INSEGUENDO LA PANTERA ROSA
Ottanta anni addietro veniva annunciata l’entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile (Siracusa), firmato dal governo Badoglio. L'Italia si arrese alle Nazioni Unite. Ne abbiamo parlato gli anni scorsi, riferendoci anche a dei rilievi cinematografici. Quest’anno divaghiamo un poco, senza per questo voler ridurre la valenza culturale della storia, particolarmente quella che ci riguarda da vicino.
Una curiosità, l’8 Settembre 1930 nasce lo Scotch, prodotto dall'azienda di imballaggi 3M di St. Paul in Minnesota. L’invenzione la si deve all’ingegnere Richard Drew, un giovanotto appassionato suonatore di banjo. Curiosa è la genesi del nome. I primi nastri adesivi portavano la colla solo sulle due parti esterne del nastro, per risparmiare materia prima. Uno dei clienti si arrabbiò col venditore: «Invita i tuoi padroni a essere meno tirchi»; e tradusse il termine “tirchio” in scotch, perché agli scozzesi veniva attribuito un eccesso di virtù della parsimonia. Il nome restò e anzi suggerì ai fabbricanti l’idea di contrassegnare i loro nostri adesivi con il disegno a scacchi e i colori vivaci dei tessuti scozzesi.
Per incontrare i fotografi abbiamo scelto un attore nato l’8 settembre, Peter Sellers: mattatore, trasformista, interprete istrionico tra i più amati e venerati. Lui ha lasciato il segno per la sua mimica, il suo talento smisurato e la sua innata simpatia.
Peter Sellers, note di vita
Peter Sellers nasce l'8 settembre 1925 a Southsea, Hampshire. I suoi genitori erano esperti attori di varietà e lui impiega poco tempo ad apprendere tutto il necessario per nutrire le sue capacità. Voleva diventare un batterista professionista e si è anche esibito in alcuni concerti nelle basi dell'esercito britannico durante la seconda guerra mondiale. Ha sviluppato le sue abilità recitative mentre prestava servizio nella Royal Air Force e alla fine decise di abbandonare la batteria in favore della commedia.
Nei primi anni '50 debutta al cinema, ma solo nel 1955 si mette in luce come un idiota imbroglione in "La signora omicidi".
Seguendo il consiglio della star del film Alec Guinness, Sellers ha cercato di evitare di interpretare lo stesso personaggio due volte. Gli piaceva particolarmente scomparire in personaggi molto più vecchi di lui (La pazza eredità, 1957; La battaglia dei sessi, 1959) e interpretare più ruoli (l ruggito del topo, 1959). Ha realizzato alcuni dei suoi lavori migliori alla fine degli anni '50 e all'inizio degli anni '60, caratterizzando l'ostinato rappresentante sindacale Fred Kite in Nudi alla meta (1959). Gli americani iniziarono a lodarlo come un genio. Uno di questi americani fu il regista Stanley Kubrick, che lo scelse per il ruolo di Clare Quilty in Lolita (1962) e per i tre ruoli superbamente definiti nella brillante "commedia dell'apocalisse" Il dottor Stranamore - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1964).
Il ruolo che gli è valso lo status di superstar è stato quello del magnificamente inetto ispettore Clouseau in La pantera rosa (1963) e Uno scatto nel buio (1964), entrambi diretti da Blake Edwards. Il successo di questi progetti fu rovinato dall'infarto quasi fatale di Sellers nel 1964. I film di questo periodo includevano Ciao Pussycat (1965), James Bond 007 - Casino Royale (1967), Lasciami baciare la farfalla (1968) e M'è caduta una ragazza nel piatto (1970). Non avrebbe più ripreso il suo ritmo fino alla metà degli anni '70, quando ha ripetuto il ruolo dell'ispettore Clouseau in tre redditizi sequel della Pantera Rosa.
Nel 1979 Sellers realizzò quella che molti considerano la sua migliore interpretazione, nei panni dell'ingenuo giardiniere Chance in Oltre il giardino. Soffrendo una serie di attacchi di cuore, morì all'età di 54 anni, il 24 luglio 1980. La sua ultima "performance" in Il sentiero della pantera rosa (pubblicato postumo nel 1982) fu un miscuglio di spezzoni di film precedenti.
Il fotografo, Terry O’Neill
Terry O’Neill è nato il 30 luglio 1938 da genitori irlandesi a Romford, nell'East London. Dopo aver rinunciato alla sua ambizione di diventare un batterista jazz, iniziò a dedicarsi alla fotografia, con un particolare interesse nei confronti del fotogiornalismo. O'Neill si è affacciato alla professione durante i primi anni '60. Mentre altri fotografi si concentravano su terremoti, guerre e politica, lui si rese conto come la cultura giovanile potesse trasformarsi in notizia su scala globale, così iniziò a raccontare i volti emergenti del cinema, della moda e della musica, che avrebbero poi definito gli Swinging Sixties.
Nel 1959, O'Neill scattò una fotografia al ministro degli Interni, Rab Butler, mentre dormiva all'aeroporto di Heathrow. L'immagine è stata utilizzata sulla copertina del Sunday Dispatch e l'editore ha offerto a O'Neill un lavoro part-time. Successivamente avrebbe trovato un ulteriore impiego presso il principale tabloid nazionale britannico, The Daily Sketch.
Dopo il successo iniziale, O'Neill è passato a lavorare come freelance. Ha fotografato i Beatles e i Rolling Stones, presentando i musicisti in un modo rilassato e naturale. Molte celebrità si sono presentate davanti il suo obiettivo, tra queste: Winston Churchill, Nelson Mandela, Frank Sinatra, Elvis, Amy Winehouse, Audrey Hepburn e tutti gli attori di James Bond. Definito il pioniere della fotografia di backstage, le immagini di O'Neill sono apparse su album rock, poster di film e copertine di riviste internazionali. Il suo lavoro è apparso su Look, Life, Vogue, Paris Match, Rolling Stone, consolidando la sua eredità come uno dei fotografi più pubblicati degli anni '60 e '70.
Durante gli anni '80 Terry O'Neill divenne il fotografo preferito di Hollywood. Ha esposto numerose volte nel Regno Unito e a livello internazionale. Il suo lavoro è conservato esclusivamente nella collezione della National Portrait Gallery di Londra, dove si prendono cura di 77 delle sue stampe.
O'Neill ci ha lasciato nel novembre 2019.
Pierluigi Praturlon, note di vita
Viaggiamo indietro con la mente. Siamo a Roma nel 1960, una donna bionda in abito da sera entra in Fontana di Trevi. Lei si chiama Anita Ekberg, bellissima interprete de “La Dolce Vita”, di Federico Fellini, nella scena maggiormente iconica di tutto il film.
Pochi spettatori sanno che quella scena del film è la ricostruzione di un evento reale. Due anni prima, Ekberg aveva trascorso la serata con un fotografo di scena, Pierluigi Praturlon, al nightclub Rancho Grande di Roma. Per alleviare i suoi piedi doloranti, sulla strada di casa era entrata nella fontana. Praturlon, che non andava mai da nessuna parte senza la sua Leica, ha illuminato la scena con i fari della sua auto e ha colto il momento in una fotografia che Fellini ha poi visto su una rivista, Tempo Illustrato.
Pierluigi Praturlon è nato a Roma nel 1924. Ha iniziato la sua carriera come "fotografo di strada" nel 1946 e, solo pochi anni dopo, divenne il "principe" della fotografia di scena in Italia, lavorando (1959-1987) sui set cinematografici di Cinecittà e Hollywood. Con più di 400 film Pierluigi Praturlon ha fotografato la realizzazione di capolavori acclamati della storia del cinema: Ben Hur, Cleopatra, La grande guerra, 007 Thunderball, Grand Prix, La Dolce Vita, La pantera rosa, Matrimonio all'italiana, Amarcord, La Ciociara.
A quel tempo era l'unico fotografo italiano in grado di parlare correntemente l'inglese (conosceva cinque lingue). Per questo motivo, egli è stato in grado di sviluppare rapporti diretti con attori e registi di film e lavorare come il fotografo ufficiale delle icone del cinema come Sophia Loren, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Anita Ekberg, Raquel Welch, Peter Sellers, Frank Sinatra, Ursula Andress e molti altri.
Insomma, Pierluigi non era un paparazzo, anche perché non ha mai rovinato una celebrità. Claudia Cardinale lo definiva come un gentiluomo.
Avendo lavorato all'inizio della sua carriera come fotoreporter, Praturlon è stato in grado di portare sul set cinematografico il senso del reportage di; anzi, gli è attribuito il merito di aver trasformato l'arte del fotografo di scena. Prima del suo arrivo, almeno in Italia, le star si limitavano a posare per le immagini fisse durante le pause delle riprese; Praturlon ha vagato per i set, catturandoli mentre svolgevano il loro lavoro.
Il 1960, anno de “La Dolce Vita”, fu l'apice della carriera di Praturlon. L'ultimo film importante in cui ha lavorato è stato Ginger e Fred di Fellini, uscito nel 1986. Gli ultimi anni di Praturlon furono tristi: una spirale discendente di alcol e depressione che si concluse con la sua morte nel 1999. Ancora oggi, pochi conoscono il ruolo che aveva avuto nel raccontare il periodo d'oro del cinema italiano.
Claudia Cardinale scrisse di lui: «Guardare le foto di Pierluigi Praturlon e riflettere su di esse è rivivere un'epoca gloriosa, ma irrimediabilmente perduta, alla quale non posso non guardare indietro con un pizzico di orgoglio e rimpianto».
Le fotografie
Peter Sellers fotografa con una Linhof, Roma 1965. Terry O'Neill.
Peter Sellers e Britt Ekland, 1970. Pierluigi Praturlon.