[LA DANZA DI BARBARA MORGAN]
Nata a Buffalo, Kansas, l’8 luglio 1900, Barbara Morgan si è trasferita con la sua famiglia in California poco dopo la sua nascita. Ha studiato all'Università della California a Los Angeles, poi ha insegnato corsi d'arte al liceo e al college dopo la sua laurea nel 1923. Nel 1925 ha aiutato Edward Weston ad allestire una mostra del suo lavoro alla UCLA Gallery. Con suo marito, il fotografo Willard Morgan, si trasferì a New York City nel 1930 e si concentrò sulla pittura fino al 1935, quando la nascita di un bambino la portò alla fotografia, un mezzo che poteva essere praticato in modo rapido ed efficiente.
Attraverso di essa, Morgan è stata in grado di combinare una serie di suoi interessi: la danza, il potere iconografico del gesto e la simultaneità degli stimoli visivi. Il suo primo libro è stato Martha Graham: Sixteen Dances in Photographs. Un decennio dopo arrivò Summer's Children: A Photographic Cycle of Life at Camp (1951). La figura umana dinamica scompare dalle opere realizzate dopo la morte del marito nel 1967, sostituita da fotogrammi astratti, fotomontaggi e immagini di paesaggi che riecheggiano i suoi primi esperimenti con fotografie d’ispirazione costruttivista russa negli anni '30.
Mentre Morgan è meglio conosciuta per la vivacità delle sue fotografie di danza, altrettanto caratteristica del suo diverso lavoro è la sua capacità di catturare gesti effimeri. A metà degli anni '30, la sua scelta di stili fotografici astratti la distingue dalla preponderanza dei fotografi documentaristi americani. Insieme ad Ansel Adams, Beaumont Newhall e Dorothea Lange, Morgan sarà ricordata come co-fondatrice della rivista Aperture nel 1951, una delle poche pubblicazioni dell'epoca a coltivare un dialogo tra i fotografi.
Barbara Morgan e la luce
Leggiamo su “Storia della Fotografia”, di Beaumont Newhall (Ed. Einaudi). La luce artificiale, e in modo particolare la tecnica del sincro-flash, è usata brillantemente da Barbara Morgan nelle fotografie dedicate ala danza. Ella illumina le danzatrici con precise finalità fotografiche, ed esse danzano per l’obiettivo do Barbara, che non si limita a registrare una coreografia, ma ce ne offre una vera interpretazione.
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Sempre dallo stesso volume. Troppo spesso le fotografie aventi come soggetto la danza sono soltanto esibizioni di abilità tecnica, che fermano l’azione e lasciano gli esecutori bizzarramente sospesi nello spazio. Nelle fotografie di Barbara Morgan ogni forma ha un significato.
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Grazie alla sua esperienza, Barbara Morgan riesce a prevedere ciò che l’obiettivo fisserà, nella frazione di secondo nel quale sarà aperto. Vede la danza non come uno spettatore, non come un esecutore, ma come un fotografo. La Morgan ha trasposto il suo senso della luce e della forma in molti altri campi oltre la danza, e ha sempre saputo cogliere le qualità umane con calore e simpatia profonda.
La fotografia: Martha Graham, 1940. Ph. Barbara Morgan.
Ansel Adams, 8 luglio 1900, Barbara Morgan, Beaumont Newhall, Dorothea Lange, Martha Graham