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IL CONTE GUIDO CALVI E LA FOTOGRAFIA

Il 16 febbraio 1827 nasce a Parma Guido Calvi, ma non è solo la data a farci scrivere su di lui, perché in questi giorni si sta tenendo una mostra proprio sul lavoro del nobile parmense: “Scatti da pioniere, Ritratti fotografici del Conte Calvi”. L’esposizione si tiene presso la Pinacoteca Stuard, a Parma; dove vengono proposti una serie di scatti originali e altri riprodotti a grandezza naturale del ricco materiale fotografico di Guido Calvi, donato dagli eredi al Comune di Parma.
La piccola mostra vuole sottolineare l’importanza dell’aristocratico parmigiano che fu un pioniere della nuova arte in città e protagonista del passaggio dalla dagherrotipia (immagine su rame non riproducibile) alla fotografia (immagine riproducibile su carta).

Sul comunicato stampa leggiamo. Guido Calvi seppe ritagliarsi un ruolo chiave in città anche grazie ai risultati ottenuti nel campo della ritrattistica. L’interesse per il nuovo mezzo di rappresentazione, dapprima riservato alla cerchia di amici e conoscenti, si trasformò in una vera passione con l’aumentare delle richieste di posa da parte dei concittadini: dame, gentiluomini, prelati, militari e artisti facevano a gara per essere immortalati in scatti che ancora oggi s’impongono per la resa psicologica e gli atteggiamenti ricercati e seducenti. Le fotografie giunte sino a noi mostrano l’umanità varia di una città che da capitale di un piccolo stato viveva il traumatico passaggio a città di provincia del nuovo regno sabaudo, senza perdere però la sua caratteristica elegante mitezza.

E’ interessante notare come, dopo il 1939, la fotografia seppe diffondersi in Europa. Nel comunicato stampa della mostra si fa cenno a Josephine Dubray. Lei, come abbiamo già visto, arriva a Genova nel 1842. Il 5 luglio dello stesso anno, sempre a Genova, dà alla luce un bambino battezzato con il nome di Luigi Augusto: il cognome è Dubray, perché di padre ignoto.
Nel giugno 1844 Josephine lascia Genova per Parma e inizia il ciclo di trasferimenti di città in città. Nella città emiliana ne fanno menzione i giornali locali: “La Gazzetta di Parma” e “Il Facchino”, una pubblicazione di scienze, lettere e arti. La fotografa scattava i suoi ritratti tutti i giorni, dalle 8 alle cinque del pomeriggio, con qualunque tempo, meno quello della pioggia. La Signora Dubray si offre a dare lezioni ai dilettanti; come dire, oltre a proporsi come ritrattista, organizzava anche del workshop, termine abusato oggi.

Pare che Josephine Dubray abbia influenzato il marchese Giuseppe Manare, che sua volta sembra essere stato capace di contagiare Guido Cavi della passione fotografica.

Guido Calvi, note biografiche

Nato a Parma il 16 febbraio 1827, Guido si laureò in giurisprudenza alla locale Università, dedicandosi parallelamente allo studio del violino e dell’equitazione. Fu in contatto con il marchese Giuseppe Manara, ciambellano degli ultimi Borbone e primo fotografo dilettante in città, che operava sull’onda del successo dei dagherrotipisti itineranti di passaggio a Parma all’inizio degli anni Quaranta (Alberto Weiss, Giuseppina Dubray, Auguste Meylan). Al pari di Manara, Calvi manifestò sempre interesse verso il ritratto, genere richiestissimo dalla committenza. Il suo avvicinamento alla fotografia è documentato dal 1854, quando si abbonò a “La Lumière, Revue de la Photographie”, il primo giornale in Europa dedicato alla nuova arte. Grazie alla lettura di riviste, manuali e trattati, maturò un’alta conoscenza tecnica, aggiornata sugli ultimi ritrovati e sugli esperimenti condotti in Francia e Inghilterra.
Durante il soggiorno a Parigi tra 1859 e 1860 acquistò nuovi e costosi strumenti, come una camera da studio con obbiettivi all’avanguardia e un’altra piccola camera, marchiata a fuoco “Charles-Louis Chevalier”.

Ad accorgersi del suo talento nell’ambito della ritrattistica fu anche l’ultima duchessa di Parma, Luisa Maria, che chiese invano di posare per lui: il rifiuto del fotografo, che formalmente adduceva il difficoltoso trasporto delle attrezzature, celava in realtà convinzioni liberali e patriottiche.
Sino al 1865 tenne studio in casa Paralupi, in Borgo Riolo 21 (ora via Cairoli), come risulta dai registri della Camera di Commercio, nei quali è definito “Fotografo” e “Possidente”. In quell’anno, nominato applicato straordinario nell’Amministrazione dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, decise di cedere l’attività ad Achille Rusca, non prima di aver pubblicato il manifesto d’associazione per le fotografie dei 74 disegni dell’Inferno dantesco realizzati dall’amico Francesco Scaramuzza. Divenuto Intendente dell’Ordine nel 1867, si dedicò con rigore a questo nuovo incarico amministrativo, non dimenticando di gestire oculatamente il patrimonio familiare, aiutare i bisognosi e partecipare alla vita del Comune di San Martino Sinzano in qualità di consigliere. Nella sua villa di San Martino, dove accolse personaggi del mondo sociale, culturale e religioso, si spense il 29 luglio 1906 circondato dalla stima e dall’affetto della numerosa famiglia (si era sposato nel 1857 con la piemontese Clotilde Calleri di Sala, dalla quale aveva avuto nove figli).

(Fonte: Comunicato stampa della mostra che si tiene presso la Pinacoteca Stuard, in borgo del Parmigianino 2 Parma fino al 26 febbraio).

Le fotografie

Guido Calvi, 1860
Guido Calvi, carte de visite. Parma 1860-1870.

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