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LA RAGAZZA DEL PIPER

Nel giorno in cui nascono René Burri (1933) e Eadweard Muybridge (1830), già incontrati gli scorsi anni, ci occupiamo di una cantante, esplosa negli anni ’60 e sopravvissuta fino ad oggi con la tenacia della voce, forte di un apparire coinvolgente: Patty Pravo.

Parlare di Nicoletta Strambelli, poi diventata Patty Pravo, induce a un profondo senso di nostalgia. Il mondo giovane pareva cambiare direzione, in meglio. I ragazzi invadevano le strade alla conquista di una libertà nuova, fresca, nata dalla rimozione di tabù vecchi come l’umanità e diventati irrimediabilmente troppo rigidi.

Chi scrive, ricevette in regalo il 45 giri “La bambola” (1968), ma ai tempi era troppo giovane per capire i cambiamenti del mondo. Iniziava però a comprendere la bellezza della cantante: infinita, elegante; accompagnata da qualche nota trasgressiva, tipica di quella generazione. La voce era (ed è) calda, suadente, profonda; che nelle apparizioni televisive veniva accompagnata da una gestualità morbida e flessuosa, delle sole braccia e mani.

Patty Pravo ci accompagna ancora oggi negli ascolti liquidi con il brano “Dimmi che non vuoi morire” (1997): « La cambio io la vita che, che mi ha deluso più di te, portami al mare, fammi sognare e dimmi che non vuoi morire..». Il testo, di Vasco Rossi, parla di un incontro tra una donna e un uomo, con l’ombra di un’altra a incombere sui due. La vita però prende e da e la richiesta è semplice: «Portami al mare, fammi sognare e dimmi che non vuoi morire». Il “non morire” sta nel vivere il presente, vivendo l’illusione, tentando persino di cambiare momentaneamente vita. Patty nel brano oltre che brava risulta estremamente credibile, a suo agio, per andare al mare o anche altrove (1975): «La valigia blu, non l'ho certo dimenticata, la porto via con me. Forse riuscirò a ritrovar sorrisi con la mia valigia blu». E noi aspettiamo ancora oggi il suo di sorriso, languido come quelli che fanno sognare.

Patty Pravo, note biografiche

Patty Pravo nasce il 9 aprile del 1948 a Venezia, dove trascorre l'infanzia. Crescendo, s’iscrive al Conservatorio della sua città, per frequentare corsi di composizione e pianoforte. I tempi stanno cambiando: rock e beat invadono il mondo. Patty lascia Venezia per andare a Londra e conoscere così le nuove realtà musicali.

Di ritorno dalla Gran Bretagna, finisce per stabilirsi a Roma, dove nel frattempo era nato il "Piper", un noto locale notturno dell’epoca. In poco tempo Patty entra negli studi della RCA, dove registra il primo disco: "Ragazzo triste", versione italiana di "But you're mine" (tradotta da Gianni Boncompagni). Il successo è travolgente. Bastano pochi passaggi in TV per confermare il successo discografico, che viene replicato dalle registrazioni successive: "Sto con te" e "Qui e là", così come, negli anni '70 inoltrati, "Tu mi fai girar" e "Pazza idea". (quest'ultima è forse ancora oggi la canzone che più la rappresenta).

Patty Pravo partecipa a numerose serate in tutte le città d'Italia, a vari spettacoli televisivi e all'immancabile "Cantagiro". Arrivano anche le proposte cinematografiche, fra cui "L'immensità, La ragazza del Piper".
Gli anni ’80 per Patty saranno avari di successi, che inizieranno a riaccendersi nel decennio successivo. Nel 1994 incide a Pechino un nuovo lavoro: "Ideogrammi", cantato in italiano, cinese, francese e con l'utilizzo di "slang" inventati, traendo ispirazioni dai dialetti locali. Il disco non risponde alle attese.
La pausa continua fino al 1997 quando al Festival di Sanremo, grazie alla splendida interpretazione della canzone "Dimmi che non vuoi morire", firmata dal grande Vasco Rossi, riconquista il suo pubblico. L’album "Notte, guai e libertà" confermerà il successo raggiunto. Dopo un'altra collaborazione con Vasco Rossi nell'album "Una donna da sognare", nel 2002 torna a Sanremo con "L'immenso" e un nuovo album: "Radio station".
Numerosi diventano i suoi progetti: due colonne sonore, un film autobiografico, un disco live con la Piccola Orchestra Avion Travel e per finire uno show, "The fool", per Rai Uno.

A novembre 2007 esce l'album “Spero che ti piaccia...Pour toi...”, un omaggio alla cantante italo-francese Dalida, a vent'anni dalla sua morte. Il cd raccoglie brani tratti dal repertorio classico di Dalida, con nuovi arrangiamenti.
Nel 2008, esce il singolo "La bambola" per celebrare i quarant'anni dalla sua uscita. La nuova versione del brano, è accompagnata da un video in cui Patty Pravo omaggia Amy Winehouse. Nel mese di febbraio 2009 partecipa al Festival di Sanremo 2009 con il brano "E io un giorno verrò là". Torna a Sanremo 2011 con il brano "Il vento e le rose" e nel 2016 (per la decima volta) con il brano "Cieli immensi".

Cesare Colombo, il fotografo

Cesare Colombo è stato un protagonista della fotografia italiana, per due ragioni principali. Come studioso, nell’arco di quarant’anni, ha prodotto fotolibri e mostre di grande successo (da L’Occhio di Milano, 1977, alla Fotografia Italiana Anni Cinquanta, 2006); come fotografo, ha condotto un’indagine sulle vicende sociali dell’uomo, tra committenza e ricerca personale. Gli scatti di Cesare Colombo nascono con l’obbligo della testimonianza, ma lasciano spazio alla creatività, dove la poesia si eleva sul vortice della modernità.

Cesare Colombo nasce il 24 agosto 1935 in una famiglia di artisti: il padre Augusto era un pittore, mentre sua madre, pure pittrice, si occupava d’insegnamento. Negli anni ’50 sceglie la fotografia come professione, alla quale affianca la comunicazione visiva e la ricerca storica. Tra il 1955 e il 1957 le sue immagini compaiono sulle riveste “Fotografia” e “Ferrania”. Stringe poi un forte legame d’amicizia con Pietro Donzelli, Ugo Mulas, Paolo Monti, Gianni Berengo Gardin, mentre collabora con il mensile internazionale Camera, diretto da Romeo Martinez.

Nel 1965 pubblica il fotolibro “Le Prealpi Varesine” con lo scrittore Piero Chiara. Collabora anche alle pubblicazioni di autori famosi, quali Pepi Merisio (Terra di Bergamo) e Gianni Berengo Gardin (L'occhio come mestiere). Con Berengo e Toni Nicolini espone nel 1968 al Diaframma, la galleria fotografica diretta da Lanfranco Colombo, un gruppo d’immagini dal titolo “Il Nuovo Impegno, indagine collettiva sui problemi della società italiana (femminismo, psichiatria, pacifismo)”.
La sua attività professionale lo porta a produrre a servizi per Domus e Abitare, e per aziende come IRI, IBM, 3M, Ciba, Enimont. Curerà poi mostre e fotolibri, tra cui “L'occhio di Milano” del 1977 sul lavoro dei fotografi dal dopoguerra, e due indagini per Coop sui consumi italiani “Tra sogno e bisogno” (1986) e “Occhio al cibo” (1990).
Dal 1984 lavora per gli Archivi Alinari, producendo mostre come “Italia, Cento Anni di Fotografia” (1985), poi presentata negli Stati Uniti da Susan Sontag; o come “La fabbrica di immagini”, dedicata alla fotografia industriale (1988), fino alla grande rassegna “Un Paese unico; Italia, fotografie 1900 – 2000”, itinerante. Per il Touring Club ha curato il volume “Il Bel Paese (1994) con testi di Giuseppe De Rita e Indro Montanelli”. Nel 2001 ha curato per Einaudi l'inserto fotografico Identità Lombarda per la collana La Storia d'Italia.
Dal 1997 ha contribuito a valorizzare la Fototeca 3M Italia (ex Ferrania), e gli archivi del Touring Club Italiano.

Cesare Colombo muore a Milano il 18 gennaio 2016.

Abbiamo potuto ammirare le fotografie di Cesare Colombo nella mostra: “Cesare Colombo Fotografie 1952-2012”, tenutasi presso il Castello Sforzesco di Milano nel 2020. Oltre cento fotografie dal 1952 al 2012 raccontavano la città di Milano e i suoi molteplici aspetti culturali, economici, politici e sociali, lungo sessant’anni di sviluppo urbano, trasformazioni del lavoro, mutamenti del tessuto sociale.

La fotografia ci è state offerta da Silvia Colombo, che desideriamo ringraziare per la disponibilità che ci ha dedicato.

Le fotografie

“La Bambola”, copertina 45 giri.
Patty Pravo canta al Palalido, 1968 Milano. Ph. Cesare Colombo

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