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LA MAGLIETTA FINA IN CLASSIFICA

24 febbraio 1973. “Questo piccolo grande amore” di Claudio Baglioni debutta in classifica e lo fa in un anno ricco di accadimenti di vario genere.

Scoppia la crisi energetica: i prezzi del petrolio vanno alle stelle. Il 31 dicembre 1973, lo stesso Presidente della Repubblica Giovanni Leone ne fece cenno durante il suo discorso augurale: «Italiani, l'anno che si chiude è stato un anno difficile e purtroppo consegna al 1974 problemi ed inquietudini di una eccezionale serietà, che ci impongono una severa riflessione. Siamo - sul piano economico - al centro di una grave crisi. E’ vero che questa interessa anche altri paesi; ma ciò non toglie che, se non è ancora drammatica, potrà diventarlo se non ci prepariamo ad affrontarla con ferma decisione. Sapete bene che alla crisi già in atto all'inizio dell'anno - crisi che toccava la situazione monetaria e la spirale di aumento dei prezzi - si è aggiunta quella più preoccupante delle fonti energetiche, che minaccia di sconvolgere l'economia mondiale». (Fonte: sito ufficiale del Quirinale).

Noi comunque eravamo giovani (almeno chi scrive) e non riuscivamo nemmeno a percepire come l’anno in corso potesse, in futuro, essere ricordato come “storico” in ambito musicale. I Queen realizzarono il loro singolo di debutto, ma da ricordare è soprattutto l’uscita di Dark Side of The Moon dei Pink Floyd, inciso negli Abbey Road Studios; l’album rimase in classifica negli States per 741 settimane dal 1973 al 1988. Vanno poi menzionati i successi dell’anno: You’re So Vain, di Carly Simon; Crocodile Rock, di Elton John; Killing me softly with his song, di Roberta Flack; e My love degli Wings, di Paul McCartney. Tanta roba, che si aggiunge a quella di altri interpreti di classe: dai Genesis a Mike Oldfield, dai Led Zeppelin a Bruce Springsteen, dagli Who agli Yes, senza dimenticare gli italiani (Osanna e Le Orme in testa).

In punta di piedi, ecco arrivare nella classifica dei dischi “Questo piccolo grande amore”, ricordato al tempo per la prima strofa: «Quella sua maglietta fina, tanto stretta al punto che immaginavo tutto» (Pare che a indossarla fosse la moglie). Sul lato B, nella seconda edizione del 45 giri, compariva Porta Portese. Le ragazze impazzivano nell’ascoltare il brano del lato A e noi maschietti sopportavamo, con gli ascolti dedicati fuori confine. La gioventù porta a idealizzare un po’ tutto, ma la nostalgia emerge spontanea. Del resto, la musica del tempo l’ascoltiamo ancora, divenuta immortale e apprezzata anche dalle generazioni a venire.

Claudio Baglioni, piccole note biografiche

Claudio Baglioni è nato a Roma il 16 maggio 1951. Si è avvicinato alla musica in tenera età, ispirato dai suoi genitori. Dopo il diploma di scuola superiore, ha iniziato a intraprendere la carriera musicale. Nel 1971 pubblica il suo album d'esordio “Con voi” che contiene il singolo di successo “Questo piccolo grande amore”. Questa canzone affermò Baglioni come uno dei cantanti italiani di maggior successo, premiata come "Canzone del secolo" al Festival di Sanremo 1985. Nei decenni successivi pubblicò una serie di album e singoli divenuti popolari popolari, tra questi: “E tu” (1973), “Strada facendo” (1979), “Cuore di aliante” (1984) e “E tu come stai?” (1989).

Baglioni ha continuato a pubblicare album negli anni '90 e 2000. Ricordiamo “Con voce e chitarra” (2013), cui è seguito un tour mondiale. Nel 2018 ha annunciato il suo ritiro dalla musica dopo aver pubblicato più di 30 album durante la sua carriera.

Nel 2009 Baglioni è stato sceneggiatore del film Questo piccolo grande amore basato sul suo omonimo album. In televisione ha partecipato al programma TV Anima mia nel 1997 ed è stato direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo per le edizioni 2018 e 2019. Fra i vari premi, è da ricordare il Premio Tenco 2022 alla carriera.
È stato anche inserito nella Italian Music Hall of Fame.

Guido Harari, il ritratto

Non poteva essere diversamente: per ricordare Claudio Baglioni ci siamo rivolti a Guido Harari, spesso etichettato come fotografo musicale. In lui emerge però la capacità di ritrarre, con responsabilità e forza interpretativa. I due scatti che vediamo si distinguono per i contesti, dai quali emerge un soggetto rivisitato, ridefinito. C’è un altro Baglioni, nelle due fotografie di oggi: da conoscere nuovamente, pur con le sue canzoni a far eco nella mente.

Guido Harari, la passione e oltre

Molte volte, in fotografia, sentiamo parlare di passione, ma spesso questa scalda, motiva, induce, esalta; non andando oltre. Per molti resta uno spazio invalicabile tra l’esistere e il percepire, come se il sentimento rappresentasse unicamente uno strumento da utilizzare alla bisogna. Per Guido non è così: lui della passione si nutre, vive, opera. Non a caso, le sue idee vanno oltre, anche al di là dello spazio temporale della sua vita. Ci dice che vorrebbe essere nato prima, per trovarsi “in fase” con gli anni ’60. No, non si tratta di un rimpianto, bensì di un riflesso verso uno sguardo allargato: sempre propenso all’oltre, alla scintilla che illumina l’anima.
Per finire, ecco il ritratto: che lui ama sin dal contatto, dall’incontro. Spesso lo chiude con l’inquadratura, perché gli piace esserci, per sentirsi percepito. E allora la forza è tutta lì: tra piccolo e grande, tra dentro e fuori, tra interiore ed esteriore. Lui, Guido, cerca sempre; nutrendosi di passione. Sta a noi cercarlo, magari in un ritratto chiuso: per giunta in B/N. C’è un moto perpetuo nel suo creare, un movimento continuo. Saltiamoci sopra: è meglio.

Guido Harari, note biografiche

Guido Harari nasce al Cairo (Egitto) nel 1952. Nei primi anni Settanta avvia la duplice professione di fotografo e di critico musicale, contribuendo a porre le basi di un lavoro specialistico, sino ad allora senza precedenti in Italia. Dagli anni Novanta il suo raggio d'azione contempla anche l'immagine pubblicitaria, il ritratto istituzionale, il reportage a sfondo sociale. Dal 1994 sono membro dell'Agenzia Contrasto. Ha firmato copertine di dischi per Claudio Baglioni, Angelo Branduardi, Kate Bush, Vinicio Capossela, Paolo Conte, David Crosby, Pino Daniele, Bob Dylan, Ivano Fossati, BB King, Ute Lemper, Ligabue, Gianna Nannini, Michael Nyman, Luciano Pavarotti, PFM, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds e Frank Zappa, fotografato in chiave semiseria per una storica copertina de «L’Uomo Vogue». È stato per vent’anni uno dei fotografi personali di Fabrizio De André. Ha al suo attivo numerose mostre e libri illustrati tra cui Fabrizio De André. E poi, il futuro (Mondadori, 2001), Strange Angels (2003), The Beat Goes On (con Fernanda Pivano, Mondadori, 2004), Vasco! (Edel, 2006), Wall Of Sound (2007), Fabrizio De André. Una goccia di splendore (Rizzoli, 2007).
Di lui ha detto Lou Reed: "Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido”. “So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento”. “Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi”. “Considero Guido un amico, non un semplice fotografo".

Le fotografie

Guido Harari. Claudio Baglioni, Roma, 1992

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