[TUTTI A CASA]
8 settembre 1943. Intorno alle 19.40 il maresciallo Pietro Badoglio, capo del governo italiano, lesse il proclama con cui il Regno d’Italia annunciava la resa. Il messaggio era stato registrato pochi minuti prima e trasmesso dalla Radio di Stato Italiana. E’ l’armistizio: l'Italia depone le armi nei confronti degli alleati. La nazione è divisa in due, forse in tre: questi, quelli, gli altri. Il disordine regna ovunque, tra civili ed esercito. Molti soldati credono di intuire come la guerra sia finita. “Tutti a casa” è il grido di parecchi.
“Tutti a casa!”, sì: ma quale? Non quella delle mura con le stanze e neanche l’altra, dei parenti e amici; l’esclamazione parlava unicamente del ritorno ai paesaggi consueti, alle abitudini, alla pace.
“Tutti a casa”, il film.
Questa volta, come appassionati di fotografia, ci lasciamo contaminare dal cinema, ricordando un film di Luigi Comencini: “Tutti a casa” (1960), con Alberto Sordi e Serge Reggiani. Nella pellicola, si uniscono magistralmente risa, ironia e dramma, per una vicenda bellica tutta italiana. Il protagonista è Alberto Sordi (tenente Innocenzi), che già aveva indossato la divisa ne “La grande guerra” (1959) di Monicelli, al fianco di Vittorio Gassman. L’attore romano darà vita, come sua consuetudine, al volto umano dell'italiano medio, con tutti i suoi pregi e difetti.
Entriamo un attimo nelle vicende narrate dalla pellicola. Siamo in una caserma del nord d’Italia. Molti soldati al comando del tenente Innocenzi (Alberto Sordi) all’annuncio dell’armistizio fuggono come vuole il titolo: “Tutti a casa”. Ne rimangono pochi, alcuni dei quali periranno in vari episodi: uno per salvare una donna ebrea. Nella confusione, l’ufficiale addirittura arriva a credere che tedeschi e americani si siano alleati tra loro. Rimarranno in due ad attraversare l’Italia da nord a sud, ma nessuno arriverà a casa. Quando il tenente Innocenzi e il geniere Ceccarelli (Serge Reggiani) giungono a Napoli, vengono catturati dai tedeschi e caricati su un camion. Ceccarelli si sporge e fa uno sguardo tristissimo; Innocenzi gli chiede che cos’abbia. “Là dietro c’è casa mia”, risponde l’altro. Non ci arriverà mai. Morirà sotto il fuoco di un mitra tedesco. Il tenente, che in venti giorni ha visto il suo mondo voltare pagina, impugnerà una mitragliatrice e comincerà a sparare, iniziando in un’altra guerra.
Il direttore della fotografia del film è Carlo Carlini. Lui ha iniziato a lavorare a sedici anni come aiuto operatore. Nel 1954, ha collaborato con Federico Fellini, nel film “La strada”; e con Roberto Rossellini, in “La paura”. La sua carriera conta più di trecento film.
Ancora Alberto Sordi in divisa.
L’Alberto Sordi in divisa ci spinge a parlare di un altro film di guerra: “I due nemici”, di Guy Hamilton (1961), con David Niven come protagonista assieme all’attore romano. Non c’è il ritorno, nella trama della pellicola; ma il desiderio di farla franca, un po’ all’italiana. La comicità pervade in tutte le vicende proiettate, con due eserciti, inglese e italiano, a farsi la guerra nel deserto africano. Albero Sordi, l’ufficiale a capo di un gruppo di soldati, mette in mostra tutta la sua capacità recitativa nel dare la vita a un ufficiale furbo, semplice, accondiscendente, orgoglioso, permaloso. La scena finale merita di essere vista più volte. Gli italiani, fatti prigionieri e caricati su un treno, ricevono l’onore delle armi da parte degli inglesi, capitanati da David Niven. I due nemici nella guerra hanno sviluppato una sorta di solidarietà reciproca.La fotografia che proponiamo porta la firma di Rodrigo Pais. Lui nasce a Roma il 28 settembre 1930. Approccia la fotografia nel 1946 quando inizia a lavorare come stampatore. Il 1954 è l’anno in cui prende vita la sua collaborazione con i quotidiani Paese, Paese Sera e l’Unità. Negli stessi anni lavora anche con altri quotidiani e riviste: Corriere della Sera, il Corriere d’informazione, La Stampa, Il Giornale d’Italia, Il Mondo, e via dicendo. La città di Roma e le sue periferie rappresentano l’epicentro della sua attività, ma nel suo archivio non mancano servizi fotografici realizzati in altre regioni d’Italia come Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria. Anche all'estero Rodrigo Pais realizza diversi servizi a Cuba, Messico e Argentina. Nel dicembre del 1963 segue il viaggio di Papa Paolo VI in India. Nello stesso anno si reca in Vietnam, nel 1960 in Pakistan, nel 1957 e nel 1962 a Budapest, nel 1962 e ancora nel 1964 a Gerusalemme, nel 1968, 1977 e 1987 è la volta di Praga, e ancora nel 1957, 1962, 1974 e 1979 a Mosca e in Tailandia nel 1990.
L’attività di fotoreporter dura quasi 50 anni e si conclude nel 1998. Pais ci lascia il 9 marzo 2007.
La fotografie.
Una scena del film “Tutti a casa”.
David Niven e Alberto Sordi in “I due nemici”. Ph. Rodrigo Pais.