FOTOGRAFIA DA LEGGERE …
In un lunedì d’agosto, ci concediamo un libro da leggere e vedere, soprattutto per coloro che sono ancora in vacanza. Si tratta di “Grandi fotografi a 33 giri”, a cura di Raffaella Perna, Edizioni Postcard.
Stanno tornando di moda e molti li ricordano tra le nostalgie giovanili. Sono i 33 giri, gli LP per dirla tutta: lato A e lato B, la puntina che scende lentamente, il suono (caldo) che si diffonde, la copertina (grande) da tenere tra le mani. Ai tempi con la musica s’intratteneva anche un rapporto tattile e visuale. La custodia di cartone ha fatto la storia della musica, perfino come oggetto di culto. C’era chi, di un disco, ne comprava due copie: una per l’ascolto, l’altra per la conservazione. La busta interna, quella che conteneva l’LP, di solito era di carta bianca e veniva inserita nel contenitore di cartone in modo che il disco non potesse uscire accidentalmente. L’ascolto era poi collettivo, perché, dopo un intenso passaparola, ci si trovava a casa dell’amico fortunato che aveva acquistato l’ultima incisione di suo gusto.
Grandi fotografi a 33 giri è stato pensato come una carrellata di cover che, dagli anni '50 fino a oggi, realizzate dai più grandi fotografi dell’epoca. Ne emerge una duplice valenza, culturale e commerciale, ma anche quello stimolo atto a costruire l’immaginazione visiva d’interpreti e musicisti.
Le copertine degli album, ricordiamolo, sono state uno dei modi principali in cui musicisti e artisti visivi hanno potuto collaborare tra loro. Molte copertine di album famosi sono diventate allo stesso tempo pezzi iconici di pop art.
Circa le fotografie, oltre alla copertina del libro, ne abbiamo scelta un’altra, arbitrariamente, ad di là del volume che abbiamo tra le mani. Si tratta della cover di “Horses”, l’album d’esordio di Patti Smith (1975). Lì la cantante (ma anche fotografa e poetessa) è stata ritratta da Robert Mapplethorpe. Loro hanno condiviso una storia insieme: d’amore, d’amicizia, di stima e rispetto; tutto ciò ci ha sempre affascinato.
Grandi fotografi a 33 giri, piccola sinossi.
Grazie alla sua duplice valenza estetica e pubblicitaria, da oltre sessant’anni la copertina del disco è uno tra gli strumenti più efficaci per diffondere le sperimentazioni fotografiche, talvolta assai radicali, presso un pubblico amplissimo e fortemente eterogeneo dal punto di vista geografico, anagrafico, sociale.
Attraverso una selezione di centoquaranta immagini, il volume propone per la prima volta una vasta ricognizione sulle cover realizzate, dagli anni Cinquanta ad oggi, da fotografi riconosciuti a livello internazionale, tra cui Richard Avedon, Robert Frank, Lee Friedlander, Luigi Ghirri, William Klein, David La Chapelle, Robert Mapplethorpe, Helmut Newton, Irving Penn, Pierre&Gilles, W.E.Smith.
Raffaella Perna, note biografiche
Raffaella Perna (Roma, 1982) insegna Storia dell’arte contemporanea all’Università di Roma La Sapienza. È autrice dei libri: Piero Manzoni e Roma (2017), Pablo Echaurren, il movimento del ‘77 e gli indiani metropolitani (2016), Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta (2013), Wilhelm von Gloeden (2013), In forma di fotografia. Ricerca artistiche in Italia dal 1960 al 1970 (2009). Ha curato e co-curato numerose mostre, tra cui: The Unexpected Subject 1978 Art and Feminism in Italy (Frigoriferi Milanesi, 2019), L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2018 (Triennale di Milano e Palazzo delle Esposizioni, Roma), Ketty La Rocca 80 (XVII Biennale Donna, Ferrara 2018, con F. Gallo), Grandi fotografi a 33 giri e Synchronicity. Record Covers by Artists (Auditorium Parco della Musica, 2010 e 2012). Tra i libri che ha curato si ricordano Le polaroid di Moro(con S. Bianchi), Il gesto femminista (con I. Bussoni), Per un museo della fotografia a Roma (con I. Schiaffini) ed Etica e fotografia. Potere, ideologia e violenza dell’immagine fotografica (con I. Schiaffini). È direttrice della collana editoriale Quaderni della Fondazione Echaurren Salaris(Postmedia Books), nell’ambito della quale ha curato la riedizione del libro I viaggi di Brek di Gastone Novelli. Collabora con Flash Art e fa parte del centro di ricerca FAF (Fotografia, arte, femminismo). La Fondazione Quadriennale di Roma le ha affidato l’incarico di coordinare il progetto Network universitario, dedicato a promuovere gli scambi tra l’istituzione e le università.
(Fonte: Sito Postcard)
Patti Smith, la fotografia e Robert Mapplethorpe
Lei è un'icona del rock, ma non solo. Perché Patti Smith, poetessa e cantante, nasce fotografa: con una passione poi accantonata per la poesia e il canto. Sarà la morte del marito a riavvicinarla alla sua Polaroid, allontanandola, per il dolore, dal palcoscenico e dai versi. Molte sono le mostre che l’hanno vista come autrice, in tutto il mondo: tra Parigi, Montreal e Roma, solo per citare alcune tappe. Memorabile quella di Firenze (2009), dal titolo «Patti Smith: fotografie per Firenze », ottanta scatti in bianco e nero, solo con la polaroid, scelte dall'artista. Si trattava d’immagini private, catturate sin dal 2000, tutte accompagnate dalla suggestione della memoria: la chitarra, le pantofole di Robert Mapplethorpe, il David di Michelangelo, le pantofole di Nureyev, un cavallo pensieroso in un prato.
Per comprendere il valore artistico di Patti Smith bisogna entrare nella sua vita, ma soprattutto in quella relazione che l’ha legata per anni al fotografo Robert Mapplethorpe. S’incontrano giovanissimi, squattrinati e senza dote, a New York, alla fine degli anni ’60. Lei ancora non sa che canterà, lui non ha nemmeno percepito il proprio essere gay. Si amano e si lasciano, ma restano amici, pronti ad aiutarsi per tutta la vita. Lei continuerà a scrivergli, ricordandolo, anche dopo la sua scomparsa (1989). Entrambi rappresentano la creatività sempre giovane, senza limiti o perplessità. Non c’è diversità che possa fermarli, nemmeno la morte. Come culla hanno avuto la New York più vitale che si conosca: quella di William Burroughs, Allen Ginsberg, Jimi Hendrix, Janis Joplin. Anche lo sguardo reciproco ne risulterà influenzato, come quello di lei nella copertina di Horses: lui scatta, ma lo si vede. Non ci sono trucchi, né flash: solo una presenza reciproca. Sono soli, loro due: splendidamente insieme.
Le fotografie
Copertina del disco “Horses”, di Patti Smith. Ph. Robert Mapplethorpe.
Copertina del libro “Grandi fotografi a 33 giri”, a cura di Raffaella Perna, Edizioni Postcard.