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A VENEZIA VINCE LA FOTOGRAFIA

“All the beauty and the bloodshed” di Laura Poitras vince il Leone d’Oro per il miglior film al Festival del Cinema di Venezia. La regista punta l’obiettivo su Nan Goldin, fotografa e attivista contro le big pharma.

Nan Goldin è una delle fotografe più controverse del XX secolo. Lei ha impressionato il mondo con i suoi ritratti spietati e coraggiosi. La sua infanzia rimane segnata dal suicidio della sorella maggiore, all’età di diciotto anni. I genitori si rifiutano di raccontare l’accaduto: sia in famiglia, che fuori; quasi a cercare una sorta di sopravvivenza interiore. Nan Goldin sviluppa invece un’ossessione verso la ricerca della verità, per quanto difficile da affrontarsi. Documenterà la vita artisticamente, senza dimenticare la propria convinzione.

Raggiunge la fama con “The ballad of sexual dependency”, nel 1978. L’opera si compone di un consistente numero di diapositive a colori, scattate in differenti periodi, accompagnate da una colonna sonora.

Nan Goldin, questioni di stile

Nan Goldin è convinta che l’immagine fotografica possa documentare delle esperienze autentiche, vere. La sua è una ricerca fotografica febbricitante e consistente, che volge l’obiettivo su tossici, drag queen, donne picchiate e istanti amorosi. Vengono alla ribalta AIDS e sesso, all’interno di elementi contraddittori ed estremi: lusso e miseria, lussuria e innocenza. Nan diventa un’ambasciatrice di un underground dal destino segnato, dove comunque rimangono i valori universali ai quali fare riferimento. La maggior parte dei soggetti di Goldin è morta negli anni '90, a causa dell'AIDS o dell'uso eccessivo di droghe.

Nella produzione fotografica di Nan Goldin sono presenti diversi autoritratti, una caratteristica tipica della fotografia al femminile. Ricordiamo quello del 1984, intitolato “Nan un mese dopo essere stata picchiata”, nel quale ci mostra i segni dell’accaduto, ma non una colpa e nemmeno un colpevole. Le basta la testimonianza e il ricordo, perché la fotografia, a suo dire, l’ha sempre aiutata a vivere.

Dal sito della biennale di Venezia (la biennale.org)

All the Beauty and the Bloodshed è la storia epica ed emozionante dell’artista e attivista di fama internazionale Nan Goldin, raccontata attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografie rivoluzionarie e rari filmati, della sua battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco. Al centro del film campeggiano le opere d’arte di Goldin The Ballad of Sexual Dependency, The Other Side, Sisters, Saints and Sibylse Memory Lost. In queste opere, Goldin ritrae gli amici rappresentandoli con bellezza e cruda tenerezza. Queste amicizie e l’eredità della sorella Barbara sono alla base di tutta l’arte di Nan Goldin.

Commento della regista

Ho iniziato a lavorare a questo film con Nan nel 2019, due anni dopo che aveva deciso di sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler nell’alimentare la crisi da overdose. Il processo di realizzazione di questo film è stato profondamente intimo. Nan e io ci incontravamo a casa sua nei fine settimana e parlavamo. All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare, e che il nucleo del film è costituito dall’arte, dalla fotografia di Nan e dall’eredità dei suoi amici e della sorella Barbara. Un’eredità di persone in fuga dall’America.

Nan Goldin, note biografiche

Influenzata dallo stile diretto e incrollabile di fotografi come Helmut Newton, Diane Arbus, August Sander, Nan Goldin è nota soprattutto per le sue immagini autobiografiche che descrivono relazioni profondamente personali. Il suo lavoro più famoso, The Ballad of Sexual Dependency (1980–86), è una presentazione accompagnata da musica, con immagini ambientate nella sua vita a New York negli anni '80. Esposto per la prima volta alla Biennale di Whitney del 1985, l'opera è stata esposta nel 2016 al Museum of Modern Art di New York.

Nata a Washington, DC, il 12 novembre 1953, Goldin è cresciuta nei sobborghi di Boston. Quando aveva undici anni, sua sorella maggiore si è suicidata; la tragedia ha avuto un profondo impatto sull'artista. Nel momento in cui è stata introdotta alla fotografia, all'età di quindici anni, ha immediatamente iniziato a utilizzare lo strumento per documentare se stessa e le persone a lei più vicine, nonché per esplorare questioni sociali come la crisi dell'HIV nel 1980 e l’epidemia di oppioidi. Goldin ha sempre mantenuto un livello di rispetto per i suoi soggetti, senza illustrarli come spettacoli.

Dopo la laurea presso la School of the Museum of Fine Arts di Boston, alla fine degli anni '70, Goldin si è trasferita a New York City. Le fotografie che ha scattato tra il 1979 e il 1986, sono diventate l'argomento principale di The Ballad of Sexual Dependency.

Le opere di Goldin sono conservate nelle collezioni più importanti di tutto il mondo, tra queste: la Tate Modern, Londra; il Museo di Arte Contemporanea, Los Angeles; e il Centre Pompidou, Parigi.

Le fotografie

Copertina del volume “The ballad of sexual dependency”

Nan Goldin, Misty and Jimmy Paulette in a taxi, NYC 1991

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