[NASCE IL MITO LANCIA]
L'atto costitutivo della Lancia & C. reca la data del 27 novembre 1906. Si trattava di una società a nome collettivo con Vincenzo Lancia e Claudio Fogolin come soci al 50%. Il capitale iniziale era modesto: 100.000 Lire. Quell’esordio parla di una storia d’amicizia: Vincenzo aveva affrontato le corse automobilistiche con successo, Claudio ne era semplicemente un amico. Entrambi avevano operato in FIAT. Lo stemma che avrebbe accompagnato le loro auto da lì in poi, pur con le dovute modifiche, portava la firma del conte Carlo Biscaretti di Ruffia, futuro fondatore del Museo dell’Automobile di Torino.
Parlare del mito Lancia significa fare un tuffo nella nostalgia, ma non potrebbe essere altrimenti. Oggi l’esperienza del duo Lancia-Fogolin si chiamerebbe “start up”, con indicazioni economiche e strategiche a suffragio. Allora, forse, la creazione dei due amici recava più la dimensione del sogno o quantomeno dell’ambizione. Del resto, nel 1909 siamo in pieno futurismo. Il primo dei “manifesti” di Marinetti (pubblicato nella Gazzetta dell’Emilia di Bologna il 5 febbraio 1909 e in francese nel Figaro del 20 febbraio 1909), contiene già tutte le linee essenziali del movimento e culmina in questa asserzione: “Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità”.
Lo stesso Jacques Henri Lartigue, fotografo francese nato nel 1894, inizia a scattare già nel 1902 e tra i suoi soggetti (oltre alle belle donne) compaiono il movimento, la velocità, le belle automobili. Oltretutto, ai suoi tempi, nella nazione transalpina vivevano ben centodue aziende produttrici di auto.
Velocità, dicevamo, ma anche classe ed eleganza: col tempo il brand Lancia si è distinta per un lusso ben portato, poco al di sopra di una necessità oggettiva. Se solo pensiamo agli anni del boom economico, ci vengono in mente Fulvia, Flavia e Flaminia: sogni di padri e figli; eredi di antenate importanti, quali l’Ardea, l’Aprilia; per arrivare ad Aurelia e Appia.
La cronologia non è il nostro forte, ma ricordiamo (con affetto) un certo antagonismo tra Lancia e Alfa Romeo, animato dai reciprochi proprietari. Elegante la prima, sportiva la seconda, rappresentavano due personalità motoristiche differenti, che poi diventavano credo e filosofia, fede assoluta. Da neo patentati, abbiamo anche avuto l’onore di guidare una Fulvia Coupé, in prestito ovviamente. Correva il ’75 e quell’esperienza la ricorderemo a lungo, perché il sapore tracimava oltre l’oggetto e non permetteva nemmeno la vanità: sarebbe stata troppo volgare.
Le Lancia hanno fatto bella mostra di sé anche al Cinema, in pellicole di successo. Woody Allen ha usato Thema e Delta per girare “To Rome with Love”, una commedia romantica. Ma la partecipazione più famosa rimane quella del film “Il sorpasso”, di Dino Risi (1962), dove Vittorio Gassman guida una Lancia Aurelia B24: l’auto sportiva simbolo del boom economico. Quel road movie, perché anche di questo si trattava, stimolò molti registi, anche d’oltre oceano. Il soggetto di Easy Rider trasse inspirazione proprio dalla pellicola a firma Dino Risi, che era uscita negli USA col titolo di Easy Life.
Alla Lancia vanno riconosciuti anche meriti sportivi, particolarmente in ambito rally. Il Montecarlo del ’72 è uno di quelli da ricordare, perché Munari e Mannucci seppero precedere le Porsche 911. Gli italiani si accorsero che non esistevano solo moto e Formula 1. La fotografia che proponiamo (ringraziamo intanto Franco Turcati per avercela concessa) si riferisce all’edizione del 1968, nella frazione del Col di Turini (dove spesso si decideva l’esito della cmpetizione). Le Lancia Fulvia HF finiscono al sesto e ottavo posto con Ove Andersson e Leo Cella, primo degli italiani, e conquistano la Coppa delle Dame con Pat Moss, la sorella del pilota F1, sposata con Eric Carlsson, vincitore nel ’62-’63 con la Saab. Ai primi due posti si classificarono le Porsche 911 T, seguite da tre Mini Cooper S. (Fonte Internet)
Il fotografo, Franco Turcati
Conosciamo da tempo Franco Turcati, avendolo incontrato spesso: il più delle volte presso Grande Marvin di Torino. Ci è sempre apparso come una persona solida, gentile, giovanile, sorridente, attenta, capace di contribuire, ma anche (soprattutto) d’ascoltare. Parlare di fotografia con lui in ogni occasione ha sempre significato allargare gli ambiti del discorso. Certo, non ha mai disatteso il nostro interesse per gli strumenti, le fotocamere di un tempo; nel dialogo, però, si è sempre proiettato altrove: dove ai “quando” e ai “come” ha sempre aggiunto un valido “perché”.
C’è un “prima” e un “dopo” nella fotografia di Franco, e anche un durante: un filo rosso che lega tutta l’esistenza che gli appartiene. Non riconosciamo nella sua vita sterzate repentine e improvvise, anche quando ci dice di esserci dimesso dalla Perugina. Della propria esperienza lui non ha buttato via nulla: se si è rivolto alla comunicazione lo si deve al suo trascorso commerciale; a quel gioco di ieri e oggi integrato, funzionale, sviluppabile. E la fotografia? E’ sempre rimasta al centro, anzi: forse ha funto da collante tra le tante qualità che Franco sviluppava e accantonava, senza buttare via nulla. A osservare le immagini che ci propone, ne emerge uno stile; che non è quello omologabile, bensì un altro: riconoscibile nella ricerca estetica e pure nel rigore, nello sguardo allargato a cogliere i contesti, in una contaminazione continua che viene dall’arte, nonché da un’osservazione attenta degli ambiti sociali, comportamentali, del tempo che si sta vivendo.
Franco Turcati fotografa, crea e comunica; ma dedica al tutto una preparazione vasta, che arriva fino al respiro della vita. L’assonanza delle idee produce consapevolezza e volontà ben oltre lo scatto, perché nel percorso sin lì lui ha fatto tesoro di tutto: tra creatività e comunicazione, appunto.
Franco Turcati, note biografiche
Franco Turcati è il titolare dell’omonimo studio di fotografia pubblicitaria, grafica e advertising fondato nel 1968, quando il fotografo Franco Turcati decide di esprimere appieno le sue doti di comunicatore. È con lo still-life che approda nel mondo della pubblicità comprendendo così il suo obiettivo: farsi interprete delle esigenze delle Aziende nella costruzione complessiva della loro identità.
Dal marchio al packaging, dalle monografie alle campagne istituzionali, Franco Turcati realizza piani di comunicazione e strategie comunicative di massimo profitto. L’attività dello Studio, operante di fatto da quarantotto anni sulla scena della comunicazione, segue un percorso segnato da un’impronta stilistica precisa, e da una filosofia che vede nella soddisfazione e nel raggiungimento degli obiettivi della clientela i suoi scopi primari. Contro il bombardamento di immagini e messaggi che ha caratterizzato la pubblicità in Italia in questi ultimi trent’anni, lo Studio Franco Turcati si è sempre avvalso di modalità espressive di grande impatto, associando alla carica emozionale delle immagini fotografiche messaggi sintetici, ma efficaci, che evitando forme di comunicazione urlata e raffazzonata colpiscono il bersaglio prefissato senza dispersione alcuna.
Le fotografie.
Sequenza del film “Il sorpasso”. Lancia Aurelia B24S Spider del 1955.
Franco Turcati. Notte al Col de Turini, Rallye di Montecarlo 1968. Vettura Lancia Fulvia HF n. 37, equipaggio Pat Moss-Carlsson - Elisabeth Niström, in classifica generale al 14° posto. Senza flash, pellicola Tri-X Kodak, tirata in sviluppo. Camera Nikon F 50 mm. f/1,4.