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WILLIAM P. GOTTLIEB E L'ETÀ D'ORO DEL JAZZ

Non ci siamo occupati spesso della musica jazz. Il più delle volte abbiamo incontrato grandi interpreti quando celebravamo fotografi famosi. William Claxton è stato ospite del nostro appuntamento quotidiano, per il suo libro “Jazz Life”, redatto assieme a Joachim Berendt (musicologo). Loro due hanno viaggiato per gli Stati Uniti sulle tracce della musica jazz. Attraverso le sale di musica e le bande musicali, le strade secondarie e le metropolitane sono riusciti a documentare quel fenomeno musicale che ha rapito l'America, scavalcando barriere sociali, economiche e razziali.
Siamo però in un’altra era. William Gottlieb, il fotografo di oggi (nato 28 gennaio 1917), ha prodotto il suo lavoro tra il 1938 e il 1948, durante l’ascesa del fenomeno musicale.

Le fotografie di William Gottlieb scattate durante l'età d'oro del jazz testimoniano la crescita di quello stile nella tradizione americana. Lui era presente nel punto d’intersezione del crescente impatto di quel fronte musicale sulla cultura.

Il jazz ha influenzato gli aspetti più profondi della cultura americana, estendendosi da linguaggio musicale a fenomeno culturale. Tre delle più grandi leggende del jazz, Miles Davis, Charlie Parker e Louis Armstrong sono stati immortalati attraverso l'obiettivo della fotocamera di Gottlieb. Catturarli nel loro ambiente durante le performance è stato un privilegio non concesso a molti fotografi. Gottlieb aveva un totale rispetto per loro, così come per la forma d'arte che gli apparteneva. Lui era lì con intelligenza, abilità, entusiasmo e rispetto per documentare una storia vivente.

Le sue immagini di cantanti e musicisti jazz sono forse le più riprodotte nella storia della fotografia americana. A risultare vincente nei suoi scatti è la capacità di catturare le personalità dei musicisti con estrema sensibilità e senso della narrazione, non solo sul palco ma anche una volta smessi i panni delle star: mentre sono nei camerini, in strada o durante le sessioni di prova.
A fare da sfondo una New York notturna e suggestiva, spesso fotografata a colori, un soluzione inedita per un’epoca nella quale la fotografia non in bianco e nero era tecnicamente ancora all’inizio e pochissimo diffusa sia a livello professionale che amatoriale.

William P. Gottlieb, note biografiche

William P. Gottlieb nasce a Brooklyn, New York, il 28 gennaio del 1917. Inizia la sua carriera di fotografo alla fine degli anni ‘30, durante l’ultimo anno di università. All’epoca è infatti, nel ruolo di giornalista, il curatore di una rubrica di jazz per il Washington Post. Quando il giornale decide che non si può permettere un fotografo per illustrare i suoi pezzi allora Gottlieb si acquista una macchina fotografica e comincia a scattare lui stesso le immagini.

Dopo avere prestato servizio durante la seconda guerra mondiale come aviere, Gottlieb lavora come giornalista e fotografo per la rivista Down Beat, la più importante tra le testate giornalistiche che si occupano di musica e in particolare di jazz. Anche altri periodici – come Record Changer, Saturday Review e Collier’s – accolgono sue foto e servizi giornalistici. Nel 1948 Gottlieb lascia il giornalismo per seguire più da vicino la sua famiglia. Da allora indirizza la sua vita professionale nel settore dell’illustrazione didattica, un’attività che gli vale l’attribuzione di numerosi premi.
Muore, per complicazioni dovute a un infarto, il 23 aprile 2006 all’età di 89 anni.

(Fonte, anche per la intro: comunicato stampa della mostra “William P. Gottlieb a Jazz Story” i grandi protagonisti della musica jazz degli anni ’40 nella collezione della Library of Congress, 17 settembre – 3 dicembre 2022 a Milano presso la Casa di Vetro).

William Gottlieb e la Speed Graphic

William Gottlieb scattava con una Speed Graphic, apparecchiatura molto in voga tra i fotogiornalisti del tempo, che comunque richiedeva una buona conoscenza tecnica.
Come fonte luminosa principale utilizzava dei flash monouso. A volte utilizzava anche più di un flash, azionati mediante fotocellule sensibili alla luce del principale. I lampeggiatori venivano posizionati su uno stativo, su un mobile o li affidava a dei volontari che li reggessero.
Gottlieb non era pagato per i suoi servizi fotografici e, dato il costo delle attrezzature, limitava il numero di fotografie scattate: tre o quattro foto per ogni sessione. Il suo approccio era quindi riflessivo e studiato.

Le fotografie

Art Tatum, Vogue Room New York. 1946-48. Ph. William Gottlieb.
Il ritratto di Billie Holiday sul palco del jazz club Downbeat, New York, febbraio 1947 Ph. William P. Gottlieb.

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