insignito della Legion d'Onore nel 1990.

Ha fotografato molte celebrità, tra cui Jane Birkin, Yves Montand, Alfred Hitchcock, Jacques-Henri Lartigue, Yves Saint-Laurent e Rudolf Nureyev.

Jeanloup Sieff è deceduto nel 2000. Come si legge su “Jeanloup Sieff, 40 anni di fotografia” (Taschen): “Il 20 settembre uscì di scena in punta di piedi, senza far rumore; cercando quasi di non far cader per terra le foglie autunnali”.

Quello che sorprende delle fotografie di Sieff è l’eleganza. I suoi lavori vivono di un’ambiguità discreta (a volte ironica), che tanto serve a immagini di quel tipo. Non siamo alla “teatralità” di Newton, ci mancherebbe; anche perché generalmente le fotografie del francese si compongono di un singolo soggetto.

Sieff fa molto uso dell’obiettivo grandangolare spinto, che conferisce un’impronta unica e inconfondibile al suo stile ironico e mai volgare; restituendo alle modelle delle forme più longilinee. Sieff è stato un importante riferimento per moltissimi fotografi, proprio per la sua visione particolare attraverso il grandangolo.

Il fotografo della sensualità, così verrà ricordato Sieff: quella che emerge dal suo lavoro commissionato dalle riviste di moda. Caratteristico era il suo attaccamento ai dettagli di un’immagine: dalla pastosità dell’incarnato per finire persino in una delicata peluria. Ma ciò che più colpisce di fronte a una fotografia di Jeanloup Sieff è il contrasto sorprendente, la gamma tonale, i neri profondi e una grana tutta particolare. Lui è tipicamente un fotografo in bianco e nero, il che ci piace ancora di più.

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