ZOLA SCRIVE “J'ACCUSE”
13 Gennaio 1898. Sul giornale “L'Aurore” viene pubblicata una lettera aperta dello scrittore Émile Zola, indirizzata al presidente della repubblica francese Félix Faure, dal titolo “J'accuse”. Si tratta di una difesa del capitano dell’esercito Alfred Dreyfus, ingiustamente accusato e condannato per alto tradimento.
Il caso Alfred Dreyfus
Nel settembre del 1894, il controspionaggio sottrae all'ambasciata tedesca di Parigi una lettera indirizzata a un ufficiale tedesco. Nel documento venivano rivelate importanti informazioni militari. Alfred Dreyfus, viene indicato come sospetto e condannato al carcere a vita. La pena verrà tramutata a solo dieci anni di prigionia. Tempo dopo, il militare otterrà la grazia, potendo anche continuare la carriera nell’esercito.
A causa dell'intervento su Dreyfus, Zola subisce una condanna a un anno di carcere. Fuggì in Inghilterra per evitare la prigionia e rientrò solo in seguito a un'amnistia del dicembre 1900.
Non è la prima volta che parliamo di Zola, ma approfittiamo della notizia per farlo ancora. E’ il rapporto tra letteratura e fotografia ad affascinarci particolarmente quello sorto nella seconda metà dell’800.
Zola s’interessò di fotografia È probabile che sia stato lo stesso Felix Nadar a consigliarlo. Lo scrittore iniziò a scattare in età avanzata, quando aveva già 54 anni. Era il 1894. Da lì in avanti, cioè fino al decesso, avvenuto 8 anni dopo, avrebbe prodotto oltre 6 000 immagini, lastre e negativi.
Coetaneo di Verga, Zola (nato il 2 aprile 1840), per preparare i suoi romanzi, si documentava a fondo. Armato di macchina fotografica, raccoglieva immagini sui luoghi che avrebbero costituito lo scenario delle sue storie.
Il risultato è rappresentato dalle moltissime fotografie della Parigi dell’Ottocento, che ci hanno restituito un quadro interessante della società francese di fine ‘800.
La scoperta dell’Émile Zola fotografo
La scoperta dello Zola fotografo è comunque avvenuta tardivamente, solo nel 1979; ed è stato il nipote a divulgare la notizia, pubblicando un libro con le fotografie di Émile. E’ celebre la frase dello scrittore inerente al tema, peraltro ripresa da Susan Sontag: «A mio parere non si può sostenere di aver visto qualcosa finché non lo si è fotografato»; questo per dire che lo scatto non solo documenta, ma modifica anche la percezione della realtà.
Émile Zola non si limitò solo a interpretare Parigi, ma dedicò l’obiettivo anche ai propri familiari: alla moglie, all’amante, ai figli. Numerosi poi sono i suoi autoritratti, quasi uno studio circa il potere espressivo della fotografia. Sviluppava lui stesso i negativi.
Émile Zola, piccole note
Émile Zola nasce a Parigi il 2 aprile 1849; morirà nella stessa città il 29 settembre 1902.
Inizia a lavorare come fattorino presso la casa editrice Hachette. Notato per la sua spiccata intelligenza, gli viene presto affidata la direzione dell’ufficio pubblicità. Entra così in contatto con lo stimolante mondo letterario del tempo. Nel 1862, comincia a scrivere come giornalista e due anni più tardi pubblica il suo primo romanzo.
Émile Zola per preparare i suoi romanzi si documentava minuziosamente e, grazie anche alla sua macchina fotografica, si è guadagnato il titolo di scrittore “etnografo contemporaneo”. La fotografia non è un soggetto centrale nelle sue opere letterarie, può essere vista comunque come parte integrante della visione artistica del grande maestro della letteratura francese. Zola, l'acuto osservatore del mondo e della condizione umana, il maestro di descrizione letteraria (un elemento centrale per il suo stile letterario e metodo) era anche un fotografo a tutti gli effetti: originale, fiducioso e impegnato.
La fotografia ha cambiato la letteratura e quest’ultima ha usato la fotografia, ma l’ha tenuta al guinzaglio. L’immagine scattata, a differenza del cinema, non ha nessuna voglia di rubare il mestiere agli scrittori, ai quali ha dato senza ricevere poi molto. Sarebbe bello che i maestri di penna le fossero più esplicitamente riconoscenti.
Le fotografie
Émile Zola nel 1902
Émile Zola nel 1885. Ph. Felix Nadar.