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WE ARE THE WORLD

Il 7 marzo 1985 viene pubblicato il singolo We Are the World, su iniziativa di Michael Jackson, per raccogliere fondi circa la carestia in Etiopia. Il brano (firmato da Michael Jackson e Lionel Richie) avrebbe poi fatto parte di un album, distribuito il 23 aprile 1985.
Aderirono al progetto del 45 giri altrettanti artisti e basta citarne alcuni per rendersi conto di come l’iniziativa puntasse al meglio del panorama rock e pop del momento, in ordine sparso: Lionel Richie, Michael Jackson, Stevie Wonder, Diana Ross, Ray Charles, Tina Turner, Cyndi Lauper, Billy Joel, Bob Dylan, Bruce Springsteen e Dionne Warwick. Prince declinò l’invito, ma poi partecipò all’album con il brano “4 the Tears in Your Eyes”.
Oggi, però, nessuno si ricorda dell’album, ma in molti hanno in mente le note del singolo, retoriche e sdolcinate; e forse anche le immagini del video, che fu realizzato per pubblicizzare il 45 giri e l’album, proprio negli anni del boom dei videoclip.

Nella lunga lista di cantanti che hanno preso parte a We Are the World non si possono non ricordare anche Bob Dylan e Bruce Springsteen. Ai tempi, il primo non veniva considerato un artista dalle particolari prestazioni vocali, nonostante la sua voce fosse diventata un tratto distintivo della sua musica; fu quindi una sorpresa vederlo nel gruppo. Bruce Springsteen, invece, ha offerto al brano la sua potenza vocale. Oggi le due rockstar continuano con live e tour in giro per il mondo, ancora seguiti da milioni di fan.
Tra i grandi assenti è da annoverare Madonna, che trova in Cyndi Lauper la ragione del diniego. Una sorpresa, soprattutto per chi scrive, è la presenza di Dan Aykroyd, certamente un artista di livello (attore cult di film come The Blues Brothers e Ghostbusters), ma forse non paragonabile ai giganti del disco a livello canoro.

Tra i grandi cantanti di We Are the World, alcuni ci hanno lasciato, e occorre ricordarli. In primis va citato Michael Jackson (deceduto nel 2009), che insieme a Lionel Richie si occupò della scrittura del brano. Lui rimane una figura indimenticata del panorama musicale.
Ray Charles ci ha lasciato nel 2004, all’età di 74 anni. Lui si è dimostrato un interprete assoluto della musica soul. La sua vita è stata condizionata dalla cecità, causata da un glaucoma all’età di sei anni, forse una marcia in più per l’espressività musicale che sapeva trasmettere.
Tra i cantanti di We Are the World, la morte più vicina ai giorni nostri è quella di Tina Turner. La regina del rock ‘n’ roll si è spenta il 24 maggio 2023, all’età di 83 anni. La voce sensuale e potente, le gambe incredibili, la bellezza longeva nel tempo, il sex-appeal e la sua storia indimenticabile hanno contribuito tutti al suo status leggendario. La cantante è stata grande anche nella vita, quella che le ha proposto tante difficoltà: familiari e sentimentali. Ne è uscita bene: che dire? Simply the best.

Michael Jackson, note di vita

Michael Jackson nasce 29 agosto 1958 a Gary, nell'Indiana. Lui ha intrattenuto il suo pubblico per quasi tutta la vita. Ci ha lasciato presto, a soli cinquant’anni, il 25 giugno 2009. Autore di alcune delle canzoni più belle e importanti degli ultimi anni, Jackson rappresenta un mito e al tempo stesso forte interrogativo: venne accusato di pedofilia, ma i suoi fans non lo abbandonarono. Il suo Album Thriller del 1982 rimane il disco più venduto di tutti i tempi. Suo è il famoso passo “Moonwalker”, rimasto leggendario e inimitabile. Di lui ci rimane la musica, che oggi ci proponiamo da soli nelle cuffie: sempre attuale, ha scandito gli accadimenti della nostra vita.

Gli stimoli artistici li trova in famiglia. Suo padre era stato un chitarrista, ma fu costretto a rinunciare alle ambizioni musicali dopo il matrimonio con la madre di Michael, Katherine Jackson. Insieme, hanno coltivato gli interessi musicali della loro famiglia. All'inizio degli anni '60, i ragazzi più grandi, Jackie, Tito e Jermaine, avevano iniziato a esibirsi in giro per la città; a loro, nel 1964, si unirono Michael e Marlon.

Il talento di Michael nel canto e nel ballo era sorprendente e presto divenne la voce dominante e il fulcro dei Jackson 5. Il successo da solista per Michael era inevitabile e negli anni '80 divenne infinitamente più popolare del suo gruppo familiare. Le vendite dei dischi hanno occupato sempre le vette delle classifiche, culminando nell'album più venduto di tutti i tempi, "Thriller" nel 1982. Nato in TV, si è avventurato nei film manifestando disagio, ma ha avuto più fortuna con i video musicali. Il celebre videoclip Thriller fu diretto da John Landis.

Negli anni '90 iniziò a manifestarsi qualche lato negativo. Michael era come un bambino introverso, pur nella sua impareggiabile celebrità. Il suo aspetto fisico ha cominciato a cambiare drasticamente e il suo comportamento è diventato allarmante e bizzarro, rendendolo un obiettivo costante per lo scandalo, nonostante i suoi numerosi atti di beneficenza.
Michael Jackson è morto il 25 giugno 2009 a Los Angeles, in California. La sua abilità artistica come cantante e ballerino non aveva eguali e sono questi aspetti prodigiosi che alla fine prevarranno sugli altri: quelli negativi di una vita adulta travagliata.

Guido Harari, fotografia e musica

Guido Harari nel 2011 ha fondato ad Alba, dove risiede, la Wall Of Sound Gallery, la prima galleria fotografica in Italia interamente dedicata alla musica. Noi non ci siamo stati, ma da essa prendiamo spunto per parlare qui del suo essere fotografo, convinti come siamo che solo lui poteva organizzare un’esposizione di immagini a carattere musicale.

Una domanda sorge comunque spontanea: esiste un dualismo tra musica e fotografia? Se sì, quali sono i punti di contatto? Sta di fatto che la realtà, quella di Guido, non è bivalente. Musica e fotografia vivono nello stesso spazio, mescolandosi. La galleria di Alba ne è una testimonianza diretta.
C’è dell’altro, comunque; e su più ambiti. Molte volte sentiamo parlare di passione, ma spesso questa scalda, motiva, induce, esalta; non andando oltre. Per molti resta uno spazio invalicabile tra l’esistere e il percepire, come se quel sentimento rappresentasse unicamente uno strumento da utilizzare alla bisogna. Per Guido non è così: lui della passione si nutre, vive, opera. Non a caso, le sue idee vanno oltre, anche al di là dello spazio temporale della sua vita. Ci dice che vorrebbe essere nato prima, per trovarsi “in fase” con gli anni ’60. No, non si tratta di un rimpianto, bensì di un riflesso nato da uno sguardo allargato: sempre propenso all’oltre, alla scintilla che illumina l’anima.
Per finire, ecco il ritratto: che lui ama sin dal contatto col soggetto, dall’incontro con lui. Spesso lo chiude con l’inquadratura, perché gli piace esserci, per sentirsi percepito. E allora la forza è tutta lì: tra piccolo e grande, tra dentro e fuori, tra interiore ed esteriore. Lui, Guido, cerca sempre; nutrendosi di passione. Sta a noi cercarla, magari in un ritratto chiuso: per giunta in B/N. C’è un moto perpetuo nel creare del nostro, un movimento continuo. Saltiamoci sopra, anche solo per capire.

Guido Harari, note biografiche

Guido Harari nasce al Cairo (Egitto) nel 1952. Nei primi anni Settanta avvia la duplice professione di fotografo e di critico musicale, contribuendo a porre le basi di un lavoro specialistico, sino ad allora senza precedenti in Italia. Dagli anni Novanta il suo raggio d'azione contempla anche l'immagine pubblicitaria, il ritratto istituzionale, il reportage a sfondo sociale. Dal 1994 sono membro dell'Agenzia Contrasto. Ha firmato copertine di dischi per Claudio Baglioni, Angelo Branduardi, Kate Bush, Vinicio Capossela, Paolo Conte, David Crosby, Pino Daniele, Bob Dylan, Ivano Fossati, BB King, Ute Lemper, Ligabue, Gianna Nannini, Michael Nyman, Luciano Pavarotti, PFM, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds e Frank Zappa, fotografato in chiave semiseria per una storica copertina de «L’Uomo Vogue». È stato per vent’anni uno dei fotografi personali di Fabrizio De André. Ha al suo attivo numerose mostre e libri illustrati tra cui Fabrizio De André. E poi, il futuro (Mondadori, 2001), Strange Angels (2003), The Beat Goes On (con Fernanda Pivano, Mondadori, 2004), Vasco! (Edel, 2006), Wall Of Sound (2007), Fabrizio De André. Una goccia di splendore (Rizzoli, 2007).
Di lui ha detto Lou Reed: "Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido”. “So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento”. “Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi”. “Considero Guido un amico, non un semplice fotografo".

Le fotografie

Copertina del disco “We Are the World”
Guido Harari. Michael Jackson, Torino, 1988.

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