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NASCE LA LEGGENDA DEL SOUL

“(Sittin’ on) The dock of the bay” non l’aveva ancora sentita nessuno quando lui era in vita: Otis Redding l’aveva incisa tre giorni prima di morire in un incidente aereo, il 10 dicembre 1967. Ha vissuto solo 26 anni, ma sono bastati per farlo diventare un mito della musica soul.

Otis ci lascia in eredità uno dei brani più belli di sempre, da ascoltare al di là delle parole, solo per i sentimenti che esprime con le note. Si tratta di un inno, quasi di un proclama: quello della dolce pigrizia nel vedere passare le navi, alla faccia dello stress della vita e delle pressioni che ci giungono ogni giorno. Otis Redding la compose dopo la sua esibizione al Festival di Monterey, diventata leggenda. La registrò il 7 dicembre 1967, fischiettandone il finale in attesa di trovare i versi giusti. Tre giorni dopo l’aereo su cui viaggiava precipitò in un lago del Wisconsin. Lui aveva 26 anni. Diventò il suo più grande successo di sempre, fischiettato per far sì che noi potessimo fare altrettanto.
La prima strofa:

Sittin' on the dock of the bay
Sittin' in the morning sun
I'll be sittin' when the evening comes
Watching the ships roll in
Then I watch them roll away again, yeah

Sono seduto sul molo della baia
sono seduto nella luce del mattino
sarò (ancora) qui quando la sera arriverà
a guardare le navi entrare in porto
e poi a guardarle mentre vanno via di nuovo

Otis Redding è la leggenda del soul, ne incarna l’anima. Lui nasce a Dawson, in Georgia, il 9 settembre 1941, ma poi si trasferisce a Macon con la sua famiglia quando aveva due anni. La sua carriera è iniziata in tenera età, come cantante e musicista nel coro della Vineville Baptist Church. Da adolescente ha iniziato a competere nel talent show Douglass Theatre, che ha vinto 15 volte di fila. Dopo non gli è più stato permesso di competere. All'età di 18 anni, Otis si unisce a Johnny Jenkins, che poi accompagna a Memphis, in Tennessee, per una sessione di registrazione alla Stax Records, nell'agosto 1962. Lì gli fu permesso di registrare qualche brano. Il risultato è stato "These Arms Of Mine", pubblicato nel 1962. Questo è stato il primo di molti singoli di successo (inclusi i classici "I've Been Loving You Too Long", e "Try A Little Tenereerness"). Otis ha poi continuato a fare tournée negli Stati Uniti, Canada, Europa e Caraibi, con grandi successi al botteghino. Nel 1999, è stato premiato con un Grammy Award alla carriera e le sue canzoni continuano a essere ascoltate da persone di diverse generazioni. (Sittin' on) the Dock of the Bay (singolo pubblicato postumo) accompagna frequentemente i viaggi in auto di chi scrive.
il 10 dicembre 1967 Otis muore in un incidente aereo nel Wisconsin.

Il fotografo Tony Frank

Tony Frank è un fotografo francese nato nel 1945. La sua carriera inizia negli anni '60, come uno dei fotografi più richiesti della rivista francese “Salut les Copains”, per poi lavorare per Hit Magazine fino al 1975.

L'agenzia Sygma-Corbis lo assume regolarmente come fotografo freelance per documentare storie per le più grandi riviste francesi. Inoltre, Tony continua a realizzare servizi fotografici su richiesta dei suoi artisti preferiti e delle case discografiche, per le quali ha prodotto copertine di singoli e album.
Più che il fotografo delle star, ne è diventato il confidente. Nel corso degli anni ha lavorato come fotografo ufficiale di Johnny Hallyday, Serge Gainsbourg, Véronique Sanson, per citarne solo alcuni.

Il suo lavoro include foto di: Woody Allen, Louis Armstrong, Charles Aznavour, Nathalie Baye, Chuck Berry, Jean Paul Belmondo, Jane Birkin, James Brown, Ray Charles, Julien Clerc, Alain Delon, Catherine Deneuve, Matt Dillon, Donovan, Bob Dylan , Marianne Faithfull, Claude François, Jean Luc Godard, Nina Hagen, Mick Jagger, Elton John, Tom Jones, Madonna, Mireille Mathieu, Michel Polnareff, Queen, Otis Redding, Sony & Cher, Tina Turner, Sylvie Vartan, The Who, Frank Zappa.
Vive a Parigi.

Il fotografo Jim Marshall

Un uomo è fortunato se per vivere fa quello che ama fare. Jim Marshall è stato davvero fortunato. Quando era appena un adolescente, a San Francisco, ha preso tra le mani una Kodak Brownie iniziando a sperimentare. Una fotografia che qualcuno gli ha scattato mentre tagliava il traguardo come membro della squadra di atletica della Lowell High School gli ha fatto capire come le fotocamere possano davvero fermare il tempo, permettendo di ispezionarlo, traendone poi un adeguato insegnamento.
Quando ha potuto usare la sua prima Leica M2, la scelta era fatta. Sapeva cosa voleva fare per il resto della vita. Fortunatamente, per Marshall, si trovava nel posto giusto al momento giusto: lo scenario della musica jazz a San Francisco era affascinante, una vetrina ricca di talenti, con molti personaggi famosi di passaggio.
Marshall ottenne la sua prima foto di John Coltrane nel 1960, quando il sassofonista tenore gli chiese indicazioni per raggiungere la casa di un critico. Marshall senza imbarazzo rispose: "Ti porterò lì se mi lasci fare un paio di foto". Così accompagnò Coltrane e tra i due nacque un'amicizia che portò a ritratti jazz di altri artisti come Miles Davis, Thelonious Monk e Ben Webster.
In città, però stava sbocciando una controcultura e Marshall circolava tra gli artisti che avrebbero voluto far parte dell’ondata rock. Nessuno gli ha mai rifiutato una fotografia. "Considero il fotografare una persona alla stregua di un patto ", disse una volta. "Si presentano a me e li tratto con dignità”. “Mi rifiuto di violare la loro fiducia".
In qualche modo i suoi soggetti hanno percepito il suo atteggiamento, e quella fiducia reciproca ha prodotto alcune foto straordinarie, come quelle di Jimi Hendrix, Bob Dylan, Johnny Cash, e poi dei Beatles e Rolling Stones.

In molti hanno definito Marshall come l’Henri Cartier Bresson della fotografia musicale. E proprio come il fotografo francese ha raccontato la Parigi a metà del ventesimo secolo, per farla apprezzare al mondo; Marshall ha fatto lo stesso con il cuore culturale degli anni ’60 e ’70.

Le fotografie

Otis Redding. Ph. Tony Frank, 1966
Otis Redding. Ph. Jim Marshall

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