[UN MILIONE DI “DS”]
Il 7 ottobre per Citroen pare essere una data importante. Ne parlammo lo scorso anno: il 7 ottobre 1948 al Salone dell'auto di Parigi viene presentata la Due Cavalli, la piccola berlina francese che sta alla Francia come la Topolino all’Italia e il maggiolino alla Germania. Ci troviamo nell’Europa negli anni 30-40 quando i vari governi decisero di produrre un’auto che motorizzasse il paese. Ebbene, il 7 ottobre 1969 la casa francese festeggia il milionesimo esemplare della “DS”, con un modello “Pallas” oro metallizzato. Parlare di auto che furono oggi risulta anacronistico, con ibride ed elettriche già circolanti; la “DS” però, simbolica e iconica, di certo euro “zero”, ha una storia fotografica da raccontare, firmata da autori famosi. E’ bello ripercorrerla.
Iniziamo dalla storia recente. Per festeggiare il 2018, e un prodotto apripista della nuova line di prodotti del brand “DS”, il Centro Documentazione Storica Citroën & DS ha pubblicato DScal2018. Gli scatti per il calendario, dove ogni mese era accompagnato da un aforisma dedicato alla bellezza, sono stati realizzati in Toscana, tra la Val D’Orcia e la Val di Chiana, con la collaborazione di due modelle. Il DScal2018 voleva anche essere un omaggio alla lunga storia del legame tra DS e la fotografia.
Tutto è iniziato nel 1955, quando la “Dea” delle automobili si presentò al Salon de l’Auto di Parigi accompagnata da due importanti servizi fotografici: quello realizzato per Paris Match, il celebre tabloid francese; e quello di Robert Doisneau, scattato in un parco della città. Nel primo compariva Gina Lollobrigida come "madrina" della nuova automobile. La presenza di una “bella” italiana al posto di una francese fece inorridire i più, anche se tutto si risolse in un debole chiacchiericcio. Al contrario, le foto di Doisneau fecero rapidamente il giro del mondo. La fotografia nella quale il volto sorridente della modella si pone a confronto con il frontale della “Dea” DS divenne rapidamente un’icona.
Nel 1960 fu William Klein a occuparsi della “DS”, con delle immagini scattate in giro per Parigi. Il soggetto era rappresentato dalla neonata Décapotable. Ne nacque una brochure elegantissima, dove le immagini panoramiche vivevano in doppia pagina. La stampa era accurata, realizzata su carta pergamenata. Degli aforismi accompagnavano il documento, dedicati al lusso e alla bellezza, elementi ben presenti nella Cabriolet DS.
Nel 1969 è Helmut Newton a produrre la brochure dell’auto francese, forse la più famosa di sempre. Il documento era dedicato al solo mercato italiano e stampato in tiratura limitata. Le modelle indossavano le creazioni di Paco Rabanne, in un’atmosfera da era spaziale, come i tempi richiedevano.
Newton si è occupato della DS anche in seguito, come nello scatto che riportiamo.
Il fotografo, Helmut Newton
Helmut Newton nasce il 31 ottobre 1920. La sua fotografia è un mondo tutto da indagare, dove all’ambiguità si affianca un’immagine sofisticata e geniale. Ecco, sì: troppo facile dire che il nostro sia il migliore; un po’ come affibbiare la palma del “primo” a Mozart (musica), Leopardi (poesia), Shakespeare (teatro). Per avvicinarsi a certi personaggi occorre compiere un percorso che si addentri nel linguaggio. Nel caso di Newton, poi, bisogna abbandonare tutti i pruriti: civettuoli o moralistici che siano. Dietro agli scatti del maestro c’è tanta maestria, tutta da imparare.
Considerato uno dei maestri del Novecento, Helmut Newton ci ha restituito molteplici scatti del corpo femminile, tra ricerca fotografica ed erotismo sofisticato, ambiguo e talvolta estremo. Lui è stato un cultore del corpo, da cui è derivato un legame profondo con il mondo della moda. Per questo lo abbiamo trovato sulle testate più importanti: da Vogue a Harper’s Bazaar, da Elle a Vanity Fair, da Max a Marie Claire.
Agli anni Ottanta risale “Big Nudes”, apice della sua ricerca erotica, sostenuta da un’eccellente tecnica fotografica.
Newton lavora ossessivamente con il bianco e il nero ed è nel gioco dei grigi che si delineano le forme, inserite nei contesti più disparati, ma altamente evocativi: semplici fondali, contesti urbani o interni di eleganti case alto borghesi. Per Newton la tecnica fotografica è importante, ma anche il corpo della donna e la sua contestualizzazione. Lui ricorre un po’ a tutto: accessori, corsetti, addirittura a attrezzature ortopediche: questo per enfatizzare la femminilità e la carica erotica delle sue modelle. L’attrazione di chi guarda è al massimo: per un fetish che diventa culto, o anche provocazione. Helmut Newton morirà sulla sua Cadillac, poco dopo aver lasciato un albergo di Hollywood, all’età di 83 anni. Un’uscita da star.
Una sua frase celebre è: “Per me il massimo è stata Margaret Thatcher: che cosa c'è di più sexy del potere?”.
Un libro da leggere.
[AUTOBIOGRAFIA], di Helmut Newton
Helmut Newton (classe 1920) ha vissuto da “star”, sin da quando a dodici anni prendeva in mano la prima macchina fotografica. Da quel momento ha iniziato a girare il mondo: prima per fuggire ai nazisti (nasceva a Berlino da una famiglia ebrea), poi per dipanare il romanzo della sua vita da “bad boy”. Lo ritroviamo a Singapore e poi in Australia, dove tornerà a guerra finita per aprire il suo primo studio fotografico. Poco dopo (1948) incontrerà June, la donna della sua vita; e arriverà il successo.
Non ci saranno frontiere a fermare le sue immagini femminili: provocanti, scandalose, inconsuete; però desiderate, perché permeate da una classe d’alta borghesia. Vivrà a Parigi, Londra, New York, Monte Carlo ed anche nella sua California. Sarà la moda a chiamarlo più volte, anche per scandalizzare; perché lui e la moglie volevano così. Morirà sulla sua Cadillac contro una palma del Sunset Boulevard di Hollywood: un’uscita di scena degna di un divo.
Helmut Newton. Autobiografia. Ed. Contrasto
Le fotografie.
Helmut Newton, Citroen DS. 1969
Helmut Newton, “Donna che legge Le Monde" su una DS, 1980
Helmut Newton, Citroen, 7 ottobre 1948, Due Cavalli, William Klein