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GIORNATA MONDIALE DELLA GENTILEZZA

Il 13 novembre, e in tutto il mondo, si celebra la ‘Giornata mondiale della gentilezza’, lanciata attraverso una conferenza del 1997 a Tokyo e introdotta in Italia dal 2000. Una giornata in cui, in definitiva, si può diventare più felici essendo gentili.
Su molti siti sono comparsi dei decaloghi, tutti a suggerire un comportamento: sul lavoro, in auto, tra la gente, con gli sconosciuti. In realtà, almeno per un giorno (ma poi, perché non continuare?) la gentilezza dovrà essere un modo di porsi, incentrato sull’attenzione verso gli altri. Ciò a cui facciamo riferimento è una qualità, ma soprattutto una caratteristica etica. La cortesia dei piccoli gesti, la pazienza, la cura, l’ascolto dei bisogni degli altri, dovranno diventare un imperativo. Del resto, aveva ragione Platone: «Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre».

E la fotografia? Cosa c’entra in tutto questo? Beh, confessiamolo: in questo lunedì di novembre stiamo divagando. Certo, la gentilezza può essere ritratta, documentata, raccontata; ma non è questo che alimenta i nostri interessi, non oggi. Lo stesso cinema ci ha offerto sequenze iconiche, ma la retorica era sempre in agguato, soprattutto quando il nostro sguardo s’indirizzava alla ricerca dell’etica e non del senso della scena.

Insomma, ciò che cerchiamo oggi è l’atteggiamento del fotografo, il suo approccio con la realtà, il modo di porsi. Subito ci viene in mente Gianni Berengo Gardin. Lo conosciamo bene e questo forse ci condiziona; ma lui ha sempre cercato (e narrato) la gente comune, per scelta. Già questo suggerisce una sorta di gentilezza, perché per affrontare gli sconosciuti occorre saper ascoltare, prima ancora di vedere.
E allora lasciamoci andare nelle immagini del fotografo ligure, riconoscendo la gentilezza manifestata nei baci degli amanti, nelle carezze, nei balli di chi festeggia un giorno qualunque, nelle feste, nei tram, nelle case, in quella coppia ben vestita che sta andando chissà dove. Berengo ha salvato un tempo, nel quale tutti possiamo riconoscerci. Anche questa è gentilezza.

Lo abbiamo già detto: oggi cerchiamo un atteggiamento gentile; così abbiamo rivisitato altri due fotografi: Robert Doisneau e Pepi Merisio. Li abbiamo incontrati spesso, entrambi: cerchiamo di riconoscerli nella gentilezza.

L’atteggiamento fotografico di Robert Doisneau

Riprendiamo alcune parole del fotografo francese: «Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere”. Robert cercava un mondo dedicato a se stesso, ma non per egoismo; semplicemente perché lui aveva bisogno di quello spazio che è tra il vivere soggettivamente e vederlo fare. La sua fotografia (grande, in assoluto) brilla di una ricerca che vive in un confine dove il tempo non conta, ma solo quanto accade davanti l’obiettivo, dopo ore di attesa. Quella linea di demarcazione spesso si sposta in periferia, ma vive anche a Parigi: tra i Bistrot, i negozi, i bambini che giocano. Ne è nata una narrazione infinita, suggestiva, umana, che nessun altro potrà mai restituirci. La gentilezza Doisneau la cercava, come ha detto chiaramente.

La fotografia gentile di Pepi Merisio

Il titolo non lascia dubbi. Guardando le fotografie di Pepi Merisio, ci accorgiamo che i soggetti, i paesaggi, gli oggetti, sono tutti più vicini. Lui ci concede la sua conoscenza, le sensazioni che lo animavano. Ogni immagine racchiude un racconto, esprimendo anche un sentimento, un’emozione, una forte suggestione. Ci passano davanti gioia, dolore, fatica, sacrificio, persino amore, senza che il fotografo abbia edulcorato nulla. Non è un girone dantesco, quello che vediamo, e nemmeno il luogo della bellezza nostalgica di quanto è stato. Le persone che incontriamo sono senza nome e senza storia, ma ne stanno costruendo l’elemento portante, che poi è la vita.
Merisio tratta tutti con rispetto. Lo fa nelle sue valli e pure nel corso dei viaggi intrapresi un po’ ovunque in Italia. Cerca, e trova, i medesimi racconti; perché i “senza nome” sono tali in ogni luogo. Meglio salvarne la dignità, quindi, rendendola palese a chi guarderà. Basta parlare a tutti dando loro del “lei”, pacatamente. È un fatto di educazione: quello della fotografia gentile.

Le scelte fotografiche

Non volevamo farci trascinare dalla retorica, abbiamo così evitato baci e carezze: oggi non servivano. Con Doisneau la scelta è caduta su un’immagine poco famosa. Ritrae una file per il pane durante l’occupazione: un luogo simbolico dove manifestare gentilezza.
Circa Merisio c’era solo l’imbarazzo della scelta, così abbiamo optato per un suo libro e la relativa copertina: “Terra Amata”, edizioni Contrasto. Lì si respira la gentilezza in ogni pagina.

Le fotografie.

Panetteria a Belleville durante l'occupazione. Ph. Robert Doisneau.
Copertina del libro “Terra Amata”. Carnevale sul lago d’Endine. Girotondo, 1967. Ph. Pepi Merisio.

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