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[MILLA JOVOVICH, LA BELLA VENUTA DAL FREDDO]

Lei è bella. Cammina per le strade di New York quasi distratta, inconsapevole. Saltella sulle strisce pedonali, batte le mani: nei gesti ne esce quasi una forma di pazzia. Forse il luogo non è quello giusto, oppure è appena arrivata. Esce da uno sfocato e guarda lontano, sempre; come in tutta la sequenza. Gli occhi non incrociano mai l’obiettivo, se non in qualche istante; e allora il fotogramma si accende in una consapevolezza latente. La ragazza ce la farà. Lei è bella, lei è Milla Jovovich.

Per conoscerla così, basta guardare il video su Youtube a firma Peter Lindbergh.

Milla Jovovich nasce nella gelida Kiev, in Ucraina, il 17 dicembre 1975. Figlia unica, i suoi genitori scelsero l'esilio in California pur di scappare dall'Unione Sovietica, adattandosi ai lavori più umili. Milla però a dodici anni è già "uno dei volti del mondo", secondo Richard Avedon; che la immortala per la Revlon: una campagna che suscita feroci critiche vista la giovane età della modella.

In pochi anni, Milla Jovovich diventa un'icona che troneggia sui media di tutto il mondo. Lei però vuole di più: il cinema e la musica, a qualsiasi costo; rischiando anche di danneggiare la propria immagine con delle scene di nudo. Ne è un esempio la sequenza di sesso con Denzel Washington in "He Got Game" (Lui ha vinto) di Spike Lee, dove Milla interpreta una prostituta, giocando abilmente la carta della seduzione.

A Luc Besson basterà una fotografia per offrirle la parte nel film “Giovanna d’Arco”. Lui e Milla, durante le riprese, s’innamorarono e convolarono a nozze, per poi separarsi a film ultimato. Del resto le relazioni amorose di Milla sono sempre state burrascose, fallimentari o, se vogliamo, temporanee: dal primo matrimonio (Milla aveva sedici anni) alla relazione con John Frusciante, il chitarrista dei Red Hot Chili Peppers.

Negli anni 2000, il curriculum dell’attrice (e modella, ricordiamolo) diventa più ricco. La troviamo protagonista nel film “The Million Dollar Hotel”, diretto da Wim Wenders e basato su un soggetto di Bono (autore anche della colonna sonora) e Nicholas Klein; che vede come protagonisti Jeremy Davies e Mel Gibson.

Gli anni 2010 vedranno Milla protagonista in altri dodici film, un bel traguardo per quella donna venuta dal freddo: dall’immagine sempre inquieta, anche ingenua a volte; ma che vince con lo strapotere di una sensualità indiscutibile, feroce, spaventosa anche. E’ la forza di chi vuole tutto: alzando anche il prezzo, se necessario. Bene così.

Il fotografo, Richard Avedon

Richard Avedon (1923-2004) è nato e ha vissuto a New York City. Il suo interesse per la fotografia è iniziato in tenera età e si è unito al club fotografico della Young Men's Hebrew Association (YMHA) quando aveva dodici anni. Ha frequentato la DeWitt Clinton High School nel Bronx, dove ha co-curato la rivista letteraria della scuola, The Magpie, con James Baldwin. È stato nominato Poeta Laureato delle scuole superiori di New York nel 1941.

Avedon si è unito alle forze armate nel 1942 durante la seconda guerra mondiale, come fotografo nella marina mercantile degli Stati Uniti. Come ha descritto, “Il mio lavoro era scattare fotografie d’identità”. “Credo di aver fotografato centomila volti prima che mi venisse in mente che stavo diventando un fotografo".

Dopo due anni di servizio, ha lasciato la marina mercantile per lavorare come fotografo professionista, inizialmente creando immagini di moda e studiando con l'art director Alexey Brodovitch presso il Design Laboratory della New School for Social Research. All'età di ventidue anni, Avedon ha iniziato a lavorare come fotografo freelance, principalmente per Harper's Bazaar. Ha fotografato modelli e moda per le strade, nei locali notturni, al circo, sulla spiaggia e in altri luoghi non comuni, impiegando intraprendenza e inventiva che sono diventati i caratteri distintivi della sua arte. Sotto la guida di Brodovitch, è diventato rapidamente il fotografo principale di Harper's Bazaar.

Dall'inizio della sua carriera, Avedon ha realizzato ritratti per la pubblicazione sulle riviste Theatre Arts, Life, Look e Harper's Bazaar. Era affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità ed evocare la vita dei suoi soggetti. Ha catturato pose, atteggiamenti, acconciature, vestiti e accessori come elementi vitali e rivelatori di un'immagine. Aveva piena fiducia nella natura bidimensionale della fotografia, le cui regole si piegavano ai suoi scopi stilistici e narrativi. Come ha detto ironicamente, "Le mie fotografie non vanno sotto la superficie”. “Ho grande fiducia nelle superfici, una buona è piena di indizi”.

Dopo aver curato il numero di aprile 1965 di Harper's Bazaar, Avedon lasciò la rivista ed è entrato a far parte di Vogue, dove ha lavorato per più di vent'anni. Nel 1992, Avedon è diventato il primo fotografo dello staff del The New Yorker, dove i suoi ritratti hanno contribuito a ridefinire l'estetica della rivista. Durante questo periodo, le sue fotografie di moda sono apparse quasi esclusivamente sulla rivista francese Égoïste.

In tutto, Avedon ha gestito uno studio commerciale di successo. E’ stato ampiamente accreditato di aver cancellato il confine tra la fotografia "artistica" e "commerciale". Il suo lavoro di definizione del marchio e le lunghe associazioni con Calvin Klein, Revlon, Versace e dozzine di altre aziende hanno portato ad alcune delle campagne pubblicitarie più famose della storia americana. Queste campagne hanno dato ad Avedon la libertà di perseguire grandi progetti in cui ha esplorato le sue passioni culturali, politiche e personali. È noto per la sua estesa ritrattistica del movimento americano per i diritti civili, la guerra del Vietnam e un celebre ciclo di fotografie di suo padre, Jacob Israel Avedon. Nel 1976, per la rivista Rolling Stone, ha prodotto "The Family", un ritratto collettivo dell'élite di potere americana al momento delle elezioni del bicentenario del paese. Dal 1979 al 1985 ha lavorato a lungo su commissione dell'Amon Carter Museum of American Art, producendo il libro In the American West.

Dopo aver subito un'emorragia cerebrale mentre era in missione per The New Yorker, Richard Avedon è morto a San Antonio, in Texas, il 1° ottobre 2004.

(Fonte Avedon Foundation)

Il fotografo, Peter Lindbergh

Peter Lindbergh viene considerato ancora oggi, dopo la sua dipartita, uno dei migliori fotografi di moda al mondo. È nato a Lissa, in Germania, il 23 novembre 1944. S’innamora dell'arte attraverso Van Gogh ed entra nel mondo della pittura. All'inizio degli anni '60 lavora come vetrinista in un piccolo centro commerciale, mentre inizia gli studi all'Accademia di Belle Arti di Berlino. Per un po’ lascia Berlino e intraprende un viaggio (zaino in spalla e autostop) attraverso la Spagna e il Nord Africa. Di ritorno in Germania, riprende gli studi.

Nel 1971, dopo alcuni successi in ambito pittorico, la sua vita cambia. E’ a Düsseldorf e scopre la fotografia. Lavora per due anni come assistente, poi nel 1973 fonda il proprio studio. Nel 1978, già noto come fotografo di moda, si trasferisce a Parigi per intraprendere una carriera che lo renderà un riferimento mondiale e contemporaneo nel mondo della fotografia. In un'epoca nella quale la bellezza è associata alla giovinezza e alla perfezione, Peter Lindbergh propone esattamente l'opposto, si presenta come un fotografo umanista che cerca la vera bellezza, emotiva, umana, personale; ama la naturalezza e la fotografia in bianco e nero. Ha pubblicato ovunque: dal Calendario Pirelli alle copertine di Vogue, Vanity Fair o Harper's Bazaar, ritraendo Linda Evangelista, Naomi Campbell o Cindy Crawford. Le sue opere sono state esposte nei più importanti musei d'arte moderna del mondo.

Per la biblioteca

[PETER LINDBERGH] [A different vision on Fashion Photography]

Il fotografo tedesco Peter Lindbergh ha decretato la nascita delle Top Model. Siamo nel 1990 e la moda entrava in una nuova era. Iniziava anche una differente lettura della bellezza femminile. Il volume è corposo. Raccoglie oltre 400 fotografie che ripercorrono quattro decenni della carriera di Lindbergh, celebrandone le peculiarità innovative di stile e narrazione. Il suo bianco e nero risulta seduttivo, ma anche crudo, essenziale. Il fotografo ridefinisce il concetto di bellezza, creando immagini senza tempo. Emerge il linguaggio del cinema, assieme a modelli predefiniti e consueti di figure femminili, con le modelle che assumono le pose di ballerine, attrici, eroine o “donne fatali”. Non si tratta di una visione surreale, ma di un suggerimento, di una chiave di lettura, che avvicina allo sguardo una bellezza autentica, umanizzata, non trattata. Non c’è ritocco, nelle immagini di Lindbergh, quindi nessun inganno. Il suo approccio umanista ci guida in un mondo nuovo, oltre l’esteriorità. Siamo nella moda, il merito è grande.

PETER LINDBERGH, A different vision on Fashion Photography. Taschen, 2016

Le fotografie

Milla Jovovich, hat and shirt by Yohji Yamamoto, London, March 26, 1998, Photo Richard Avedon

Milla Jovovich for Vogue Italia October 2005, “Mojave Desert, California, USA, 2005”, Photo Peter Lindberg

Richard Avedon, Peter Lindbergh, Milla Jovovich, 17 dicembre 1975

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