[MARIANNE, 10 ANNI DI FOTOGRAFIA]
Ecco un altro autoritratto, è quello di Marianne Breslauer, nata il 25 novembre 1909 a Berlino. Quello di fotografarsi da sole è una caratteristica della fotografia al femminile e l’abbiamo riscontrata in molte autrici. A memoria, ricordiamo: Francesca Woodman, Cindy Sherman, Wanda Wulz, Dora Maar; ma anche Claude Cahun, Ilse Bing, Lisette Model, Imogen Cunningham, per finire con Vivian Maier e altre ancora. Questioni di vanità? No, mai; piuttosto in tutti i casi si è trattato di un bisogno, di una necessità, atta a esprimere un “quando”, prima ancora del “perché”; a sottintendere come il tempo faccia parte della fotografia. Ore, minuti, secondi, scorrono senza tregua; ma è un’illusione pensare che il loro andamento sia lineare. Più spesso accelerano, rallentano, tornano indietro, confluiscono, suggeriscono, esortano, ricordano. L’autoritratto compie per questo quasi una forzatura: diventa un testacoda, un passo più lungo della gamba che torna indietro verso l’interiorità. Vogliono essere osservate, le donne; per come sono e non per come dovrebbero essere.
Marianne Breslauer apparteneva a una generazione di fotografe che riuscirono a sfruttare la libertà concessa loro dalla Repubblica di Weimar. Il suo lavoro è un notevole esempio della "nuova fotografia" e si trova oggi in importanti collezioni.
Impegnarsi nell'arte, e in particolare nella pittura, era una cosa ovvia nella casa dei genitori di Marianne Breslauer. Suo padre, il professor Alfred Breslauer (1866-1954), era un architetto, sposato con Dorothea (figlia di Julius Lessing, direttore del Kunstgewerbemuseum, il Museo delle arti decorative di Berlino).
Nel 1926, alla fine delle scuole medie, e dopo aver trascorso un periodo in Svizzera, Breslauer lavorò per alcune settimane nello studio della fotografa Lisi Jessen, un'amica di famiglia, familiarizzando con strumenti e linguaggio. Una mostra della fotografa ritrattista berlinese Frieda G. Riess, alla Flechtheim Gallery, l’ha spinta a diventare fotografa. Dal 1927 al 1929 ha studiato alla Lette-Verein, la scuola di fotografia fondata nel 1890. La situazione agiata della sua famiglia le ha permesso di andare a studiare a Parigi, per un breve periodo anche come allieva di Man Ray. La città francese era in quel periodo la capitale delle avanguardie e molte giovani donne ambiziose approdavano nello studio dell’artista statunitense, che regnava sulla sfera della fotografia. Durante le passeggiate in città, sviluppò il suo stile circa le di scene di strada. Le immagini tranquille e poetiche che ottenne riuscì a venderle alle riviste illustrate, dopo il suo ritorno a Berlino all'inizio del 1930. Quelle fotografie le hanno permesso di lavorare come photo editor e fotoreporter presso la più grande casa editrice tedesca di opere illustrate.
Marianne Breslauer venne incaricata di produrre reportage su temi quotidiani berlinesi e di scattare fotografie pubblicitarie e ritratti in studio. Le numerose fotografie che riportò dal suo viaggio di due mesi in Palestina, nel 1931, furono pubblicate su periodici come Die Dame, Der Querschnitt e il Frankfurter Illustrierte. Nel 1932, diventa libera professionista, lavora per l'Agenzia Mauritius e torna di nuovo a Parigi. Qui Pablo Picasso e Ambroise Villard sono stati tra quelli che ha fotografato per Mauritius. Nella primavera del 1933, su commissione dell'Agenzia accademica, si reca nel nord della Spagna con la scrittrice e fotografa svizzera Annemarie Schwarzenbach. Tornata nella Germania nazionalsocialista, non fu in grado di pubblicare con il proprio nome.
Nel 1936, insieme al mercante d'arte Walter Feilchenfeldt, Marianne Breslauer emigrò ad Amsterdam, dove i due si sposarono e dove tentò di esercitare la sua professione. Nel 1937 abbandonò la fotografia e si unì al marito nel trattare con l'arte. Nel 1939, dopo la nascita del primo figlio Walter (un secondo figlio, Konrad, nacque nel 1944), la coppia si trasferì a Zurigo e fondarono la Galleria d'arte Feilchenfeldt, specializzata in dipinti e disegni francesi del XIX secolo. Dopo la morte del marito nel 1953, Marianne Feilchenfeldt gestì l'attività da sola, continuando a lavorare a Zurigo, dove morì il 7 febbraio 2001.
Sebbene Marianne Breslauer abbia lavorato come fotografa solo per dieci anni della sua vita, ha lasciato un'opera interessante, per la quale è stata insignita del Premio Hann Höch a Berlino nel 1999.
Per l’introduzione abbiamo tratto ispirazione dal libro di Concita De Gregorio “Chi sono io?”, edito da Contrasto.
Le fotografie.
Marianne Breslauer, Models at Joe Strasser, Berlino 1932
Marianne Breslauer, autoritratto. Fotostiftung Schweiz, Winterthur