ICH BIN EIN BERLINER
26 giugno 1963. John Fitzgerald Kennedy pronuncia il discorso restato nella memoria storica per la frase "Ich bin ein Berliner", "Io sono un Berlinese". Le parole del Presidente USA risuonano nella piazza di Berlino Ovest di fronte al municipio di Berlino Est, e sono dirette sia ai sovietici che agli abitanti di Berlino, come chiara dichiarazione della politica statunitense in risposta alla costruzione del muro di Berlino.
Il 1963 è un anno ricco di eventi, da noi e altrove. L'Italia è un paese in bianco e nero, un po' bigotto, ma pieno di speranze e ottimismo. Non mancano i fermenti culturali, e passano per il cinema dei grandi maestri (Pasolini, Rosi, Visconti...). Gli italiani hanno già iniziato a comprare automobili e TV, e assistono da spettatori ai grandi eventi, dalla morte di Giovanni XXIII (il Papa buono) al disastro del Vajont. La sera si guarda Carosello, dove, sempre nel 1963, fa il suo esordio Calimero, un piccolo pulcino, tutto nero, dai connotati quasi razzisti. Al termine di ogni spot, pronuncia queste parole: «Tutti se la prendono con me perché sono piccolo e nero». Una voce fuori campo dirà: «Tu non sei nero, sei solo sporco», e si vede una mano che immerge il piumato nel detersivo, facendolo diventare bianco. Lasciamo perdere i riferimenti.
Nel 1963, Martin Luther King pronuncia il celebre "I have a dream".
Il 22 marzo esce il primo album dei Beatles. L'era del rock era già iniziata, eppure i fab four avrebbero acceso una rivoluzione musicale e culturale senza precedenti.
Sempre nel 1963, viene siglato un accordo tra USA, URSS e la Gran Bretagna per la sospensione degli esperimenti nucleari nell'atmosfera, che però sarebbero continuati sotto terra.
Il 12 gennaio 1963 Bob Dylan cantava in anteprima assoluta il brano "Blowin’ in the wind". E’ la sua canzone iconica, immortale, eseguita con la chitarra acustica e un’armonica a bocca, in semplicità. I pochi versi, ricchi di profondità, si compongono di domande dalle risposte irrisolte, perché: «The answer, my friend, is blowin’ in the wind». La risposta, sussurra nel vento, aleggia nel vento, è portata dal vento; e non si sa se verrà raccolta da qualcuno.
Sempre nel ’63, il 22 novembre, a Dallas viene assassinato il Presidente americano John F. Kennedy (il suo incarico viene assunto dal vicepresidente Lyndon B. Johnson). Muore il berlinese.
JFK in pillole
John Fitzgerald Kennedy nasce a Brookline, Massachusetts, il 29 maggio 1917, da una ricca famiglia di origini irlandesi. Nel 1960 diventa il più giovane Presidente della storia degli Stati Uniti (con lo scarto di voti maggiormente esiguo), oltre che il primo Presidente cattolico. La sua politica estera è al centro delle critiche più severe, dopo il fallito tentativo d’invasione alla Baia dei Porci e la successiva crisi dei missili di Cuba. Il 22 novembre del 1963, il Presidente americano John Fitzgerald Kennedy viene assassinato mentre l’auto che lo sta trasportando percorre le strade di Dallas.
Il muro di Berlino
Per fermare l'esodo delle persone dalla Germania Est, il regime comunista iniziò la costruzione di un muro attorno ai tre settori occidentali, nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961. Inizialmente la barriera di confine consisteva di filo spinato, ma già il 15 agosto iniziarono a essere utilizzati gli elementi prefabbricati di cemento e pietra, destinati a formare la prima generazione di un vero e proprio muro.
Le cifre del “muro” fanno riflettere ancora oggi. Era lungo 106 Km e possedeva un’altezza media di quasi 4 metri. Contava 300 torri d’osservazioni solo a Berlino. Attraverso di esso sono fuggite a piedi 600 persone nei primi due mesi, alle quali vanno aggiunti circa 90 soldati usciti con lo stesso sistema. Ovviamente le fughe si sono susseguite nel tempo, anche con metodi curiosi: quali quelli che prevedevano doppi fondi nelle auto.
Il 9 novembre 1989, nella notte, si aprono i varchi di controllo del Muro eretto a Berlino nel 1961. È la fine simbolica della guerra fredda e l’inizio di un processo che porterà un anno dopo alla riunificazione della Germania dell’Est con quella dell’Ovest, sotto la sovranità della Repubblica Federale.
Un sarto divenuto famoso
Nel 1963 Abraham Zapruder era un sarto cinquantottenne residente nella città di Dallas. La mattina del 22 novembre 1963 andò al lavoro e, pur sapendo della parata presidenziale che gli sarebbe passata sotto l’ufficio, decise di non portare con sé la cinepresa. Fu Marilyn Sitzman, la sua segretaria, a convincerlo a tornare a casa per prenderla: così facendo avrebbe potuto filmare il presidente Kennedy e la consorte per mostrarli ai figli e ai nipoti. Sceso in Dealey Plaza con la signora Sitzman, Zapruder si mise alla ricerca del miglior luogo da cui filmare il passaggio del corteo: individuò, in cima al terrapieno sul lato destro di Elm Street, un muretto di cemento. Decise di salirvi sopra per documentare il passaggio di JFK con la sua cinepresa. In ventidue secondi impressi su una pellicola 8 millimetri Abraham Zapruder filmò la scena più famosa della storia contemporanea.
Le fotografie
22 novembre 1963, Dallas. JFK nel filmato di Abraham Zapruder
26 giugno 1963, JFK parla a Berlino