I MISTERI DI USTICA
Il 27 Giugno 1980, un aereo dell’ITAVIA decollerà dall’Aeroporto di Bologna con due ore di ritardo, destinazione Palermo. In prossimità di Ustica, non darà più traccia di sé; verrà così a realizzarsi uno dei tanti misteri “italici”, fatti di piombo e verità nascoste.
Proponiamo una fotografia dell’aereo, che non è quella di un velivolo simile, ma proprio di quello che si è inabissato nel Mediterraneo. Lo scatto è stato realizzato a Basilea otto anni prima rispetto al fattaccio. L’impatto dell’immagine è comunque forte, pur esprimendo, fotograficamente, soltanto un buon equilibrio formale (meglio sarebbe stato riprendere il mezzo da un tre quarti anteriore). Ciò ci riconduce ai valori della fotografia, che se deve raccontare ha comunque l’obbligo di farlo con responsabilità. Una volta impressa su carta, infatti, essa è in grado di accumulare tutte le sensazioni che i guardanti hanno messo insieme nel tempo.
Nel 2012, a Luglio, la cantante Patti Smith ha sostenuto un concerto per ricordare le vittime, di fronte al museo che conserva il relitto del velivolo (siamo a Bologna). “Because the Night” (la canzone scritta assieme a Bruce Springsteen e contenuta nell’album Easter) è diventata una sorta di inno.
Because the night belongs to lovers
Because the night belongs to lust
Because the night belongs to lovers
Because the night belongs to us
La notte appartiene anche a chi non c’è più.
Patti Smith, riflessioni
Patti Smith nasce a Chicago il 30 dicembre 1946 e la celebrammo anche lo scorso anno. Lei è un'icona del rock, ma non solo. Perché Patti Smith, poetessa e cantante, nasce fotografa: con una passione poi accantonata per la poesia e il canto. Sarà la morte del marito a riavvicinarla alla sua Polaroid, allontanandola, per il dolore, dal palcoscenico e dai versi. Molte sono le mostre che l’hanno vista come autrice, in tutto il mondo, tra Parigi, Montreal e Roma, solo per citare alcune tappe. Memorabile quella di Firenze (2009), dal titolo «Patti Smith: fotografie per Firenze », ottanta scatti in bianco e nero, solo con la polaroid, scelte dall'artista. Si trattava d’immagini private, catturate sin dal 2000, tutte accompagnate dalla suggestione della memoria: la chitarra, le pantofole di Robert Mapplethorpe, il David di Michelangelo, le pantofole di Nureyev, un cavallo pensieroso in un prato.
Per comprendere il valore artistico di Patti Smith bisogna entrare nella sua vita, ma soprattutto in quella relazione che l’ha legata per anni al fotografo Robert Mapplethorpe. S’incontrano giovanissimi, squattrinati e senza dote, a New York, alla fine degli anni ’60. Lei ancora non sa che canterà, lui non ha nemmeno percepito il proprio essere gay. Si amano e si lasciano, ma restano amici, pronti ad aiutarsi per tutta la vita. Lei continuerà a scrivergli, ricordandolo, anche dopo la sua scomparsa (1989). Entrambi rappresentano la creatività sempre giovane, senza limiti o perplessità. Non c’è diversità che possa fermarli, nemmeno la morte. Come culla hanno avuto la New York più vitale che si conosca: quella di William Burroughs, Allen Ginsberg, Jimi Hendrix, Janis Joplin. Anche lo sguardo reciproco ne risulterà influenzato, come quello di lei nella copertina di Horses: lui scatta, ma lo si vede. Non ci sono trucchi, né flash: solo una presenza reciproca. Sono soli, loro due.
Patti Smith torna alla fotografia, quindi; senza riguardi o mezzi toni. La fama conquistata altrove non scalfiggerà mai la sua vena creativa: scatterà come ha sempre cantato o scritto. Perché lei è riuscita a percorrere sempre i confini della diversità, della contaminazione; appropriandosi e restituendo quanto vedeva. Non ha paura nemmeno della morte, quando soprattutto serve a ricordare. Patti l’abbiamo incontrata a Bologna nel 2012, per ricordare le vittime del DC-9. “Non vi dimenticherò”, disse. Poi fu solo musica: “Because the night belongs to lovers, because the night belongs to us”.
(Da Image Mag n°5, anno 2014)
Le fotografie
Il DC-9 poi caduto a Ustica
Patti Smith, Bollate 1996. Guido Harari.