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[GIANNI VERSACE, L’ARTE, LA FOTOGRAFIA, LA FAMIGLIA]

Lo stilista Gianni Versace, uomo sensibile, colto, dotato di una grande raffinatezza, ma anche appassionato d’arte, era un avido collezionista di sculture, vasi antichi e opere d’arte di vari artisti (Picasso, Degas, De Chirico o Lichtenstein). Per le sue campagne pubblicitarie, ha sempre fatto uso dei più celebri fotografi (Avedon, Newton, Penn, Weber, Barbieri, Gastel, e altri ancora). La famiglia è sempre stata il suo riferimento principale: la madre, il fratello Santo, la sorella Donatella. L'amico Franco Zeffirelli ha detto di lui: "Con la morte di Versace l'Italia e il mondo perdono lo stilista che ha liberato la moda dal conformismo, regalandole la fantasia e la creatività".

Gianni Versace è nato a Reggio Calabria il 2 dicembre 1946. È cresciuto in un ambiente familiare armonioso. Sin da giovanissimo si è avvicinato ai tessuti, al design, alla moda e alla sartoria, perché sua madre Francesca ne era dedita, proprietaria di una boutique chiamata d'Alta Moda, situata nelle vicinanze del duomo. Nel tempo libero accompagnava la madre nella scelta dei tessuti migliori e amava anche dedicarsi alla lettura di classici dell'antica Grecia: l'Iliade, l'Odissea, l'Eneide. La famiglia ha attraversato un momento difficile quando una delle loro sorelle Tina, 12 anni, è morta per un'infezione da tetano.

Gianni ha iniziato a studiare architettura, ma non ha terminato il percorso di studi. A venticinque anni, si trasferisce a Milano per lavorare nel campo del fashion design. Disegna le prime collezioni pret-a-porter per le case Genny, Complice e Callaghan. Il 28 marzo 1978 presenta la sua prima collezione donna firmata con il suo nome. L’anno seguente cura l’immagine del proprio lavoro collaborando col fotografo Richard Avedon, col quale stabilirà un forte rapporto professionale.

Nel 1982 inizia a lavorare con il Teatro alla Scala di Milano: disegna i costumi per l'opera "Josephlegende" di Richard Strauss. L’anno dopo, crea i costumi per il "Lieb und Leid" di Gustav Mahler , mentre nel 1984 quelli per il "Don Pasquale" di Donizetti.

Nel 1986 il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga conferisce a Gianni Versace il titolo di "Commendatore della Repubblica Italiana"; mentre il capo di Stato francese Jacques Chirac gli assegna l'onorificenza "Grande Medaille de Vermeil de la Ville de Paris". A Parigi, nello stesso anno, viene esposta la mostra "Gianni Versace: Obiettivo Moda", che illustra i risultati della collaborazione fra Versace e vari fotografi internazionali con i quali ha collaborato (Avedon, Newton, Penn, Weber, Barbieri, Gastel, ...).

Nel 1987 i costumi dell'opera "Salome" di Richard Strauss, presentata alla Scala, sono firmati Versace; poi "Leda e il Cigno", del coreografo Maurice Bejart. Il 7 aprile dello stesso anno viene presentato il libro "Versace Teatro", pubblicato da Franco Maria Ricci.

Nel 1995 la maison italiana finanzia la mostra dell'Alta Moda organizzata dal Metropolitan Museum of Art e quella dedicata alla carriera di Avedon ("Richard Avedon 1944-1994").

Il 15 luglio 1997, si diffuse la terrificante notizia dell'omicidio dello stilista italiano Gianni Versace per mano di Andrew Cunanan, serial killer ricercato; che poi decise di togliersi la vita il 23 luglio 1997.

Elton John ha dedicato allo stilista il suo album The Big Picture (1997).

Il fotografo

Antonio Guccione, come in un film.

Lei è bella, svedese, giovanissima. Lui la incontra in aeroporto: ne nasce un amore, quello importante, per la vita. Ci piace iniziare così, da un episodio che ci è stato raccontato con garbo ed eleganza. Con la fotografia pare non esservi alcun legame e invece non è così. Da Antonio abbiamo imparato il rispetto per la vita e per il sentiero che t’invita a percorrere. Di mezzo c’è anche il mestiere, e non potrebbe essere altrimenti. Ha immortalato le star più famose al mondo, ma non abbiamo percepito il senso della conquista e nemmeno quell’orgoglio che potrebbe essere naturale. Antonio, mentre parla di sé, rimane al suo posto: quello del fotografo. Ci fa immaginare quella folding che ha maneggiato spesso e anche le circostanze da affrontare sul lavoro. Del resto, abbiamo capito come lui si sia sempre interrogato, cercando (col rischio) quel limite da valicare in continuazione: per essere vero, migliore, o anche semplicemente fotografo.

Come in un film? Certo, una vita affascinante. Crediamo però che Antonio l’abbia meritata a iniziare dall’atteggiamento, dal comportamento, da un’eleganza innata già manifesta in giovane età: quella dell’ingenuità con i capelli lunghi.

Londra, Parigi, Milano, New York, non sono solo le tappe di una carriera (fulgida, peraltro), ma ambiti già pronti ad accogliere la sua fotografia, la visione sulle cose e sul mondo che si costruiva pian piano. Per la vita di Antonio, non occorre chiamare in causa il destino e nemmeno vanno prese in considerazione episodi fortuiti e occasionali. C’era un “copione” già scritto ad anticipare il suo percorso professionale, voluto con l’atteggiamento prima ancora che con le scelte. Il Ciak c’è stato, a dodici anni: con dei ritratti dove lui tagliava le teste. Da lì in poi le luci della sala si sono abbassate ed è iniziata la proiezione di una vita. Come in un film, appunto.

Antonio Guccione, note biografiche

Con i suoi scatti ha immortalato le star più famose: dal ritratto di Gianni Versace a Federico Fellini e tanti altri. Autore di mostre, libri e progetti artistici, Antonio Guccione ama dire: “Non ho scelto di fare il fotografo, sono stato scelto dalla fotografia”.

Ha vissuto in diverse città del mondo: Londra (dove ha capito il proprio amore per la fotografia), Parigi, New York. A Milano, in tempi diversi, apre due studi: uno in via Cellini, l’altro in via Pisacane; e già lavorava per progetti. Con “Dressing up Milano” e “Fashion and Faces” ha svelato un volto della città attraverso le immagini di Stefano Gabbana e Domenico Dolce, Donatella Versace, Alberta Ferretti, Valentino, Franca Sozzani, Arnaldo Pomodoro, Roberto Bolle.

Guccione ha collaborato con le riviste più prestigiose, immortalando innumerevoli celebrità: Cindy Crawford, Sarah Jessica Parker a inizio carriera, Alberto Moravia e Michelangelo Antonioni.

Come dicevamo, trascorre lunghi periodi a Parigi e New York. In Francia collabora con Harper’s Bazaar, negli Stati Uniti allestisce diverse mostre, tra le quali “Faces of New York”. Durante la sua carriera Antonio Guccione ha creato le campagne pubblicitarie per Gucci, Prada, Versace, Officine Panerai e per molti altri. Ha curato la regia di Alma by Karl Lagerfeld. Le sue opere sono esposte nei più grandi musei e gallerie d’arte del mondo.

La fotografia

Antonio Guccione, ritratto di Gianni Versace, 1986.

Antonio Guccione, Gianni Versace, 2 dicembre 1946

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