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[LA FOTOGRAFIA UMANISTA DI SABINE WEISS]

Il 23 luglio 1924 nasce Sabine Weiss, fotografa svizzera poi naturalizzata francese. L’abbiamo già incontrata il 19 febbraio, prendendo spunto da un ritratto di André Breton che portava la sua firma. Se la riproponiamo oggi è per una forma di rispetto: verso un corpus fotografico consistente e anche nei confronti della fotografia femminile in genere. Non dimentichiamo che lei è stata una rappresentante importante (forse l’ultima) del movimento fotografico umanista francese, insieme a Robert Doisneau, Willy Ronis, Édouard Boubat e Izis.

La sua ricerca personale è sempre stata essenziale, rappresentando un perfetto equilibrio tra poesia e osservazione sociale. Con il suo occhio preoccupato, ha rappresentato la vita di tutti i giorni, le persone e le loro emozioni.

Sabine è stata una donna fortemente motivata e anche desiderosa d’indipendenza. Emerge poi, dalle sue stesse parole, un’intimità profonda, quasi un desiderio di riservatezza; e forse è per questo che l’intero corpus del suo lavoro a oggi sia ancora sconosciuto ai più. Lei stessa, riferendosi alla fotografie scattate, ebbe modo di dire: “Erano il mio giardino segreto, il mio nido spirituale; uovo che ho tenuto in serbo, mia memoria personale e intima”.

Sabine Weiss nasce nel 1924 a Saint-Gingolph, in Svizzera. A soli diciotto anni, in un periodo nel quale fare la fotografa non era una professione comune, soprattutto per una donna, si è armata di coraggio, andando in bicicletta a Ginevra; questo per perseguire la propria passione. Nella capitale, ha lavorato come apprendista fino al 1945, e subito dopo ha aperto uno studio tutto suo. Non finisce qui, dopo la guerra Weiss si è trasferita a Parigi per assistere Willy Maywald, il famoso fotografo di moda tedesco. Lì ha incontrato il suo futuro marito, il pittore americano Hugh Weiss, e ha iniziato a indagare - in profondità - la vita quotidiana della classe operaia parigina. Durante i suoi primi anni a Parigi, ha lavorato principalmente come free lance, ma nel 1952 è stata assunta da Vogue come fotoreporter e fotografa di moda. Sempre all'epoca, Robert Doisneau scoprì il suo talento e le chiese di unirsi all'agenzia fotografica di orientamento umanista Rapho, dandole l'opportunità di lavorare e viaggiare per molte altre pubblicazioni, come Time, Life, Newsweek e Paris-Match. Della sua riservatezza abbiamo già detto, sta di fatto che la sua prima e ultima mostra personale negli Stati Uniti si svolse all'Art Institute di Chicago, ma solo nel 1954; peraltro in un periodo nel quale la scuola di fotografia umanista francese era molto popolare. Una retrospettiva parigina datata 2016 ha portato alla luce la produzione di Sabine Weiss, definita a qual punto come l'ultima rappresentante della Scuola umanista francese, al fianco di artisti del calibro di Robert Doisneau e Willy Ronis. A oggi rimane la sua Parigi tenera e giocosa, ricca di umanità: quella degli anni ’50, per intenderci; nella quale ogni tanto è piacevole immergersi anche solo per cogliere, col sorriso, istanti di serenità vera.

Nel 1955, Edward Steichen scelse tre delle sue fotografie per la mostra Family of Man al Museum of Modern Art di New York, la stessa che poi girò il mondo raccogliendo oltre nove milioni di visitatori. Da allora, il suo lavoro è stato ampiamente esposto e fa parte di importanti istituzioni come l'Art Institute, Chicago; il Metropolitan Museum of Art, New York; il Museo d'Arte Moderna, New York; il Musée de l'Elysée, Losanna; il Centro Georges-Pompidou, Parigi; la Maison européenne de la photographie, Parigi; e il Kunsthaus di Zurigo, tra gli altri.

La fotografia. Sabine Weiss, New York City, 1955.

Robert Doisneau, Paris Match, Life, 23 luglio 1924, Sabine Weiss, André Breton, Willy Ronis, Édouard Boubat, Time, Newsweek, Edward Steichen, Family of Man, Museum of Modern Art di New York, Metropolitan Museum of Art, Kunsthaus

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