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[LA JESSICA DI 'O FAMO STRANO?]

E’ convincente, Claudia Gerini; qualsiasi parte vada ad affrontare. Nei suoi comportamenti vive e si esprime una genuinità istintiva e riconoscibile. Anche nelle sequenze in cui non parla continua a emanare il senso profondo della sua recitazione. In “Viaggi di nozze”, non occorre aspettare la sua battuta, perché lei già esprime quanto dovrà dire. Il sodalizio con Verdone (suo idolo) le ha portato fortuna per cosa ha ispirato, prima ancora di recitare. Del resto, Claudia è il sogno di molti: non come compagna, per carità; più semplicemente alla stregua di un’amica o di una vicina in treno. Al solo guardarla, si capirà cosa possiamo aspettarci da lei, perché lo sta già manifestando.

Claudia Gerini nasce il 18 dicembre 1971 a Roma, nel quartiere di San Giovanni. Fin da piccola si diverte ad allestire piccoli spettacoli cantando e ballando; Inizia, poi, a studiare danza.

Frequenta il liceo classico, ma nel nel frattempo entra a far parte di un'agenzia pubblicitaria che la ingaggia in svariati spot. Nel 1987 esordisce come attrice al cinema nella commedia "Roba da Ricchi" (di Sergio Corbucci). La trasmissione "Non è la Rai" non la soddisfa, così Claudia continua a studiare recitazione. Si reca anche a Parigi, per imparare la lingua. Carlo Verdone la nota mentre recita al Teatro Colosseo di Roma e la chiama per dirigerla nel film "Viaggi di Nozze": un grande successo, dove Claudia mette in mostra le sue doti comiche. Lei è la neo-sposa coatta di un marito burino, impersonato da Carlo Verdone. “’O famo strano” diventerà un loro marchio di fabbrica.

Nel 1996 interpreta una cameriera sensuale in "Sono pazzo di Iris Blond". Un anno dopo è sullo schermo al fianco di Leonardo Pieraccioni in "Fuochi d'artificio".

Il 2003 vede Claudia Gerini alla conduzione del Festival di Sanremo, al fianco di Pippo Baudo e Serena Autieri. Con "Non ti muovere", di Sergio Castellitto, Claudia affronta le parti drammatiche. La troviamo così come consorte di Ponzio Pilato, Claudia Procles, ne "La passione di Cristo" di Mel Gibson. Sarà poi la volta de "La sconosciuta" di Giuseppe Tornatore e della dark comedy "Nero Bifamiliare", del compagno Federico Zampaglione, regista e leader del gruppo musicale Tiromancino. Nel 2008 veste nuovamente i panni di Jessica, in "Grande, grosso e Verdone". ed è ospite del Bellevue Hotel in "Aspettando il sole".

Claudia è madre di Rosa (nata il 22 maggio 2004), avuta dall'ex marito Alessandro Enginoli. Tra i suoi ultimi lavori cinematografici ricordiamo "Ex" (2009, di Fausto Brizzi, con Alessandro Gassman), e "Diverso da chi?" (2009, di Umberto Carteni, con Luca Argentero e Filippo Nigro).

[Il fotografo, Giovanni Cozzi. L’incontro]

Bisogna conoscerlo, Giovanni Cozzi. E forse addirittura più di altri fotografi. Non è solo una questione d’interpretazione del suo lavoro e nemmeno di lettura delle immagini che crea. Di lui è bello capire l’approccio, il percorso, la sintesi che porta all’approdo: da dove ripartire. E questo varrebbe per tutti quegli autori che hanno vissuto la fotografia come un pertugio stretto, prima che come un’opportunità percorribile; ma la cerchia si restringe, sicuramente, ai pochi che partendo dal linguaggio canonico sono riusciti a costruire uno stile proprio riconoscibile.

Cozzi parte dalla passione, dalla camera oscura del padre, da una decisione giovanile che è di percorso e non di contenuto, almeno non da subito. Sono i primi ambienti a restituirgli la fatica, l’affanno, i momenti di astenia. Con una passione, però, che rimane costante: perché la fotografia è bella in quanto varia. I primi posati gli restituiranno il giusto orientamento, magari assieme agli sguardi mai visti: quelli che aumentavano il battito della complicità.

Di pulsione in pulsione, ci ritroviamo il Cozzi d’oggi, colui che nel tempo ha cercato l’anima entrando dalla porta della bellezza. Il colpo al cuore che lui tende a restituire non è soltanto “animale”, ma parte dal pensiero, dalla consapevolezza di sé. Elementi che messi insieme, e richiamati dal soggetto, parlano di spinta, volo, coraggio; ma non è la temerarietà, a essere invocata, e nemmeno la sfrontatezza. Il contrario della paura non c’entra, perché tra soggetto e autore deve spianarsi la strada verso la complicità possibile, alla bellezza che è di dentro.

Giovani Cozzi è lì che si rivolge, richiamando l’epidermide solo quando serve: magari per avvicinare un dialogo sottile che vive del momento, per pochi fortunati. Lì nulla si prende e nemmeno si da, non si obbedisce e neanche s’impone. Non c’è accondiscendenza o falsa disponibilità: solo la volontà pura di un’intesa possibile. Coraggiosa, appunto.

[Giovanni Cozzi, note biografiche]

Romano classe 1959. Si appassiona alla fotografia già a sei anni, osservando il padre fotoamatore. Adolescente nei turbolenti anni ‘70, inizia a viaggiare. S’iscrive alla Facoltà di Architettura di Roma, dove frequenta i corsi di Storia dell’Arte Moderna e contemporanea tenuti da Achille Bonito Oliva.

A vent’anni decide di fare della fotografia la sua professione, seguendo il jet set internazionale e in particolare carolina di Monaco, Lady Diana e Carlo d’Inghilterra. Sarà persino accreditato dalla casa reale inglese a documentare il lungo viaggio di nozze dei reali in Italia. In seguito a una profonda crisi personale, abbandona l’attualità e inizia a dedicarsi alla fotografia di scena e al ritratto femminile, con una predilezione per il glamour di stile anglosassone. Nel 2002, pur continuando la collaborazione con alcune realtà foto-professionali, si ritira in una località isolata per dedicarsi alla ricerca artistica, alla regia e al mondo della musica.

Giovanni Cozzi ci ha lasciato nel maggio 2014. Una grande perdita.

[La fotografa, Fulvia Farassino]

Conosciamo personalmente Fulvia Farassino e farle visita è sempre un piacere. Dal primo incontro, ci ha colpito la sua disponibilità, sommata a una gentilezza antica, vicina a quella delicatezza che lei usa in ogni scatto. Fulvia si distingue nel ritratto, particolarmente (crediamo) per la relazione che stabilisce con i soggetti. Fermarsi qui, però, sarebbe poca cosa: non è solo nell’interazione che lei riesce a emergere; di base mette in mostra un inventiva tutta sua, forse femminile, a volte materna. Di fatto, “sbuccia” chi ha di fronte, liberando l’interlocutore dagli orpelli del mestiere. Ne escono personaggi nuovi, riconoscibili e rivisitati nel medesimo tempo, icone di un momento che si prolungherà nel tempo, per quando si vorrà comprendere nuovamente.

Un’ultima cosa: Fulvia gioca spesso con lo strumento, lo usa per sé, quando le fa comodo. Ne escono autentiche poesie già scritte nel suo pensiero fotografico, per via di un’ideazione sempre fervida e accesa.

Fulvia Farassino Pedroni, cremonese di nascita, ha intrapreso la sua carriera professionale nel mondo dei cineclub a Milano e dalla fine degli anni settanta si è dedicata a tempo pieno alla fotografia.

Specializzatasi in fotoreportage d'ambiente cinematografico, ha seguito festival e riprese di film dedicandosi soprattutto a ritratti d'attori e registi; successivamente ha fotografato anche scrittori, artisti, pubblicitari e imprenditori nonché artigiani di manufatti ormai rari, preferibilmente nel loro ambiente di lavoro.

Dal suo studio collabora con regolarità come free-lance agli inserti del Corriere della Sera: Magazine e Vivi Milano. Ha pubblicato su Max, Ciak, L'Espresso, Epoca, L'Europeo, Vanity Fair, La Repubblica, Il Corriere della sera, La Gazzetta dello sport, Insieme, Capital, e altre riviste italiane e straniere. Tra i suoi fotoreportage, inoltre: l'Iraq dopo la prima guerra del Golfo, la Legione straniera, le comunità d'immigrati in Italia.

[Le fotografie]

Giovanni Cozzi. Claudia Gerini, 2001.

Fulvia Farassino. Claudia Gerini, Festival di Venezia, 2003.

Giovanni Cozzi, Fulvia Farassino, Claudia Gerini, 18 dicembre 1971

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