[RIFLESSIONI ESTIVE, 1969]
L’estate è una stagione vacanziera, fatta di ozio e spostamenti; ma pure di riflessioni, sul tempo e sull’età, come direbbe un noto cantautore. Quella del 1969 fu ricca di eventi che diventarono storia: dal primo allunaggio (20 luglio) al concerto di Woodstock (15-18 agosto). L’uomo camminava sulla luna e cambiava la prospettiva sul mondo. Qualcuno ci guardava di lassù, e all’improvviso da osservatori diventammo guardati, piccoli, abitanti dello spazio.
Ma proprio le regole prospettiche stavano cambiando, forse più drasticamente. In quell’estate 1969 due computer, uno a est l’altro a ovest degli USA, si misero a dialogare, scambiandosi dati, dando così origine alla rete. Tempo e spazio, elementi cardine della fisica classica, venivano messi da parte: era stata posta la prima pietra sulla globalizzazione.
Il mondo giovanile si sarebbe dato appuntamento a Woodstock, per una tre giorni di musica (ne parleremo); in più, sempre nell’estate ’69 veniva presentato il film Easy Rider, un road movie che metteva in luce la cultura della controtendenza, la risposta hippie al piattume medio borghese: l’inno alla libertà ad ogni costo.
Regista e interprete della pellicola era Dennis Hopper. Lui, classe 1936, viene ricordato per i suoi ruoli tormentati, ma amava molto pure la fotografia. Negli anni ’60, portava sempre con sé una macchina fotografica per cercare di “catturare l’attimo” e rubare scatti all’interno di feste private, set cinematografici, cene o manifestazioni varie. É stato una personalità effervescente e anticonformista, vestiva quasi sempre da cow boy, anche durante le cerimonie.
Hopper approcciò la fotografia durante gli inizi della sua carriera d’attore. La sua prima moglie (alla fine ne avrà cinque, con quattro figli), gli regalò una macchina fotografica per il suo 25° compleanno. Tra le strade dell’America, Dennis ha documentato la propria generazione, gettando un ponte sul clima culturale e politico di anni di forte contestazione. É riuscito a fotografare Martin Luther King durante la marcia per i diritti civili da Selma a Montgomery, in Alabama; ma anche il Paul Newman di Nick mano fredda o la prima esposizione di Andy Warhol, tutti momenti unici (e irripetibili) degli anni ’60 americani. Easy Rider è senza dubbio il film che caratterizza Dennis Hopper. Lo abbiamo visto tutti, desiderando “quell’andare ad ogni costo” che era tipico della cultura americana del tempo. Come dimenticare, ad esempio, il libro “On the Road” di Jack Keruac? Il film venne girato nel 1967 in sole sei settimane, ma c’è voluto ben più di un anno per montarlo. Peraltro pare che molti dialoghi fossero stati improvvisati al momento. Jack Nicholson riscosse un grande successo, così decise di proseguire nella carriera dell’attore: abbandonando l’idea di fare il regista. Una cosa importante: il soggetto della pellicola ha tratto ispirazione dal film nostrano “Il Sorpasso”, di Dino Risi; questo era stato lanciato in America col nome di “The Easy Life”. Alcune sequenze sono state girate in 16 mm, poi ingrandite e sgranate. Dennis Hopper fu nominato più volte all’Oscar come miglior attore non protagonista. Vista la sua passione per la fotografia, Francis Ford Coppola lo volle in “Apocalypse now” nel ruolo di fotoreporter.
Hopper è stato “un cattivo” dello schermo: artista (e fotografo) sensibile nella vita, ha rilasciato scatti di grande qualità. Per quanto fosse considerato un “fotografo nervoso”, si è sempre distaccato dalle istantanee; era interessato viceversa “agli aspetti formali della fotografia, alla composizione, alle linee che creano un campo”. Il paragone potrà sembrare forzato, ma Dennis era in grado di cogliere quell’attimo tanto caro a Henri Cartier Bresson. Come quest’ultimo, poi, non tagliava mai le sue opere: una volta scelta l’inquadratura, quella compariva nel risultato finale. Di sicuro era dotato di un grande spirito d’osservazione, notato anche da James Dean durante la lavorazione di “Gioventù Bruciata”. La sua dipartita ha toccato il cuore di quelli che lo rammentano per ciò che ha simboleggiato in Easy Rider: la giovinezza vissuta controcorrente, con una libertà difficile a viversi. La morte l’ha colto il 29 maggio 2010, a Los Angeles, all’età di 74 anni.
Un libro di Dennis Hopper fotografo è recensito nella “Biblioteca che vorrei”, nel sito imagemag.it
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