Skip to main content

[KODAK & GOOGLE]

Riprendiamo una notizia dello scorso anno, ma non possiamo esimerci dal farlo. Il 4 settembre, in due annate diverse, altrettanti eventi hanno reindirizzato le nostre abitudini, fotografiche e non solo. Nel 1888 venne registrato il marchio Kodak e consegnato il brevetto per la fotocamera a rullino. Ai vertici della company vi era George Eastman, l’inventore di una nuova macchina fotografica. Sempre il 4 settembre, ma nel 1998, nasceva la Società Google, da parte di Larry Page e Sergey Brin. Un giretto nel motore di ricerca lo facciamo tutti i giorni, per curiosare qualsiasi cosa.

L’era del rullino fotografico

Il rullino fotografico vive da più di un secolo. Fino all’anno 2000 rappresentava l’unità di misura dell’idea fotografica. La quantità acquistata dipendeva dal soggetto che s’intendeva ritrarre, o anche dall’evento. Per un compleanno uno era sufficiente, le vacanze invece ne prevedevano quantitativi maggiori, ma i ricordi sarebbero vissuti in trentasei scatti, o multipli di quel numero.

Chi scrive è partito per l’Australia con dieci rullini, 360 click: un’inezia oggi, eppure sono bastati. No, non siamo qui per rinverdire nostalgie: oggi è meglio, non c’è dubbio; però una certa ritualità va tramandata, anche solo con lo scopo di capire chi eravamo. Si apriva lo scatolino per inserire il rullino nel dorso della fotocamera, stando bene attenti che la pellicola facesse presa sul rocchetto. Sì, perché a tutti è capitato di scattare più delle trentasei pose, accorgendosi dopo che il film non era stato esposto. Sarebbe stato meglio riavvolgere con cura il manettino apposito, verificandone la resistenza; lo stesso avrebbe compiuto un giro ad ogni ricarica dell’otturatore. Errare humanum est.

Altri tempi, è vero; anche per il fatto che le trentasei fotografie possibili imponevano lentezza e anche una gerarchia di soggetto. “Scatto a mia nonna le ultime pose”, così recitava una canzone degli Stadio, perché, in effetti, i rullini andavano finiti, specialmente al termine delle vacanze; così ci si concedeva lo scatto mai pensato, occasionale, forse il migliore: quella nonna commossa che ci salutava asciugandosi le mani sul grembiule.

Lo scatto ritrovato

Non sempre, però, i rullini venivano ultimati: si sviluppavano quelli già esposti, mentre quello “a metà” rimaneva nella fotocamera, a volte per lungo tempo; riproponendo anni dopo le storie incontrate e da raccontare. E’ successo così a due giovani fidanzati, negli anni ’50. In una calda giornata estiva si erano scattati delle fotografie con una fotocamera in prestito, facendosi poi ritrarre insieme a bordo di una motocicletta. Quel click rimase nell’apparecchio, dimenticato anch’esso nel cassetto delle cose che non si usano più. Anni dopo, una mano generosa aveva cercato quella macchina fotografica per offrirla ancora in uso alla stessa coppia, ormai sposata e con un figlio che iniziava a camminare. Per caso, i due si accorsero che era ancora carica, così decisero di sviluppare il rullo, con la curiosità dei tempi. Riconoscersi fu una sorpresa enorme, nata soprattutto dalla possibilità di rileggere il proprio destino, i momenti che sarebbero venuti. Quei due sono i genitori di chi scrive e quella fotografia vive ancora della sua luminosità, destando l’ammirazione delle generazioni successive, che la coppia non l’hanno mai conosciuta.

Tante fotocamere e un libro

Chi scrive, sempre lui (scusate) è venuto in possesso di alcune fotocamere: nulla di pregiato, per carità; solo eredità antiche di parenti conosciuti nella vita. Un paio di queste hanno ancora il rullino all’interno, che verrà sviluppato a tempo debito: quando lo sguardo vorrà leggere il romanzo di tante esistenze.

Si è parlato del rullino, ma soprattutto di fotografia: della sua capacità di raccontare storie di vita, anche a distanza di tempo. A tale proposito suggeriamo un libro: Camera oscura di Günter Grass (Edizioni Einaudi). In occasione del suo ottantesimo compleanno, un padre raduna i suoi figli, mostrando loro le fotografie di quando erano giovani. Quelle immagini sapranno raccontare il passato, il presente, e anche il futuro.

George Eastman

Qualche parola su George Eastman, il fondatore della casa gialla (così veniva chiamata la Kodak). Lui destinò parte della sua ricchezza a istituzioni culturali, educative e scientifiche. Fece anche costruire diverse cliniche odontoiatriche per bambini bisognosi a Rochester, Londra, Parigi, Bruxelles, Stoccolma e Roma (ospedale Odontoiatrico George Eastman). Eastman muore suicida, lasciando questo breve messaggio: "Ai miei amici, il mio lavoro è compiuto”. “Perché attendere?".

Google

Un famoso politico ebbe modo di dire: “Ha più informazioni un giovane sul suo telefonino rispetto a un Presidente del Consiglio degli anni ‘90”. Google ha molti meriti in tal senso, e anche di più; perché nella sua home page cerchiamo di tutto: notizie, accadimenti, ma anche come liberare un lavandino intasato o curare un mal di testa insistente. L’informazione diventa verticale e occorre fare attenzione. Bisognerebbe sempre cercare l’approfondimento e la messa in relazione dei concetti. Poco male: si può continuare a leggere.

George Eastman, Kodak, 4 settembre 1888, Larry Page, Sergey Brin

Like what you see?

Hit the buttons below to follow us, you won't regret it...