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Il lato oscuro del Black Friday

Il lato oscuro del Black Friday

Come uno strumento utile è diventato un fenomeno problematico.

Il Venerdì nero. Un tempo, il venerdì nero era sinonimo di sconti veri e opportunità per famiglie e consumatori attenti. Nato negli Stati Uniti come una giornata per rilanciare il commercio post-festivo e offrire vantaggi reali ai consumatori, ha subito una trasformazione profonda e non privata di lati negativi. Una giornata, nata per smaltire rimanenze di magazzino prima delle feste natalizie.

Oggi, invece, si è trasformata nell'apoteosi del consumismo sfrenato, una giostra di prezzi fittizi, marketing aggressivo e politiche di "sconti" che spesso nascondono inganni. Questo alimenta una cultura del consumo compulsivo, dove si acquistano articoli inutili solo perché "in sconto”.

Da quando il Black Friday ha messo piede in Europa, ha subito un'ennesima mutazione genetica, invece di essere un'occasione di risparmio, è diventato uno strumento per alimentare un modello economico insostenibile. Spesso si gonfiano i prezzi poche settimane prima, solo per abbassarli a cifre apparentemente stracciate oppure vengono proposti prodotti già destinati alla fuori produzione.

Risultato?

Il consumatore si sente furbo, ma spesso paga più del valore reale.

Dietro questa frenesia c'è un altro problema, ben più grave: l'impatto sociale e ambientale, acquistare compulsivamente gadget, abiti e prodotti di dubbia necessità si aumenta a dismisura l'inquinamento globale. Pensiamo solo alla plastica e agli imballaggi prodotti in un solo giorno, un crimine ambientale spacciato per festa.

In sostanza, il Black Friday non è più un'opportunità per chi compra, ma una macchina infernale che arricchisce solo le grandi multinazionali, schiacciando i piccoli commercianti e illudendo i consumatori.

Un venerdì nero, ma per il pianeta.

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