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[CRISTIANA CAPOTONDI, L’ETERNA RAGAZZINA]

Cristina Capotondi anche a 41 anni mostra un viso acqua e sapone, sul quale si sono soffermati molti fotografi. Su Image Mag ne abbiamo incontrati due: Douglas Kirkland e il compianto Giovanni Cozzi. Di quest’ultimo sono le fotografie che proponiamo. Cristiana, dal canto suo, ha avuto modo di lavorare in diversi ambiti: spot pubblicitari, TV, cinema, doppiaggio. Quanto segue è solo uno stralcio della sua carriera.

Cristiana Capotondi nasce il 13 settembre del 1980, a Roma. La recitazione rappresenta da subito la sua vocazione e a dodici anni appare in due spot pubblicitari per la TV italiana. Nel 1995 debutta al cinema in "Vacanze di Natale '95", nel quale interpreta la figlia di Massimo Boldi che s’innamora dell’attore Luke Perry. La TV e la pubblicità continuano a incrementare la sua popolarità. Indimenticabile è lo spot che termina con "Two gusti s megl' che one" dov’è protagonista al fianco di Stefano Accorsi, che ritroverà al cinema nel film TV “Il giovane Casanova”.

Per il grande schermo recita in "Christmas in Love" (2004), accanto a Christian De Sica e Massimo Boldi (interpretandone nuovamente la figlia). Nel 2005 si laurea con lode all'Università La Sapienza di Roma in Scienze della comunicazione.

Sempre sul grande schermo, Cristiana Capotondi è protagonista - insieme con Giorgio Faletti e Nicolas Vaporidis - in "Notte prima degli esami". Nella pellicola impersona Claudia, in un ruolo che le fa conquistare la sua prima nomination ai David di Donatello come migliore attrice protagonista. L'anno successivo Cristiana recita per Volfango De Biasi in "Come tu mi vuoi" (nuovamente accanto a Nicolas Vaporidis) e per Roberto Faenza ne "I Vicerè".

Cristiana si cimenta anche nel doppiaggio, prestando la propria voce al personaggio di Mavis (figlia del conte Dracula) per il cartone animato "Hotel Transylvania” e per il film "Educazione siberiana", di Gabriele Salvatores, prestando la voce all'attrice britannica Eleanor Tomlinson, che interpreta la protagonista femminile, Xenya.

Nel 2014 presenta su Canale 5 una puntata dello show comico "Zelig", al fianco di Giovanni Vernia.

Il fotografo

Bisognava conoscerlo, Giovanni Cozzi, forse più di altri fotografi. Non è solo una questione d’interpretazione del suo lavoro e nemmeno di lettura delle immagini che creava. Di lui era bello capire l’approccio, il percorso, la sintesi che porta all’approdo: da dove ripartire. E questo potrebbe valere per tutti quegli autori che hanno vissuto la fotografia come un pertugio stretto, prima che come un’opportunità percorribile. Ma la cerchia si restringe, sicuramente, ai pochi che partendo dal linguaggio canonico sono riusciti a costruire uno stile proprio riconoscibile.

Cozzi è partito dalla passione, dalla camera oscura del padre, da una decisione giovanile che è di percorso e non di contenuto, almeno non da subito. Sono stati i primi ambienti a restituirgli la fatica, l’affanno, i momenti di astenia. Con una passione, però, che rimaneva costante: perché la fotografia risultava bella in quanto varia. I primi posati gli restituiranno il giusto orientamento, magari assieme agli sguardi mai visti: quelli che aumentavano il battito della complicità. Di pulsione in pulsione, ci ritroviamo al Cozzi più conosciuto, colui che nel tempo ha cercato l’anima entrando dalla porta della bellezza. Il colpo al cuore che lui tendeva a restituire non era soltanto “animale”, ma parte dal pensiero, dalla consapevolezza di sé. Elementi che messi insieme, e richiamati dal soggetto, parlavano di spinta, volo, coraggio; ma non era la temerarietà a dover essere invocata e nemmeno la sfrontatezza. Il contrario della paura non faceva parte di Giovanni, perché tra soggetto e autore si spianava la strada alla complicità possibile, alla bellezza che è di dentro.

Giovani Cozzi si rivolgeva lì, richiamando l’epidermide solo quando serviva: magari per avvicinare un dialogo sottile che viveva del momento, per pochi fortunati. Lì nulla si prendeva e nemmeno si restituiva, non si obbediva sotto la pressione dell’imposizione. Non vi era accondiscendenza o falsa disponibilità: solo la volontà pura di un’intesa possibile. Coraggiosa, appunto.

Giovanni Cozzi, la vita

Romano, classe 1959, si appassiona alla fotografia già a sei anni, osservando il padre fotoamatore. Adolescente nei turbolenti anni ‘70, inizia a viaggiare. S’iscrive alla Facoltà di Architettura a Roma, dove frequenta i corsi di Storia dell’Arte Moderna e contemporanea tenuti da Achille Bonito Oliva. A vent’anni decide di fare della fotografia la sua professione, seguendo il jet set internazionale e in particolare Carolina di Monaco, Lady Diana e Carlo d’Inghilterra. Sarà persino accreditato dalla casa reale inglese a documentare il lungo viaggio di nozze dei reali in Italia.

In seguito a una profonda crisi personale, abbandona l’attualità, iniziando a dedicarsi alla fotografia di scena ed al ritratto femminile, con una predilezione per il glamour di stile anglosassone. Nel 2002, pur continuando la collaborazione con alcune realtà professionali, si ritira in una località isolata per dedicarsi alla ricerca artistica, alla regia e al mondo della musica.

Giovanni ci lasca nel maggio 2014

Giovanni Cozzi, Douglas Kirkland , Cristina Capotondi, 13 settembrel 1980, Luke Perry

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