[ENZO BIAGI TORNA SUI SUOI MONTI]
Non ci sono fotografie d’autore a suffragio di Enzo Biagi. Crediamo comunque che debba entrare nella nostra rubrica quotidiana per la sua storia di giornalista e scrittore. Dobbiamo confessare, però, che ci sentiamo legati a lui anche per motivi campanilistici, che in Italia contano e non poco, soprattutto se gestiti bene. I suoi monti sono anche quelli dei nostri nonni: luoghi poveri, lontani dalle mete turistiche di richiamo, distanti pure da Bologna, la provincia che li riguarda. Del resto, basta uno sguardo a sud ed è già Toscana, soprattutto se si sale sul Corno alle Scale, la montagna che sovrasta il borgo natale di Biagi. Ci ha fatto piacere ricordare la sua “firma”, che speriamo possa essere condiviso da chi leggerà.
Enzo Biagi è nato il 9 agosto 1920 a Pianaccio, un borgo dell'Appennino tosco-emiliano in provincia di Bologna. Di umili origini, il padre lavorava come aiuto magazziniere di uno zuccherificio, mentre la madre era una semplice casalinga.
Fin da bambino si dimostra particolarmente portato per le materie letterarie e la scrittura. A diciotto anni, si dà al giornalismo. I primi passi li compie da cronista al Resto del Carlino, il quotidiano di Bologna. Allo scoppio della seconda guerra mondiale è richiamato alle armi. Dopo l'8 settembre del 1943, non aderisce alla Repubblica di Salò, ma si aggrega ai gruppi partigiani operanti sul fronte dell'Appennino.
Durante il dopoguerra a Bologna fonda un settimanale, "Cronache"; e un quotidiano "Cronache sera". Nuovamente assunto al Resto del Carlino, rimarrà negli annali per le memorabili cronache sulle inondazioni del Polesine. Trasferitosi a Milano, dirige il settimanale "Epoca", ma da subito tiene dei rapporti molto stretti con il mezzo televisivo, che ha contributo a estendere la sua popolarità su un pubblico vasto. Biagi dimostra in questo uno sguardo alla modernità
Il suo ingresso in Rai è datato 1961. Nel corso della sua presenza nella TV di stato, è riuscito a diventare direttore del Telegiornale. Nel 1969 diede vita ad un programma fondato sulle sue capacità, il celebre "Dicono di lei", basato su interviste a personaggi famosi, una sua specialità.
Biagi diventa richiestissimo e la sua firma compare su La Stampa, la Repubblica, il Corriere della sera e Panorama. Nel contempo inizia a scrivere libri, spesso in testa alle classifiche di vendita. Anche la presenza televisiva diventa costante. Dal 1991 in poi Biagi ha realizzato con la Rai un programma televisivo all'anno, tra questi “Le inchieste di Enzo Biagi".
Nel 1995 dà vita a "Il Fatto", programma giornaliero di cinque minuti su avvenimenti e personaggi italiani, che viene ripreso negli anni successivi, sempre con altissime percentuali di ascolto. Dopo settecento puntate de "Il Fatto", Biagi è stato al centro di aspre polemiche a causa di una sua presunta faziosità negativa nei confronti dell'allora Presidente del Consiglio. Ne nacque una diatriba che allontanò il giornalista dallo strumento televisivo.
Dopo cinque anni di silenzio torna in tv nella primavera del 2007 con il programma "RT - Rotocalco Televisivo". A causa di problemi cardiaci Enzo Biagi è scomparso a Milano il 6 novembre 2007. Nel corso della sua lunghissima carriera ha pubblicato oltre ottanta libri.
Per ricordare Enzo Biagi: EPOCA, Arnoldo Mondadori Editore
Presso un mercatino, troviamo una copia (edizione speciale) di EPOCA, il LIFE italiano, datata 11 novembre 1956. La curiosità ci spinge all’acquisto: ne è valsa a pena. All’interno troviamo un ampio servizio (30 pagine) circa le tragiche giornate di Budapest. Le firme del pezzo sono di Massimo Mauri (giornalista) e Mario De Biasi (fotografo), accoppiati nella fotografia d’inizio articolo. Immagini e parole si trainano a vicenda, in un racconto rafforzato: una delizia da leggere e guardare. Ricordiamo che Epoca nasce a Milano il 14 ottobre 1950. In redazione hanno lavorato, tra dli altri, Aldo Palazzeschi, Cesare Zavattini, Giovanni Spadolini (futuro direttore del Resto del Carlino, nonché primo ministro della Repubblica).
Il Numero che riportiamo vedeva Arnoldo Mondadori come Direttore. Di lì a breve gli succederà (30 dicembre ’56) Enzo Biagi, che ne era condirettore.
EPOCA e la rivoluzione ungherese
23 ottobre 1956, ha inizio la rivoluzione ungherese, soffocata nel sangue dai russi. Il 4 novembre carri armati sovietici, su ordine di Kruscev, invaderanno le vie di Budapest. Alla fine si conteranno 30.000 morti. Dal 1989, con l'avvento della democrazia, il 23 ottobre è festa nazionale. L’autunno ungherese ci permette di ricordare, assieme a Enzo Biagi, Mario De Biasi, che a Budapest fotografava per il settimanale Epoca, dove operava come condirettore il giornalista emiliano.
De Biasi è nato nel 1923 a Sois, in provincia di Belluno. Inizia a fotografare in Germania, dove era stato deportato durante la seconda guerra mondiale. Nel 1948 presenta la sua prima mostra personale. Nel 1953 passa al professionismo presso la rivista Epoca, che, tra il 1950 ed il 1997, veniva considerata la versione italiana dei magazine statunitensi, “LIFE” in testa. Lì realizzò i suoi più famosi reportage. In oltre cinquant’anni di attività ha pubblicato oltre 70 libri fotografici. Del fotografo, molti ricorderanno la famosa fotografia in cui si vede un gruppo di uomini che insieme si voltano per guardare quasi ipnotizzati Moira Orfei che cammina, girata di spalle e di bianco vestita (qui sotto). Siamo a Milano, di fronte alla Galleria, in piazza del Duomo. Nell’immagine c’è tutta l’Italia del tempo: una FIAT, la Lambretta, il quotidiano nella tasca della giacca; ma anche una buona dose di sano ottimismo. Il PIL, al tempo, cresceva a due cifre. Il grande talento del maestro stette nella capacità di raccontare l’Italia e gli italiani così come li vedeva, com’erano: reali, veri, semplici.
La fotografia. La copertina di EPOCA, 11 novembre 1956.