[RICORDANDO LUCIO FONTANA, CON UGO MULAS]
Il 7 settembre 1968 muore a Comabbio, in provincia di Varese, Lucio Fontana, pittore e scultore italiano, padre del movimento spazialista. Fontana era famoso per le sue tele attraversate da squarci e tagli, che intendevano rappresentare il superamento delle distinzioni classiche fra pittura e scultura, aprendo così le porte alla tridimensionalità.
Lucio Fontana nasce in Argentina il 19 febbraio 1899, da genitori artisti. Il padre, italiano migrato in Argentina, era scultore, la madre attrice di teatro. A sei anni si stabilisce con la famiglia a Milano. In età scolare interrompe gli studi e parte per il fronte come volontario (1917). Verrà ferito e con il congedo arriva una medaglia al valor militare. Nel 1927 s’iscrive all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove si diplomerà nel 1930.
Continua a mantenere intensi contatti con il Sudamerica, dove effettua frequenti viaggi, aprendo anche uno studio di scultura. E’ a Buenos Aires nel 1940, dove partecipa alla stesura del "Manifesto Blanco" (1946), che segna la nascita dello "Spazialismo".
Nel 1946 è di nuovo in Italia e pubblica il "Primo Manifesto dello Spazialismo", cui seguirà il secondo nel 1948. Nel 1949, alla ricerca di una terza dimensione realizza i primi quadri forando le tele. Nel 1950 uscirà il "Terzo manifesto spaziale, proposta per un regolamento". Partecipa al concorso indetto per la "Quinta Porta del Duomo di Milano" vincendolo ex-aequo con il bolognese Luciano Minguzzi, nel 1952. Espone in modo compiuto le sue opere spaziali alla Galleria del Naviglio di Milano. Oltre a forarle, Fontana dipinge ora le tele, vi applica colore, inchiostri, pastelli, collages, payettes, gesso, sabbia, frammenti di vetro. La sua fama corre anche all’estero.
A fine 1958 realizza le prime opere con i "tagli", che riproporrà nel 1959 su tela, con il titolo "Concetto spaziale". Poco dopo essersi trasferito a Comabbio, in provincia di Varese, dove restaura la vecchia casa di famiglia e installa il suo nuovo studio, Lucio Fontana muore il 7 settembre 1968.
Le opere di Lucio Fontana sono presenti nelle collezioni permanenti di più di cento musei di tutto il mondo: un'ulteriore conferma di quanto la sua arte sia importante.
Ugo Mulas e Lucio Fontana
Ugo Mulas è amico di Lucio Fontana, come un po' i tanti che frequentavano il vivace ambiente artistico milanese. Oltre ad averlo fotografato alla Biennale di Venezia, Mulas ogni tanto lo va a trovare presso il suo studio, cogliendo l’opportunità per scattare qualche fotografia. Ritrae più che altro l'artista fra le opere e nel suo laboratorio creativo, dove l’inquadratura diventa soggetto. Non ha mai assistito, però, mai alla realizzazione dei tagli, o "attese" come le chiamava Fontana. Mulas comprende quanto quell'azione sia centrale nell'arte di Fontana e come la tela ne rappresenti solo una conseguenza. Il fotografo chiede all’artista di poterlo ritrarre mentre esegue uno dei suoi "tagli", la risposta però è negativa: "Non potrei fare uno di questi grandi tagli mentre qualcuno si muove intorno a me”. Il fotografo rilancia una controproposta: fingere di compiere il taglio. Fontana accetta. Nasce così una sequenza di fotografie che entrerà nella storia dell'arte.
Il fotografo
Ugo Mulas va considerato un autore controverso. C'è chi lo identifica col neorealismo e il reportage (sono i tempi del bar Jamaica), mentre altri lo considerano come "il fotografo degli artisti" (il suo libro sulla Pop art è un capolavoro). In molti poi lo celebrano come l'autore delle Verifiche. C’è dell’altro, però; Mulas è stato anche grande fotografo di moda, di gioielli, di architettura, di teatro: una personalità complessa.
Ugo Mulas è stato anche un saggista della fotografia. In qualità d’autore, ha scritto “La Fotografia” (Edizioni Einaudi): un libro da avere per forza. Si tratta dell’opera di un grande fotografo, che propone una propria riflessione sullo strumento fotografico e la sua potenza espressiva. Si parte dall’approccio allo scatto, per finire alle famose “verifiche”. Mulas ci insegna ad avvicinarci al soggetto, a toccarlo, a respirarlo, fino al decidere il momento durante il quale premere il pulsante di scatto. In quell’istante, casuale e non privilegiato, si condenseranno i nostri pensieri, quelli di un fotografo finalmente diventato autore. Sempre nel volume, Ugo Mulas ci propone una carrellata di artisti – amici, ritratti e ricordati mentre creano: Burri con in mano la fiamma ossidrica (non il pennello); Segal che plasma le mummie bianche di gesso; Fontana mentre squarcia con un taglierino la tela bianca; Warhol al lavoro nella confusione della Factory. Anche qui ne nasce un’altra analisi, perché il fotografo riesamina il lavoro di pittori, scultori e artisti utilizzando parole e immagini, andando a valutare, una volta di più, il valore dell’operazione fotografica.
Ugo Mulas, la vita
Ugo Mulas nasce a Pozzolengo (Brescia) il 28 agosto 1928. Giunto a Milano per studiare Giurisprudenza, si trova ben presto a frequentare l'Ambiente dell'Accademia di Brera e gli intellettuali del Bar Jamaica. Mulas debutta nel reportage, affrontando la fotografia quasi per caso; ecco quindi le periferie milanesi e la Stazione Centrale. Passerà poi alla pubblicità e alla moda, collaborando con la stilista Mila Schön. Produrrà anche ai servizi di architettura. L’estate del 1964 sarà significativa per Mulas. Alla Biennale di Venezia viene presentata la Pop Art al pubblico europeo e lui viene introdotto nel panorama artistico americano. Qui ha modo di documentare importanti pittori al lavoro tra i quali Frank Stella, Lichtenstein, Johns, Rauschemberg; e di ritrarre importanti presenze come Marcel Duchamp, Andy Warhol, John Cage.
La collaborazione con gli americani continuerà poi nel 1965 e poi nel 1967, anno nel quale Mulas presenta la sua analisi del lavoro degli artisti pubblicando il volume “New York: arte e persone”. Nel 1970 il nostro si ammala gravemente, ma questa non sarà una ragione per ridurre il suo impegno. Ricordiamo ancora “Le Verifiche”: una riflessione sul lavoro svolto in vent’anni di attività, visto attraverso una rilettura della storia della fotografia.
Mulas si spegne a Milano il 2 Marzo 1973.
Fonti:
UGO MULAS di Elio Grazioli Editore: Bruno Mondadori
LA FOTOGRAFIA di Ugo Mulas Editore: Einaudi.