FOTOGRAFIA DA LEGGERE …
Andiamo con ordine, il libro che abbiamo tra le mani è “Quelli di Bagheria”, a firma Ferdinando Scianna (Ortigia Editore). Già, ancora una volta ci rivolgiamo al fotografo siciliano, ma lui più di ogni altro è riuscito a coniugare parole e immagini, scritti e fotografie; per il nostro appuntamento settimanale diventa l’ospite ideale.
Ricordiamo di aver acquistato il volume a San Felice sul Panaro, durante l’evento di fotografia che si teneva lì. L’autore ci ha dedicato la copia, che peraltro era già firmata e numerata (n°159/350). Si tratta di un lavoro corposo, ampio, ricco di annotazioni e ricordi. Da tempo è sul nostro comodino e spesso lo consultiamo, con curiosità. E’ il tenore delle note scritte a stimolarci di continuo: alle volte evocative, in altre più esplicite; sempre però aderenti all’immagine, in profondità.
La lettura di “Quelli di Bagheria” ci ha aiutato molto. Se non altro, abbiamo avuto la conferma di come l’analisi della propria prossimità debba essere il soggetto ideale dell’appassionato di fotografia. Nella quarta di copertina si legge: «Credo che la massima ambizione per la fotografia sia di finire in un album di famiglia»; e questo ci è stato suggerito più volte. Nella prima pagina, però, troviamo queste parole: «Solo chi ha un villaggio nella memoria può avere un’esperienza cosmopolita” (Ernesto De Martino), questo per dire che la prossimità non rappresenta un limite, ma un modo per conoscersi e confrontarsi col mondo.
“Quelli di Bagheria”, piccola sinossi
Un album personale di fotografie e di parole. Ricordi di Bagheria, dove Ferdinando Scianna ha vissuto gli anni della prima giovinezza. Immagini scattate prima di scoprire la vocazione per la fotografia, e poi rimaste per molti anni in una cassettina di legno che aveva contenuto delle bottiglie. “Ho cercato di ricostruire, di immaginare, il mio paese, la mia infanzia, la mia adolescenza, in quel tempo, in quel luogo”. Le fotografie sono accompagnate dalle annotazioni, come in un diaro della memoria, per aiutare a far rivivere i ricordi. C’è il prete, padre Sammaco, proprietario di enormi mutandoni stesi al sole ad asciugare e ci sono i tagliarini fatti in casa e mangiati con le mani; c’è Renato Guttuso, l’unico compaesano che aveva fatto strada e ci sono i venditori di lumachine.
Le parole del libro
Sciascia stava già facendo una ricerca approfondita sul proprio paese. Leggiamo: «Dovremmo farla tutti, ci invitava Leonardo, ciascuno per il proprio paese, questa ricerca che io sto facendo per Racalmuto».
Scianna continua così: «Finché non ho scoperto che a Bagheria, in provincia di Palermo, il mio odiato e amato paese, in quello spazio di poco più di dieci chilometri quadrati dove ho vissuto praticamente senza mai muovermi fino alla prima giovinezza – che non era solo un luogo ficico ma un davvero ben particolare, dolce e terribile “luogo dell’anima” – avevo fatto tante fotografie, ben più numerose di quanto non sospettassi, e ben da prima che scoprissi l’incomprensibile vocazione di fare il fotografo. Fotografie che per una strana rimozione avevo quasi dimenticato senza dimenticarle affatto, sapendo benissimo che c’era quella cassettina di legno che aveva contenuto bottiglie di vino e che nella cassettina c’erano – e vi erano rimasti per oltre trent’anni – molti dei miei primi negativi, tenuti alla rinfusa e dei quali spesso non avevo nemmeno stampato i contatti. Di fotografie, naturalmente, a Bagheria ho continuato a farne nei miei numerosi, discontinui, desiderati, odiati, inevitabili ritorni. Ma tutte, scopro, sono state determinate dalle prime, quelle che dormivano nella cassetta di legno. Così ho cominciato a superare il mio consueto terrore per la parola scritta e a tentare, con le immagini e con i frammenti della mia memoria dell’infanzia e adolescenza a Bagheria, di realizzare qualcosa assomiglia a ciò che Sciascia mi aveva sollecitato a fare».
Più avanti l’autore fa una precisazione: «Ho sempre considerato molle, ipocrita, fortemente egoista la nostalgia. Non mi appartiene».
Ferdinando Scianna crede nella memoria, e non potrebbe essere diversamente visto il mestiere che ancora oggi porta avanti. Resta il fatto che lui definisce molto bene il “da dove veniamo” della sua vita e che lì inserisce i cambiamenti epocali vissuti, tecnologici e non solo.
Noi dovremmo cercare di fare lo stesso, anche utilizzando fotografie di altri e che non ci appartengono. Si tratta di “salvare” un tempo, di dargli un senso, approfondendo anche la conoscenza di se stessi. Questo libro può esserne lo stimolo, forte peraltro.
Una piccola precisazione: chi scrive spesso prova la nostalgia di ciò che è stato, ma non per questo si sente ipocrita o egoista (forse solo molle). Pensiamo sia differente la lettura delle parole e il senso che a loro viene attribuito. Abbiamo sempre considerato la nostalgia come l’altra faccia della felicità, che quindi diventa più tristezza: un'altra cosa, evidentemente.
Ferdinando Scianna, note biografiche
Ferdinando Scianna nasce a Bagheria in Sicilia, nel 1943. Comincia a fotografare negli anni '60, mentre frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia all'Università di Palermo. In questo periodo fotografa, in modo sistematico, la sua terra, la sua gente, le sue feste. Nel 1965 esce il volume Feste Religiose in Sicilia, con un saggio di Leonardo Sciascia: ha così inizio una lunga collaborazione e amicizia tra Scianna e lo scrittore siciliano. Pochi anni più tardi, nel 1967, si trasferisce a Milano, lavora per L'Europeo, e poi come corrispondente da Parigi, citta in cui vivrà per dieci anni. Nel 1977 pubblica in Francia Les Siciliens (Denoel), con testi di Domenique Fernandez e Leonardo Sciascia, e in Italia La villa dei mostri, sempre con un'introduzione di Sciascia. A Parigi scrive per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine Litteraire e soprattutto conosce Henri Cartier-Bresson, le cui opere lo avevano influenzato fin dalla gioventù. Il grande fotografo lo introdurrà nel 1982, come primo italiano, nella prestigiosa agenzia Magnum. Dal 1987 alterna al reportage la fotografia di moda riscuotendo un successo internazionale.
Ferdinando Scianna è autore di numerosi libri fotografici e svolge da anni un'attività critica e giornalistica; ha pubblicato moltissimi articoli su temi relativi alla fotografia e alla comunicazione per immagini in generale. Gli ultimi libri pubblicati con Contrasto sono Ti mangio con gli occhi (2013), Visti&Scritti (2014), Obiettivo ambiguo (2015) e In gioco (2016).
Le fotografie
Compagno d’oratorio, 1960. Ph. Ferdinando Scianna. Da “Quelli di Bagheria”.
Copertina del libro “Quelli di Bagheria”, di Ferdinando Scianna. Ortigia Editore.