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ADDIO A FRANCOISE BORNET

Aveva 93 anni. Era la donna del famoso bacio di Doisneau, quello dell’hotel De Ville (1950). Lo riferisce il quotidiano “Le Parisien”, precisando che il suo decesso risale allo scorso 25 dicembre, mentre la Bornet si trovava a Evreux, in Normandia. La donna si è conquistata l'eternità per quell'istantanea in bianco e nero; baciava il suo compagno di allora, Jacques Corteaux, studente di recitazione come lei. Doisneau aveva incontrato la coppia per caso in un caffè. Il bacio dell’hotel De Ville è uno scatto costruito volutamente, ma nel tempo ha visto aumentare la propria fama. Si dice che sia stato venduto in 2,5 milioni di copie, sotto forma di cartolina; e in almeno mezzo milione, stampato come poster.

Nel 1992, un’altra coppia volle attribuirsi l’onore di aver posato per il bacio di Doisneau: Denise e Jean-Louis Lavergne. Entrambi si presentarono alla televisione francese, sostenendo di essere loro i protagonisti del bacio famoso. Naturalmente stavano pronunciando il falso, eppure denunciarono l’artista per averli fotografati senza permesso. Doisneau negò tutto, ma fu costretto a spiegare come la sua fotografia fosse in realtà frutto di una posa e non di uno scatto rubato. Così Françoise Bornet, dopo quarant’anni, tornò dal fotografo, dimostrando di essere lei la ragazza immortalata, facendo anche vedere la copia autografata che Doisneau le aveva donato all’epoca, la stessa che lei vendette poi nel 2005.

Dopo lo scatto la Bornet continuò a lavorare in teatro. Alla fine si sposò con l'uomo che i suoi famigliari considerano "il suo grande amore", il regista Alain Bornet.
Come dicevamo, il bacio dell’hotel De Ville resta uno scatto costruito. E’ comunque nostra opinione che non debba essere giudicato se vero o falso, ma condannato solo nel caso in cui i suoi contenuti risultino ingannevoli. La fotografia di Doisneau trasuda amore e la poesia di Parigi. I due giovani sono all’altezza. Bene così.

Robert Doisneau, note di vita

Robert Doisneau nasceva il 14 aprile 1912 a Gentilly. Di lui si è detto e letto tanto. Conosciamo la sua infanzia infelice (perderà presto la madre) e la facilità con la quale disertava la scuola. Il padre che si risposa lo allontanerà maggiormente dalla vita da piccolo borghese.
Quel bambino timido e goffo, però, inizierà a osservare in maniera acuta, particolarmente nelle fughe verso la periferia: segno di disobbedienza, da un lato; ma anche dell'identificazione di quel teatro che, per tutta la vita, rappresenterà il suo territorio di ricerca fotografica.
Frequentando gli atelier di Montparnasse, Robert incontrerà la fotografia: questo nei contrasti degli “anni folli” della Parigi del tempo. Inizia così un bisogno compulsivo di fotografare, che lo porta a esplorare inconsapevolmente gli scenari visitati, anni prima, da Atget.

Gli anni 50 – 60 saranno per Doisneau quelli della consacrazione. E' una Francia “fotografica” quella che i professionisti si trovavano a disposizione. Avendo sempre privilegiato il rispetto per l'uomo a scapito della tecnica, è stato definito “fotografo umanista”. E con “il Bacio dell'Hotel de Ville” ha raccontato una storia eterna.

Riprendiamo alcune parole del fotografo: “Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere”. Robert cercava un mondo dedicato a se stesso, ma non per egoismo; semplicemente perché lui aveva bisogno di quello spazio che è tra il vivere soggettivamente e vederlo fare. La sua fotografia (grande, in assoluto) brilla di una ricerca che vive in un confine dove il tempo non conta, ma solo quanto accade davanti l’obiettivo, dopo ore di attesa. Quella linea di demarcazione spesso si sposta in periferia, ma vive anche a Parigi: tra i Bistrot, i negozi, i bambini che giocano.

Robert non andava bene a scuola, preferiva in assoluto andare a pescare con lo Zio.
Professionalmente, in età adulta, non si è mai legato a un lavoro stabile (Renault è stata costretta a licenziarlo per via delle assenze). Lui sentiva il richiamo dei posti che stava cercando. La sua fotografia, dolce e delicatissima, non poteva aspettare; ed era fuori, là, sul quel confine dove camminano coloro che sanno vedere l’umanità, raccontandola. Ne è nata una narrazione infinita, suggestiva, umana, che nessun altro potrà mai restituirci.

Robert Doisneau morirà l’1 aprile 1994.

Le fotografie.

Robert Doisneau (a sinistra) e André Kertész nel 1975.
Robert Doisneau, “Baiser de l’Hotel De Ville”. Parigi, 1950.

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