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I 70 DI NANNI MORETTI

Ricordiamo il compleanno di Nanni Moretti il giorno dopo. La Giornata Mondiale della Fotografia ha avuto il sopravvento, ma crediamo che il regista possa perdonarci, per i valori che ha sempre richiamato di fronte alle arti in cui crede.

Abbiamo visto di recente il suo ultimo film, “Il Sol dell’Avvenire”; e ci siamo riconciliati col cinema, da troppo tempo consumato con lo streaming televisivo. La pellicola (si può dire ancora così?) scorre confortevolmente, tra meraviglia e momenti di magica commozione. I temi affrontati dalla trama sono tanti: il cinema, la famiglia, la politica, l’amore; tutti raccontati con simpatia. Per un po’ ci viene palesato un baratro, dove tutto pare finito: la politica, forse, ma anche la cultura, con un taglio generazionale che impedisce un dialogo corretto con i propri figli. Alla fine le cose sembrano prendere una giusta direzione, con una scena finale (stupenda!) che strappa qualche lacrima: di quelle buone, che è bello potere asciugare.
Nel film abbiamo riconosciuto il Moretti di sempre: lucido, esplicito, schierato, attento. Certo, cavalca la sinistra, quella che lui vorrebbe; ma l’ha sempre fatto. Come dimenticare la sua esortazione a D’Alema in “Aprile”: «Reagisci, dì qualcosa di sinistra, o anche non di sinistra; ma dì qualcosa».
Nel film emerge fortemente il rapporto tra il regista romano e la musica. La colonna sonora, infatti, è caratterizzata da brani musicali famosi, eccoli: Sono solo parole (Noemi), Think (Aretha Franklin), Voglio vederti danzare (Franco Battiato), Lontano lontano (Luigi Tenco), La canzone dell’amore perduto (Fabrizio De Andrè), Et si tu n’existais pas (Joe Dassin). Voglio vederti danzare, di Franco Battiato, risuona nella sequenza più emozionante di tutto il film, quando gli attori iniziano a ballare con il regista, felici per il nuovo finale che è stato concesso loro.

Di Moretti vogliamo ricordare “Caro Diario”, forse il suo miglior film; di certo quello che abbiamo apprezzato maggiormente. Tre episodi (In Vespa, Le isole, Medici) dove scorrono desideri e paure; ma anche il senso dei film, il significato dell’età, il timore per la malattia. Si tratta di un lavoro che scaglia frammenti, ma ricchissimo nei contenuti, intimamente generoso.

Prima conoscere da vicino Nanni Moretti, vogliamo riprendere una notizia già pubblicata lo scorso anno, ma importante storicamente e per il fotografo coinvolto.

I Russi a Praga, 20 agosto 1968

Sono le 23 del 20 agosto del 1968. Le truppe sovietiche varcano la frontiera cecoslovacca e puntano su Praga. L’invasione russa mette fine a ogni sogno di “primavera”. In Cecoslovacchia, dal 5 gennaio 1968, è in carica un governo presieduto dal riformista Alexander Dubcek, che ha portato avanti un programma di riforme politiche democratiche riguardanti anche i sindacati (che rinascono) e la libertà di stampa. Il timore sovietico è che l’esempio della Cecoslovacchia costituisca un precedente nell’Europa Orientale.

Josef Koudelka – giovane fotografo di talento nato in un piccolo paese in Moravia – è a Praga. Quell’alba del 21 agosto scende in strada come tutti e, con la sua macchina fotografica, scatta. Lo fa senza sosta, senza pausa, con il bisogno di farlo semplicemente perché è lì, nella città che conosce e dove vive. Il fotografo ha dichiarato: «Mi sono trovato davanti a qualcosa più grande di me. Era una situazione straordinaria, in cui non c’era tempo di ragionare, ma quella era la mia vita, la mia storia, il mio Paese, il mio problema».

Nanni Moretti, note biografiche

Nanni Moretti nasce a Brunico il 19 agosto 1953 da una famiglia d’insegnanti. Cresce a Roma, dove vive l’adolescenza tra due grandi passioni: il cinema e la pallanuoto (sport ripreso nel suo film “Palombella rossa”, del 1989).
Dopo il liceo classico, compra una cinepresa e realizza due cortometraggi con un budget limitato: "La sconfitta" e "Patè de bourgeois" (1973). Tre anni dopo girail suo primo lungometraggio "Io sono un autarchico".
Nel 1978 Moretti approda finalmente nel mondo del cinema che conta con "Ecce Bombo", un lavoro diverso, lunatico, impossibile; un film dal quale abbiamo fatto incetta di molte frasi, come quella in cui il protagonista, colloquiando con un'amica, in risposta alla domanda "Come campi?", si sente dire: "Ma... te l'ho detto: giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose".

Dopo il successo di “Ecce Bombo” sono seguiti altri film, tutti di buon riscontro: "Sogni d'oro" (1981, Leone d'Oro a Venezia), "Bianca" (1983), "La messa è finita" (1985, Orso d'Argento a Berlino), "Palombella rossa" (1989) e uno dei capolavori assoluti del cinema italiano, "Caro Diario" (1993, premio per la migliore regia a Cannes).
Di "Aprile" (1998) abbiamo già fatto cenno, un altro lavoro da cui sono state attinte battute a non finire, ma è giusto richiamare alla memoria “La Stanza del Figlio” (2001), dove il regista mette in mostra tutta la sua umanità.

Moretti ha fondato la "Sacher film" a conferma della propria indipendenza, anche a livello produttivo. Non ha mai parlato molto, il regista, preferendo dialogare, esponendosi con forza, attraverso l’arte che lo ha reso famoso.
Il suo undicesimo film, girato a Roma, si intitola "Habemus Papam" (2011). Nel 2015 esce "Mia madre", interpretato da Moretti assieme a Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, dove si racconta il difficile periodo di una regista di successo, diviso tra il set del suo nuovo film e la sua vita privata.
Dopo un po’ di tempo, nel 2021, arriverà "Tre piani" e poi, quest’anno, “Il Sol dell’Avvenire”. Aspettiamo dell’altro, però, per amore del cinema.

Il fotografo Matteo Chinellato, note biografiche

Matteo Chinellato nasce a Venezia il 24 luglio 1974. La sua passione per la fotografia prende vita attraverso il padre, restauratore d'arte, per il quale usa macchine fotografiche analogiche, documentando i restauri su dipinti e altri oggetti artistici che arrivano presso il laboratorio. A circa 10 anni riceve in regalo una Mupi M6, con la quale inizia a scattare le prime fotografie. Verso il 1985, con la visita di Papa Giovanni Paolo II a Venezia, usa per la prima volta una Pentax MX con zoom e produce i primi lavori di "cronaca". Da quel momento la passione per la fotografia sarà totale.
Dopo essersi diplomato come Maestro d'Arte d'Oreficeria presso l'Istituto d'Arte di Venezia, s’iscrive all'Università in Beni Culturali, ma dopo soli due anni abbandona gli studi a causa del servizio di leva. In questi due anni di Università incontrerà un personaggio chiave della fotografia, quel prof. Italo Zannier che gli farà conoscere la Storia della Fotografia. Con lui resta ancora una solida amicizia.
Verso il 1997 inizia ad aiutare i suoi genitori fotografando quelle opere che arrivano continuamente presso il laboratorio di restauro, come documentazione fotografica del proseguimento dei lavori. Sarà anche il fotografo ufficiale durante l'allestimento delle mostre presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
Nel 2009 passa dalla fotografia amatoriale a quella professionale, specializzandosi in micro-macro fotografia mineralogica-gemmologica, natura, aeronautica, cinema e cronaca. Accreditato a diversi eventi importanti di Venezia (Mostre del Cinema, America's Cup, Visita Pontificia etc.) diventa collaboratore di Getty Images, CorbisImages e PhotoShot, oltre che di varie testate come il Corriere della Sera - Veneto.
Nel 2014, con la collaborazione del prof. Zannier, espone la prima personale dedicata a Venezia, con un ottimo successo di pubblico. Diverse sue fotografie si trovano nelle collezioni private di vari famosi fotografi italiani. Nel settembre 2014 ha esposto la sua seconda personale dedicata alla Mostra del Cinema di Venezia e nel novembre 2014 una terza dedicata alla Grande Guerra.

www.chinellatophoto.it

Le fotografie

Una scena del film “Caro Diario”.
Nanni Moretti alla 79^ Mostra del Cinema di Venezia (2022). Ph. Matteo Chinellato.

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