STEFANO BRICARELLI, FOTOREPORTER
Più volte abbiamo sentito dire come la fotografia debba racchiudere sempre una sorta di progetto; ebbene, questo vale per tutti i generi, anche quelli distanti dal fotogiornalismo.
Weston diceva (sono sue parole): «Il compito del fotografo non sta solo nell'apprendere come si deve maneggiare l'apparecchio fotografico o sviluppare e stampare, ma nell'imparare a vedere fotograficamente, addestrarsi a guardare il soggetto, tenendo conto delle possibilità dell’attrezzatura e dei relativi procedimenti tecnici, in modo da poter istantaneamente tradurre gli elementi e i valori della scena, nell'immagine che si propone di realizzare». Praticamente i fotografi, secondo Weston, devono possedere la capacità di pre-visualizzare (visualizzare prima) la fotografia nella mente, per scattarla subito dopo.
Sfatiamo una convinzione: il fotografo non è un cacciatore di attimi, ma fa in modo di crearli o di sceglierli. E' tutta questione di verità, responsabilità, chiarezza. Sotto quest'ottica, l’autore (oggi un fotoreporter) non dovrà tramandare ai posteri un episodio “rubato”, ma l'emozione che racchiude. In ballo non c'è una verità di fondo (quella dello scatto), ma la lealtà del contenuto; quest'ultimo dovrà essere non ingannevole: ecco tutto.
Il mestiere di fotoreporter è difficile. Per quanto detto prima, non è sufficiente scattare fotografie di quanto è appena accaduto, catastrofico o meno. Occorre, viceversa, catturare l’intima essenza di ciò che si vede, per poi trasmetterlo ad altri, con uno sguardo più lungo. Stefano Bricarelli era conscio di ciò che abbiamo appena scritto, con tutta l’umiltà possibile beninteso. Era nato per essere fotoreporter e gli veniva spontaneo fermare l’immagine trasmettendoci l’anima del contenuto, che fosse di inquietudine o gioia.
Stefano Bricarelli, note di vita
Stefano Bricarelli nasce a Torino il 6 dicembre1889. Ha frequentato la Scuola dei Gesuiti con molto profitto, ricevendo in regalo una macchina fotografica. Aveva solo quindici anni. Torino all’inizio del ‘900 era una città vivace ed effervescente. Stefano percepisce quel clima e nel 1908 si iscrive alla Società Fotografica Subalpina, ottenendo già nel 1911, immediatamente dopo la laurea in Giurisprudenza, la Medaglia d’Oro all’Esposizione Internazionale di Torino per i 50 anni dell’ Unità d’Italia. Pubblicherà in seguito molte delle sue fotografie, arrivando persino a esporre a Londra.
Nel 1917 combatte nella zona dell’Isonzo, che come il Piave rappresentava l’estremo baluardo dopo la disfatta di Caporetto. Nel 1921 fonda il Gruppo Piemontese per la fotografia artistica, dando inizio alla collaborazione con riviste straniere, specie inglesi.
Nel 1926 Bricarelli fonda la rivista “Motor Italia”, poi divenuta organo ufficiale fino al 1935 del RACI (Reale Automobile Club d’Italia). Si occuperà di design, ma anche degli stili di vita dell’epoca. Nel 1927 diventa giornalista professionista.
Nel 1935 cessa la collaborazione con il RACI, ma Bricarelli continua per proprio conto il lavoro pubblicando su Motor Italia servizi sulle carrozzerie delle maggiori marche italiane e straniere. Si avvarrà della preziosa collaborazione di un altro fotografo e stampatore: Riccardo Moncalvo, con il quale lavorerà fino alla fine degli anni ’70.
Nel 1936 Bricarelli arriva in America, dove riesce a farsi conoscere dalle più rinomate riviste di moda come Harper’s Bazar. La rivista americana Life, compreso il valore del fotoreporter Bricarelli, lo incarica di riprendere Benito Mussolini al lavoro, ma il servizio non verrà mai pubblicato.
Poco prima della guerra, Bricarelli sperimenta il colore, acquistando pellicole tedesche Agfa; ma è nel secondo dopoguerra che il colore diverrà importante per lui.
Il peso degli anni inizia a farsi sentire e nel 1976 cederà Motor Italia.
La sua ultima mostra di foto avverrà nel 1983, dopo essersi avvalso della collaborazione di Riccardo Moncalvo.
Bricarelli si spegne a Torino l’8 maggio 1989, dopo un secolo che lui visse d’un fiato.
(Fonte: Varie internet e Enordovest)
Le fotografie
Stefano Bricarelli, Stefano Bricarelli, In cantina ad Asti, 1939.
Stefano Bricarelli, Una rampa elicoidale alla Fiat, 1929.