ELSA MARTINELLI, LA VERA DIVA
Fra tutte le attrici italiane amate nel mondo Elsa Martinelli (nata il 30 gennaio 1935) è stata forse la diva per eccellenza. Icona di stile, sinonimo di eleganza, regina della vita mondana, è riuscita a incantare Hollywood con il suo fascino austero su un corpo da modella, diverso da quello delle maggiorate dell'epoca.
Era bella, Elsa; di una bellezza aristocratica. Gli abiti le scivolavano addosso, mentre i gioielli sembravano disegnati per lei, per il suo collo lungo, a esaltare gli zigomi alti. Ripercorrere la sua carriera vuol dire aprire una finestra su un’epoca, che l’attrice (e modella) ha percorso da protagonista assoluta.
Per più di un decennio dalla metà degli anni Cinquanta, la star del cinema Elsa Martinelli è stata una delle donne italiane più importanti esportate a Hollywood, insieme alle sue connazionali Sophia Loren, Gina Lollobrigida e Claudia Cardinale.
Recitò al fianco di Kirk Douglas, John Wayne, Robert Mitchum, Charlton Heston e Anthony Quinn e, sia negli Stati Uniti che in Italia, lavorò con registi come Dino Risi e Orson Welles. Il suo aspetto la portò a essere descritta come una "una specie di Audrey Hepburn, ma con in più il sex appeal".
Nel 1970 Elsa Martinelli ha posato nuda per l’edizione italiana di Playboy. L’anno dopo, insieme a Carlo Giuffré, ha condotto la 21esima edizione del Festival di Sanremo. Da allora, si è fatta vedere molto in tv come ospite e opinionista, ma anche come interprete di telefim.
Che dire d’altro? Forse ha anticipato i tempi, quelli delle Top Model, care ai fotografi. In più lei ha aggiunto il cinema e la capacità di rimanere sulla cresta e nel cuore degli ammiratori. Non è poco, per una ragazza di Grosseto catapultata all’improvviso sul palcoscenico della celebrità.
Elsa Martinelli, note biografiche
Elsa Martinelli è nata il 30 gennaio 1935 a Grosseto come Elisa Tia. Il padre Alfredo lavorava alla stazione ferroviaria, mentre la madre Santina si occupava dei suoi otto figli. A 16 anni ottiene il suo primo lavoro come modella a Roma.
Durante una sfilata a Firenze, vennero notate le sue qualità, così lei si trasferì a New York, divenendo un'indossatrice e fotomodella conosciuta in tutto il mondo. Approdò anche a Hollywood, appena ventenne, per merito della moglie di Kirk Douglas, proprietaria di una casa di moda, che notò la modella su Vogue e sulla copertina della rivista Life. La propose al marito che la scelse per il film western Il cacciatore di indiani (1955) di André De Toth.
In seguito, Elsa tornò in Italia per interpretare il ruolo principale in Donatella (1956) di Mario Monicelli. La sua affascinante interpretazione le è valso il premio come migliore attrice al festival del cinema di Berlino.
La sua carriera cosmopolita fu ulteriormente rafforzata dal film di produzione britannica Manuela (1957), diretto da Hamilton.
Uno dei pochi film d'arte di Martinelli è stato La Notte Brava (Night Heat, 1959) di Mauro Bolognini, nel quale interpretava una prostituta. Pier Paolo Pasolini, che scrisse la sceneggiatura cinica e attentamente osservata, voleva che il regista scegliesse attori non professionisti, ma il regista insistette per la giovane stella emergente, Elsa Martinelli appunto.
Un suo film successivo fu il Sangue e la rosa (1960), di Roger Vadim, poi arrivò il più grande successo hollywoodiano, Hatari!, (1962) in cui interpreta una fotografa naturalista freelance in Africa, che tiene testa a un gruppo macho di cacciatori di animali guidati da John Wayne.
Nei panni della figlia di un partigiano italiano nella Roma occupata dai nazisti, Elsa recita nella commedia drammatica Pranzo di Pasqua (1962). È poi apparsa in International Hotel (1963), al fianco di Richard Burton ed Elizabeth Taylor. Con Il grande safari (1963), torna in Africa, ed è di nuovo un'amante, questa volta del più anziano Jack Hawkins, follemente geloso del cacciatore Robert Mitchum.
Sotto la regia di Vittorio De Sica, è apparsa in Donna per sette (1967). Aveva poi i capelli rossi e le lentiggini nel ruolo da protagonista di Il mio corpo per un poker (1968), che si dice sia l'unico spaghetti western diretto da una donna (Lina Wertmüller). Uno dei suoi ultimi film prima di ritirarsi è stato Se è martedì, deve essere il Belgio (1969).
Elsa Martinelli nel 1957 sposò il conte Franco Mancinelli Scotti di San Vito, ma la suocera era così contraria al matrimonio che espulse il figlio dal l palazzo di Roma.
La coppia si separò nel 1960 ma, poiché in Italia non esisteva il divorzio, ocorsero sei anni per ottenere l'annullamento affinché Martinelli potesse sposare il fotografo del Paris Match Willy Rizzo, cosa che finalmente fece nel 1968.
Elsa Martinelli (Elisa Tia) muore l'8 luglio 2017.
Pierluigi Praturlon, il fotografo
Pierluigi Praturlon è nato a Roma nel 1924. Ha iniziato la sua carriera come "fotografo di strada" nel 1946 e, solo pochi anni dopo, divenne il "principe" della fotografia di scena in Italia, lavorando (1959-1987) sui set cinematografici di Cinecittà e Hollywood. Con più di 400 film Pierluigi Praturlon ha fotografato la realizzazione di capolavori acclamati della storia del cinema: Ben Hur, Cleopatra, La grande guerra, 007 Thunderball, Grand Prix, La Dolce Vita, La pantera rosa, Matrimonio all'italiana, Amarcord, La Ciociara.
A quel tempo era l'unico fotografo italiano in grado di parlare correntemente l'inglese (conosceva cinque lingue). Per questo motivo, egli è stato in grado di sviluppare rapporti diretti con attori e registi di film e lavorare come il fotografo ufficiale delle icone del cinema come Sophia Loren, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Anita Ekberg, Raquel Welch, Peter Sellers, Frank Sinatra, Ursula Andress e molti altri.
Insomma, Pierluigi non era un paparazzo, anche perché non ha mai rovinato una celebrità. Claudia Cardinale lo definiva come un gentiluomo.
Avendo lavorato all'inizio della sua carriera come fotoreporter, Praturlon è stato in grado di portare sul set cinematografico il senso del reportage di; anzi, gli è attribuito il merito di aver trasformato l'arte del fotografo di scena. Prima del suo arrivo, almeno in Italia, le star si limitavano a posare per le immagini fisse durante le pause delle riprese; Praturlon ha vagato per i set, catturandoli mentre svolgevano il loro lavoro.
Il 1960, anno de “La Dolce Vita”, fu l'apice della carriera di Praturlon. L'ultimo film importante in cui ha lavorato è stato Ginger e Fred di Fellini, uscito nel 1986. Gli ultimi anni di Praturlon furono tristi: una spirale discendente di alcool e depressione che si concluse con la sua morte nel 1999. Ancora oggi, pochi conoscono il ruolo che aveva avuto nel raccontare il periodo d'oro del cinema italiano.
Claudia Cardinale scrisse di lui: "Guardare le foto di Pierluigi Praturlon e riflettere su di esse è rivivere un'epoca gloriosa, ma irrimediabilmente perduta, alla quale non posso non guardare indietro con un pizzico di orgoglio e rimpianto".
Il fotografo Federico Patellani, narratore d’italia
Federico Patellani è stato una personalità di spicco del nostro fotogiornalismo. Lui nasce a Monza il 1° dicembre 1911; frequenta i circoli culturali milanesi, forte degli studi classici e di una laurea in legge. Inizia a fotografare nel 1935, durante le operazioni militari in Africa (era ufficiale del genio). Le sue immagini verranno pubblicate da un quotidiano milanese e da quel momento Patellani farà della fotografia la propria professione. Collaborerà a lungo col periodico “Tempo” di Alberto Mondadori, per il quale, nel 1940, documenterà le operazioni militari in Jugoslavia. Nel 1941, come richiamato, fotograferà la campagna di Russia, nel 1943 la Milano bombardata.
Nel 1946, Patellani torna al Tempo; collaborerà poi con le testate “Epoca” e “Oggi”. Le sue immagini raccontano l’Italia del dopoguerra: il boom economico, le industrie, i mutamenti sociali. A rileggerle, si riconosce l’entusiasmo intellettuale dell’autore, quello che ripesca di continuo nella sua Milano, ombelico dei cambiamenti e patria dell’editoria nascente. Rivolgerà il suo sguardo anche all’estero, soprattutto dopo aver fondato una propria agenzia.
Nel 1953 è aiuto regista di Alberto Lattuada per il film “La Lupa”, mentre nel 1959, su “Epoca”, pubblica una serie di servizi dal titolo Paradiso Nero realizzati, con l’aiuto del figlio Aldo, durante un lungo viaggio dal Congo Belga al Kenya. A partire dallo stesso anno Patellani collabora con vari periodici come “La Domenica del Corriere”, “Successo”, “Storia Illustrata”, “Atlante”, producendo numerosi servizi in tutto il mondo.
Intelligenza e passione, queste sono le impronte riconoscibili nelle fotografie di Patellani. Per ogni immagine, quasi stacca una reliquia di realtà, restituendoci una complessità semplice, popolata di personaggi riconoscibili, fortemente caratterizzati, quasi filmici. A lui va il merito di aver guardato altrove, in altre discipline e anche oltre confine, all’estero; questo senza rimanere confinato nel bianco e nero dolciastro dell’Italia migliore.
L’ultimo reportage è datato 1976 e riguarda il Ceylon.
Patellani morirà a Milano nel 1977.
Le fotografie
Pierluigi Praturlon autoritratto con Elsa Martinelli, 1960 circa.
Elsa Martinelli ritratta da Federico Patellani. Campione d’Italia, 1954. Fonte: Museo di Fotografia contemporanea, Cinisello Balsamo (Milano).