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[MINAMATA IN TV]

Abbiamo visto il film Minamata in TV. Finalmente, ne eravamo curiosi. Nella pellicola, firmata da Andrew Levitas, Johnny Depp si è calato nei panni del fotografo di guerra William Eugene Smith, ripercorrendo il periodo nel quale realizzò uno dei suoi reportage più riusciti: quello che trattò dell’avvelenamento da mercurio del popolo di Minamata, la città marittima giapponese che ha dato il titolo al reportage del 1971. L’interpretazione è risultata magistrale e tecnicamente precisa, soprattutto quando l’attore era costretto a maneggiare le varie attrezzature di un fotografo di allora (Fotocamere, marginatori, tank, bacinelle e via dicendo). Abbiamo comunque visto di più, molto.

I primi fotogrammi

Il film inizia con una madre che canta una nenia alla figlia. Lo intuiamo, si tratta della trasposizione di “quella” fotografia, l’icona dell’intero reportage. L’immagine originale è in B/N, ma durante la proiezione appare a colori, anche quando il campo si allarga dal volto della donna adulta a tutta la scena. A fine film, il colore verrà desaturato, con l’inquadratura che si sposta sulla fotografia “vera”: forte anche nel film, riconoscibile, infinita; una moderna “pietà” senza credo o religioni, con gli occhi della madre ricchi d’affetto, anche di fronte alla disgrazia.

La fotografia

La foto, in bianco e nero, raffigura una ragazza (Tomoko Uemura) gravemente deformata, tra le braccia della madre (Ryoko Uemura) in un tradizionale bagno giapponese. Tomoko, al momento dello scatto, nata deforme, cieca, sorda e senza l’uso degli arti a causa del morbo di Minamata, aveva quindici anni. La fotografia fu pubblicata per la prima volta il 2 giugno 1972 sulla rivista Life.

La trama

La fotografia costituisce l’asse portante della trama e il personaggio principale è proprio il fotografo: quell’Eugene Smith famoso per i reportage di guerra, ma anche per lavori importanti come “Spanish Village” (in cui è raccontata una cittadina spagnola in pieno franchismo) e “Country Doctor” (narrazione fotografica dell’attività di un medico generico nella campagna americana). Il Minamata, l’ultimo reportage di Smith, emerge nella pellicola come una tragedia ecologica, causa dell’omonima malattia diffusa tra gli abitanti del luogo. Quale elemento scatenante vi era il rilascio di mercurio nelle acque reflue dell’industria chimica Chisso Corporation, durato più di trent’anni. Il capo d’accusa è forte e si sviluppa tra le contraddizioni di una popolazione provata e senza speranza. Tutto finirà bene, però; con un forte risarcimento per chi ha subito un danno così atroce.

Abbiamo incontrato un Eugene Smith di fine carriera. Lui mostrava una personalità debordante, eccedente, traboccante; e tutto questo traspare nello scorrere delle immagini, dove è emersa anche la sua presunzione, perché il fotografo aveva lanciato una sfida sovraumana, quasi una rivincita con la società, la professione, l’arte fotografica; in avanti con gli anni, arrivò a strappare le sue prime immagini, perché non all’altezza delle sue ambizioni (anche questo mostra il film, all’inizio). Noi oggi lo abbiamo riconosciuto diverso dall’idea che ci eravamo fatti di lui: alcolizzato e tremolante, come non lo avremmo voluto ricordare. La magia del cinema sta anche in questo: trasformare personaggi famosi con semplici testa – coda, sovvertendo verità, ideali, supposizioni o pregiudizi.

Il film è da vedere, anche per chi non è appassionato di fotografia.

Parlando di Eugene Smith, ci sembra giusto consigliare un libro.

[W. EUGENE SMITH] Più reale della realtà

A W. Eugene Smith dobbiamo la rivoluzione del concetto di reportage. Lui può essere considerato un padre del fotogiornalismo moderno, dove i suoi lavori, comparsi sulla rivista LIFE (tra il 1948 e il 1956), vivono di un profondo senso narrativo, portato avanti con profondità. Nella sua carriera, Eugene Smith ci ha offerto autentiche storie per immagini, e le più importanti le troviamo in questo volume: racconti profondi, dedicati a realtà difficili e complesse.

Sfogliando le pagine incontreremo: The Country Doctor, realizzato in Colorado nel 1951, dove viene seguito il lavoro quotidiano del medico Ernst Ceriani tra le città dell’America rurale; Spanish Village, il ritratto del paese sotto la dittatura franchista, dopo la guerra civile degli anni ’30; The Nurse Midwife, le giornate della levatrice del South Carolina; A Man of Mercy, che documenta il lavoro umanitario del premio Nobel Albert Schweitzer in Africa; Pittsburgh, che evoca il dramma degli operai della città dell’acciaio; Minamata, il racconto del disastro ambientale, umano e sociale 
di un villaggio di pescatori le cui acque furono avvelenate dai rifiuti tossici di mercurio di una grande industria chimica.

Il volume, raffinato e ben composto, ci restituisce la possibilità di comprendere la passione con la quale Eugene Smith affrontava il proprio lavoro. I testi inediti, scritti dal fotografo, arricchiscono ulteriormente la pubblicazione, in grado come sono di svelare i segreti insiti in ogni storia, nei dettagli delle immagini.

W. Eugene Smith Più reale della realtà Edizioni Contrasto

Le fotografie.

Una scena del film

© W. Eugene Smith – Tomoko Uemura in Her Bath, from Minamata, 1971

Minamata, Andrew Levitas, Johnny Depp, W. Eugene Smith , Tomoko Uemura, 2 giugno 1972

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